Dopo aver concluso il roadshow in Germania post trimestrale, l'amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier, ha parlato di fusioni e acquisizioni in Europa. Il tema è sempre più di attualità in seguito all'ulteriore taglio dei tassi, già negativi, da parte della Bce a settembre (ora al -0,5%) e dell'apertura fatta dalla Germania sul completamento del progetto di unione bancaria. La settimana scorsa è intervenuto con un suo documento il ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz, l'altro ieri è stato seguito dalle parole di appoggio del Cancelliere Angela Merkel, interpellata sul tema mentre era a Roma.
A seguire, ieri sera, il Primo ministro francese Édouard Philippe, che, nel corso di un'intervista con Bloomberg a Parigi, ha benedetto i merger bancari in Ue per creare "attori globali con massa critica". E questo in finanza sarebbe "una buona cosa". Philippe ha aggiunto che il completamento del progetto dell'unione bancaria renderebbe queste operazioni più facili. Del resto, ha ricorda il ministro, "l'Ue è un eccezionale mercato da 500 milioni di consumatori e tutto ciò che dà senso e forza a questo mercato quanto a commercio, norme e finanza è il benvenuto".
Il ministro ha poi aggiunto che le banche francesi si troverebbero a quel punto nella posizione di rilevare le rivali una volta determinato il quadro normativo generale per tutti i Paesi. E di questo si parlerà a dicembre al meeting dei ministri finanziari dell'Eurozona, che saranno chiamati a redigere una roadmap in modo in modo che i gruppi bancari avvino trattative concrete per i merger.
E su questo tema è stato interpellato anche l'amministratore delegato di Unicredit, Jean Pierre Mustier. A Bloomberg Television il manager francese ha spiegato che il suo gruppo guarderà all'M&A quando le valutazioni delle banche in Europa inizieranno a salire, perché più è alto il valore del titolo, meno necessità c'è di fare aumenti di capitale nelle fusioni. E quindi il processo risulta meno complesso. L'indice European STOXX 600 Banks è in ribasso del 40% negli ultimi dieci anni, c'è ancora strada da fare. Intanto Unicredit si concentra sul buyback, che non vede da dieci anni e che farà bene all'andamento del titolo, soprattutto se combinato alla cedola.
Quanto ai tassi negativi, sui quali molti istituti si sono lamentati, Mustier ha detto che di fatto hanno prodotto un beneficio sia per i prestatori che per l'economia, ma ora "che i tassi saranno ancora negativi per un lungo periodo, si registrerà un lieve impatto sui conti delle banche". E di conseguenza il tiering avviato dalla Bce nel meeting di settembre è positivo, ma ci vorrebbe "più tiering ora". Si tratta di un ombrello a protezione del settore finanziario che vede la liquidità in eccesso depositata overnight alla Bce tassata al -0,6%. Ma grazie al tiering, questo avviene a scaglioni progressivi e l'impatto è mitigato.
Su Unicredit sono emerse a più riprese indiscrezioni su partner da M&A. In Germania, per esempio, Commerzbank è in attesa di avviare un matrimonio, alle prese fra una ristrutturazione finita e un'altra appena avviata. Il titolo perde oggi il 4,69% al Dax, con tutti i listini in rosso e scambia a 5,4 euro per 6,75 miliardi di capitalizzazione e un rapporto Prezzo/Utili di 6,75 miliardi. In questo caso sarebbe una preda per Unicredit, che oggi cede l'1,71% a 12,54 euro per una market cap di 28 miliardi e un rapporto P/E di 7,38 volte. Secondo gli analisti di Deutsche Bank, le due banche non vanno a sovrapporre le attività in Germania, con Commerz specializzata in crediti alle pmi e Unicredit (già presente sul mercato tramite Hypovereinsbank) nel Corporate & Investment Banking.
Diverso il discorso con l'altro partner chiacchierato, Societe Generale, più un merger fra pari, visto che il gruppo francese capitalizza 24 miliardi ed è ben prezzato 9,04 volte il P/E. Oggi il titolo cede il 2,17% a 28,11 euro all'Euronext. Il 3 dicembre Unicredit presenterà il nuovo piano industriale che, come ha anticipato il ceo Mustier durante il roadshow di venerdì in Germania, sarà incentrato su una maggiore disciplina degli investimenti e dei rischi collegati, su minori titoli di Stato in portafoglio e un tasso di crediti deteriorati in progressivo calo. Proprio come chiedono Scholz e Merkel per completare l'unione bancaria. (riproduzione riservata)