Oro in portafoglio? Pro e contro delle azioni aurifere
Oro in portafoglio? Pro e contro delle azioni aurifere
Un modo alternativo per esporre l'asset allocation all'andamento del metallo giallo è puntare sui titoli delle aziende che lo estraggono invece di investire direttamente. Mirabud analizza vantaggi e svantaggi di questa scelta

di Paola Valentini 25/05/2020 10:02

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Un metodo alternativo per esporre i portafogli all'oro è puntare sulle azioni delle società che lo estraggono. Titoli che di solito sono posti in secondo piano rispetto all'investimento diretto nel metallo giallo, per questo vale la pena indagare le potenzialità di tale asset class in una fase come l'attuale in cui l'oro è tornato sopra quota 1.700 dollari, ai massimi da sette anni (al momento tratta a 1.728 dollari l'oncia).

"L'oro ha raggiunto un nuovo status: piace ai governi, c'è un rinnovato interesse per gli Etf sull'oro. In breve è diventato un asset classico, non solo un rifugio. Serve come protezione contro il coronavirus e come un veicolo preferibile ai Treasury Usa, che viene potenziato da successivi episodi di quantitative easing", afferma John Plassard, investment specialist del gruppo Mirabaud, secondo cui il prezzo dell'oro dovrebbe aumentare abbastanza rapidamente a circa 2 mila dollari l'oncia.

"Tuttavia, c'è un'area che sembra essere chiaramente in ritardo, ma che potrebbe colmare il divario nelle settimane o nei mesi a venire, ovvero le miniere che sembrano essere rimaste indietro rispetto all'oro fisico, mentre storicamente c'è stata una stretta correlazione tra i due beni", aggiunge Plassard. Come si spiega una tale sottoperformance? La differenza può essere compensata?

Oggi ci sono diversi motivi per acquistare titoli di società minerarie tra cui il fatto, banale, che, l'oro viene dalle miniere, anche se alcuni investitori tendono a dimenticarlo. "Infatti, il rinnovato interesse per l'oro fisico stimolerà in modo naturale l'attività di estrazione", osserva il gestore di Mirabaud.

Inoltre, le miniere d'oro hanno un potenziale di crescita teorica superiore a quello del metallo stesso. Infatti, i loro rialzi o i loro cali dipendono dalla domanda del loro prodotto finale, ma anche dalla gestione e quindi dai risultati della società che gestisce la miniera.

"Allo stesso modo, possiamo aggiungere che, con i titoli minerari, l'investitore ha accesso immediato ai bilanci trimestrali, agli aggiornamenti periodici delle presentazioni del management e a una miriade di altri dati, non solo a informazioni sulla crescita macroeconomica e sui fattori tecnici che influenzano l'oro fisico. Avere più dati fondamentali può aiutare gli investitori a prendere una decisione più informata", osserva l'esperto.

Di conseguenza la flessibilità della gestione della società mineraria è un asset significativo. "Infatti, in un ambiente in cui i prezzi del metallo o la domanda sono in calo, il management di una società potrebbe contenere la spesa o ristrutturare il business per ridurre i costi e sostenere i margini. In un contesto di prezzi in aumento, come quello attuale, lo stesso team di gestione potrebbe esplorare la possibilità di espansione in miniere ad alto contenuto di minerale per aumentare la produzione e la redditività. Un altro modo in cui il management può influenzare la redditività è attraverso operazioni di m&a. La possibilità di stipulare accordi o di vendere asset non strategici può far risparmiare denaro e migliorare la crescita e i profitti", spiega Plassard.

Infine, la possibilità di ricevere un dividendo è un richiamo importante per gli investitori. "L'oro fisico non paga dividendi e a differenza di quest’ultimo, i titolo di società legate alle miniere d'oro, e in particolare gli Etf di questo comparto sono liquidi, il che significa che, a differenza dell'oro fisico, comprarli o venderli è semplice", dice il money manager.

Al di là degli aspetti fondamentali, cè un fattore tecnico che è di supporto a un recupero delle azioni aurifere, ovvero la sottoperformance rispetto all'oro fisico e all'S&P 500 che è ai minimi da 25 anni fa, rileva Plassard: "Questo perché, tra l’altro, gli investitori hanno preferito i titoli growth, che sono responsabili di gran parte della performance dell'indice Usa".

Tuttavia, sebbene i titoli delle società minerarie abbiano attualmente un potenziale significativo, esistono ovviamente anche dei rischi. A partire dal fallimento dell'esplorazione: le aziende del settore spesso spendono milioni di dollari per finanziare nuove miniere, solo per poi trovare una quantità di metallo non redditizia.

Inoltre "in alcuni Paesi il rischio geopolitico può essere significativo e spingere alcune miniere a fermare la produzione in risposta a varie rivendicazioni. In terzo luogo le banche sono spesso riluttanti a finanziare operazioni ad alto rischio. Quando le società minerarie non sono in grado di ricevere prestiti, possono essere costrette a emettere azioni e a diluire l'azionariato esistente", osserva il gestore. 

Investire nelle miniere d'oro può quindi, per Mirabaud, ripagare dal punto di vista dei fondamentali per via del maggiore potenziale di rialzo rispetto all'oro, della flessibilità del management, dei dividendi che alcune società pagano e di una maggiore liquidità, ma anche per motivi tecnici grazie a una valutazione interessante e alla sottoperformance rispetto all'oro e all'S&P 500. "Non bisogna però dimenticare che ci sono dei rischi associati a tali investimenti dati dal fallimento operativo, dai rischi geopolitici e dalla mancanza di finanziamenti per i progetti", conclude Plassard. (riproduzione riservata)