Wall Street in crisi? Ecco cosa succede alle borse Usa tra dazi e aspettative eccessive (e perché hanno ancora potenziale)
Wall Street in crisi? Ecco cosa succede alle borse Usa tra dazi e aspettative eccessive (e perché hanno ancora potenziale)
Secondo Sebastian Vismara, global macro economist and strategist di Bny Investments, i mercati americani mantengono le loro potenzialità di crescita. Ma nel breve periodo regnerà la volatilità. Incertezza anche sull'inflazione che potrebbe risentire dei dazi e della spesa crescente per la difesa

di di Sara Bichicchi 12/03/2025 19:01

Ftse Mib
39.712,66 23.50.06

+0,45%

Dax 30
23.288,06 23.50.06

-0,40%

Dow Jones
41.964,63 5.27.58

+0,92%

Nasdaq
17.750,79 23.50.06

+1,41%

Euro/Dollaro
1,0897 6.06.59

+0,17%

Spread
110,73 17.29.44

-0,64

Possono essere i 1.000 miliardi di capitalizzazione bruciati da Tesla lunedì il simbolo della fuga dalla borsa di New York. Oppure il -10% del Nasdaq rispetto al massimo storico di dicembre 2024. Ed è lecito chiedersi se la corsa dei mercati americani sia giunta al capolinea. Secondo Sebastian Vismara, global macro economist and strategist di Bny Investments, è presto per dirlo. «Le potenzialità di crescita del mercato americano nel lungo periodo rimangono intatte», ha spiegato Vismara a MF-Milano Finanza in occasione della conferenza europea sugli investimenti di Bny Investments a Lisbona. Tuttavia nel breve periodo bisogna prepararsi a una fase di forte volatilità.

Domanda. Cosa sta succedendo a Wall Street? Le performance negative delle ultime settimane sono l’effetto dei dazi di Donald Trump?

Risposta. Fino a poco tempo fa c’era un consenso esteso sugli Usa. Quando è così, bastano piccole novità negative per scatenare un sell-off. In parte è fisiologico, in parte è frutto di aspettative eccessive sulla crescita del pil americano. Era stimata oltre il 2% nel 2025, invece probabilmente si fermerà intorno all’1,5%. Ma l’incremento potrebbe essere persino minore, in base all’effetto - ancora in gran parte da valutare - dei dazi.

D. Trump ha imposto o promesso dazi a molti Paesi. Non c’è spazio per trattare?

R. I dazi ci saranno e bisogna tenerne conto. Con il 20% imposto alla Cina siamo già oltre il livello del 2018, quando Trump, al primo mandato, introdusse tariffe che ebbero ampi effetti indiretti, ad esempio sulla spesa dei consumatori. Quello che l’Europa può fare è dimostrare buona volontà a partire da due punti cari a Trump: la spesa per la difesa e l’acquisto di gnl dagli Stati Uniti.

D. I dazi possono alimentare l’inflazione e influire sulla riduzione dei tassi?

R. Le banche centrali si sono trovate di fronte a molti shock in poche settimane. Dalla guerra commerciale al maxi fondo per difesa e infrastrutture della Germania. Sono fattori destabilizzanti che vanno in direzioni diverse. I dazi potrebbero compromettere la domanda, spingendo al ribasso i prezzi, mentre un aumento della spesa per la difesa avrebbe l’effetto opposto. In ogni caso, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha fatto capire di voler portare i tassi a un livello neutrale e uno studio della banca centrale individua una forchetta tra l’1,75% e il 2,25%.

D. Il piano tedesco ha una potenza di fuoco di 500 miliardi. Basterà a far ripartire la Germania?

R. Si tratta di un programma davvero vasto, anche se in questi casi c’è sempre incertezza sui moltiplicatori. Per la componente di difesa, ad esempio, nel primo anno per ogni euro speso si potrebbero generare solo 25 centesimi di pil. Per diversi motivi, tra cui il fatto che la spesa sarebbe in parte dirottata su prodotti americani. In ogni caso, ripeto, parliamo di un piano enorme che può fare da boost e mostrare la strada ad altri Paesi.

D. Nonostante i dazi, la Cina ha un obiettivo di crescita del 5% per il 2025. È raggiungibile?

R. Il 5% è un target sorprendente, non penso che la Cina ci arriverà. Probabilmente la crescita sarà più vicina al 4%. Oltre ai dazi, c’è la crisi del settore immobiliare, in cui restano delle criticità. In più, alcune politiche del governo non stanno ancora producendo reflation (reflazione), che è quello che servirebbe alla Cina.

D. Infine, come si posizione l’Italia?

R. Come tutti i Paesi con uno spazio fiscale ridotto, dovrebbe concentrarsi sugli sforzi comunitari e spingere per un debito europeo. (riproduzione riservata)