Prosegue la finestra favorevole alle emissioni obbligazionarie che si è aperta già alla fine dello scorso anno. Se nei primi giorni del 2021 è stato soprattutto il comparto industriale ad affacciarsi sul mercato per emettere nuova carta o per riacquistare bond lanciati negli anni precedenti a condizioni più penalizzanti rispetto al costo dell’indebitamento che è possibile spuntare ora, negli ultimi giorni è sceso in campo anche il ceto bancario. Ieri è stato il turno di Mediobanca con un covered bond decennale da 750 milioni di euro che ha registrato sul mercato ordini per circa 1,5 miliardi di euro. Richieste che hanno consentito di coprire integralmente il book quasi due volte e che hanno permesso a piazzetta Cuccia di spuntare condizioni migliorative con il passare delle ore. Nel dettaglio, il covered bond è stato prezzato a -0,077%, con un rendimento che corrisponde a 13 punti base sul Midswap rispetto ai 17 punti indicati all’apertura dei libri in mattinata.
Questa operazione ha peraltro rappresentato il ritorno delle banche italiane sul comparto dei covered bond, fronte su cui l’ultima emissione risale addirittura al gennaio dello scorso anno quando era stata Credit Agricole Italia a proporre una dual tranche garantita da 1,25 miliardi di euro. A testimonianza di come il quadro attuale si stia rivelando particolarmente propizio per operazioni di questo genere, con la nuova carta Mediobanca è diventata ufficialmente la prima banca italiana a emettere a tassi negativi, con lo spread più basso mai ottenuto da un istituto nazionale su un covered bond di analoga durata. Non a caso, in una nota che l’istituto ha emesso al termine del collocamento, l’ad Alberto Nagel si è detto «molto soddisfatto» per l’esito dell’emissione. «Essere la prima banca italiana a raccogliere a tassi negativi rappresenta un’ulteriore conferma dell’apprezzamento degli investitori per la solidità patrimoniale e le prospettive di crescita in attuazione del nostro piano al 2023», ha dichiarato il banchiere.
Piazzetta Cuccia ha fatto anche sapere che all’operazione hanno preso parte «tutti i principali investitori istituzionali del panorama europeo, che rappresentano oltre la metà del totale collocato, a ulteriore testimonianza del ruolo consolidato di Mediobanca di emittente a livello continentale».
In questo primo scorcio d’anno pertanto la merchant bank di via Filodrammatici non è stata il primo istituto di credito in Italia a guardare al mercato del reddito fisso. Martedì scorso è stato il turno di Unicredit, che ha fatto provvista per 2 miliardi di euro emettendo un bond senior preferred ripartito in due tranche a 5 e 10 anni, ciascuna da un miliardo. A fronte di una domanda che ha segnato un controvalore complessivo di richieste per oltre 3 miliardi, la banca di piazza Gae Aulenti è riuscita a comprimere il differenziale di rendimento da circa 95 a 77 punti base sul Midswap per il titolo più breve e dall’area attorno a 125 punti base fino a 105 base per il decennale. Nelle stesse ore anche Banco Bpm aveva colto l’attimo per rafforzare ulteriormente la struttura del proprio capitale lanciando un bond subordinato perpetuo At1 da 400 milioni di euro. Emessa alla pari, l’obbligazione di piazza Meda -che ha registrato richieste per oltre 560 milioni- riconoscerà ai sottoscrittori istituzionali una cedola fissa semestrale e non cumulativa del 6,5%. Da inizio 2026 il bond potrà essere richiamato con cadenza semestrale. In caso contrario, l’emittente pagherà una cedola semestrale a condizioni che verranno aggiornate e rideterminate in base al futuro valore del Midswap a cinque anni. (riproduzione riservata)