Sulle spalle dei giganti con l'app economy
Sulle spalle dei giganti con l'app economy
L’app economy dell’ecosistema Apple ha creato 23 mila posti di lavoro nella sola Milano e consente a una pmi di competere sullo scenario globale grazie alle piattaforme e sviluppo offerti

di Davide Fumagalli 07/09/2019 02:00

Ftse Mib
33.940,54 23.50.58

-0,96%

Dax 30
17.917,28 23.50.58

-0,95%

Dow Jones
38.085,80 2.21.10

-0,98%

Nasdaq
15.611,76 23.50.58

-0,64%

Euro/Dollaro
1,0724 2.07.43

+0,03%

Spread
139,26 17.29.51

-1,42

Con 30 mila posti di lavoro nella sola area di Milano, e 70 mila stimati in Italia, l’app economy conferma anche da un punto di vista socio-economico la centralità dell’ecosistema che ruota intorno allo smartphone. Una dinamicità che vede saldamente Apple al centro di questo fenomeno, dal momento che ben 23 mila posti di lavoro dei 30 mila complessivi stimati per l’app economy, sono relativi all’ecosistema che vede al centro iOS, la piattaforma cuore di iPhone, iPad e, sempre più, anche Watch. Un risultato che ribalta completamente le quote di mercato detenute nel mercato degli smartphone, che vedono il sistema operativo Android di Apple detenere il 90% delle quote, grazie alle peculiarità dell’ecosistema di Cupertino, che permette a una Pmi o un singolo sviluppatore di competere sul mercato globale abbattendo una serie di costi che costituiscono normalmente una barriera all’ingresso non certo banale.

Il biglietto di ingresso per entrare a far parte a pieno titolo della comunità di sviluppo su piattaforma Apple costa 99 dollari all’anno, e consente di avere non solo tutti gli strumenti e la documentazione per sviluppare app, dalla più semplice a sistemi complessi, ma anche di poter contare sull’unicità dell’ecosistema di Apple, che consente a uno sviluppatore di scrivere il codice dell’app una sola volta con la garanzia che funzionerà sull’intera famiglia di dispositivi con il marchio della Mela. Un vantaggio enorme rispetto al mondo Android, frammentato in una moltitudine di dispositivi con caratteristiche differenti e versioni del sistema operativo che rendono molto più difficile l’adozione di soluzioni software in ambito business. L’app economy è infatti ben più ampia del pur miliardario mercato dei videogame, e spesso l’idea e la capacità di superare gli ostacoli consentono a piccole realtò di anticipare i colossi tecnologici.

iPratico, società nata nel 2009 e con sede in provincia di Lecco con 31 dipendenti e un fatturato di 3,7 milioni nel 2018 che stima di portare a 5 milioni alla fine dell’anno, ha sfruttato le potenzialità dell’app economy made in Cupertino per diventare un punto di riferimento nel mercato dei registratori di cassa.

«La normativa sull’obbligo di adozione dei registratori telematici, entrata in vigore a luglio per gli esercizi con giro d’affari superiori a 400 mila euro e sarà obbligatoria per tutti da gennaio del prossimo anno, ha dato ulteriore slancio a un trend di crescita che ha visto iPratico raddoppiare il fatturato negli ultimi 4 anni grazie alle caratteristiche uniche della nostra soluzione per la gestione della ristorazione», ha affermato Domenico Palmisani, fondatore e ceo di iPratico. iPratico è infatti una suite di moduli installabili su iPad direttamente da AppStore, senza alcun bisogno di assistenza specialistica, capace non solo di collegarsi a ogni registratore telematico per la stampa degli scontrini fiscali con contestuale trasmissione all’agenzia delle entrate, ma anche di gestire l’intera gestione di un esercizio di ristorazione, dalla creazione del menu multilingua all’inserimento delle comande e loro trasmissione alla cucina sino alla creazione del conto tenendo conto delle diverse aliquote fiscali e persino della necessità a volte di gestire il conto alla romana o alla milanese, ovvero la divisione in base ai singoli piatti tra i commensali. Una piattaforma divenuta un punto di riferimento per realtà che spaziano dalla singola piadineria alla catena di bar sino a ristoranti stellati e di prestigio come il Savini di Milano.

«L’interfaccia intuitiva di iPratico risponde a molte esigenze tipiche della ristorazione, compresa la sua facilità di adozione da parte di personale con diversi profili anagrafici e che parla sempre più spesso lingue differenti. Evitare malintesi semplifica molto il lavoro, tanto in cucina che in cassa», ha spiegato Sebastian Gatto, amministratore delegato e proprietario del Savini, «mentre le potenzialità di iPratico in campo marketing e nella gestione dei dati che guidano l’imprenditore si unisce alla semplicità e allo stile di Apple». Grazie a queste caratteristiche iPratico ha iniziato un percorso di internazionalizzazione che l’ha portata a vendere la propria soluzione in Svizzera, Spagna, nelle Isole Baleari, Canarie, Africa e Australia, oltre a preparare una nuova release che introduce il controllo vocale e lanciarsi anche in soluzioni per il settore retail. Gli sviluppatori con sede in Europa hanno del resto guadagnato oltre 25 miliardi di euro dalle vendite sull’App Store in tutto il mondo, raggiungendo clienti in 155 paesi, con il 90% del fatturato legato alle vendite all’estero. (riproduzione riservata)