Guerre, dazi, segnali di rallentamento e come se non bastasse vecchie correlazioni delle asset class che ormai sono un lontano ricordo. A partire dai record degli indici Usa in presenza di un dollaro che continua a svalutarsi. Per dirla in modo più semplice la difficoltà a tradurre in scelte razionali l’irrazionalità dei mercati. Eppure, dietro l’apparente solidità dell’azionario americano iniziano a emergere alcuni possibili segnali di fragilità. È il momento di ridurre il rischio? O piuttosto di cogliere qualche opportunità? Ai microfoni di ClassCnbc le scelte di investimento di Enzo Corsello - head of AllianzGi Italia, di Giordano Lombardo, ceo e co-cio di Plenisfer Investments e di Maria Paola Toschi, global market strategist di Jp Morgan Asset Management.
Domanda. Wall Street sui massimi, la volatilità ai minimi. E se fosse in arrivo un temporale?
Enzo Corsello. Negli ultimi mesi il mercato si è mosso in modo controintuitivo, infatti, dopo la flessione di circa il 20% innescata dal Liberation Day, pur in presenza di notizie ancora poco favorevoli dalla geopolitica ai dazi, è partito un movimento di ripresa delle quotazioni trainato da acquisti degli investitori retail. Gli investitori istituzionali sono, in prima battuta, rimasti alla finestra e stanno completando in affanno un processo di ricoperture che sta accompagnando il mercato verso nuovi massimi. Quando tale percorso, nel giro di qualche settimana, sarà ultimato avremo un mercato con posizionamento spinto e valutazioni elevate, vulnerabile a possibili correzioni nel periodo estivo.
Maria Paola Toschi. Non parlerei di temporale estivo, ma di una seconda parte dell’anno volatile condizionata dall’alternanza di notizie che continuano a cambiare in modo veloce. Dal Liberation Day, il giorno dell’annuncio dei dazi da parte di Trump, i mercati hanno trovato la forza di reagire. I dati economici, anche quelli americani restano resilienti. Questo perché c’è un rallentamento negli Usa ma non una recessione: lavoro e consumi restano solidi. In Europa le autorità hanno risposto in fretta alle nuove sfide e l’attivismo fiscale sostiene le aspettative di crescita. Le stime sugli utili - che a inizio anno erano molto incoraggianti - sono state tuttavia riviste al ribasso. Questo rende i mercati un po’ più fragili e vulnerabili.
Giordano Lombardo. Il dato più significativo è rappresentato dalla borsa americana che resta sui massimi, nonostante un dollaro che si indebolisce. Negli ultimi due decenni il dollaro forte era sinonimo di investimenti esteri negli Usa. Non questa volta. Questo è già un primo campanello d’allarme. La borsa americana parte da valutazioni pari a 22-23 volte gli utili. Non sono massimi storici, ma sono comunque valutazioni abbastanza ricche, che ignorano una serie di rischi geopolitici: Medio Oriente, Europa dell’Est, Taiwan. Dal punto di vista economico, la borsa ignora poi l’effetto di lungo periodo dei dazi, che agiscono come una stretta fiscale. Siamo un po’ più attenti, più prudenti.
D. La possibilità di una o più correzioni appare sempre più realistica. Proteggersi o approfittarne?
Toschi. L’incertezza arriva dal Paese che tradizionalmente ha dato più sicurezza. Diventa necessario, dunque, proteggersi con la diversificazione. Non è scontato. Vuol dire trovare alternative. Non perché non crediamo più negli Usa, che restano centrali, ma per ampliare il raggio d’azione in altri mercati e settori.
Lombardo. Ci aspettiamo qualche correzione. Ma le vendite non devono essere il momento per uscire ma per riposizionarsi. Noi abbiamo impostato i portafogli per una rotazione: abbiamo cercato opportunità altrove. Negli Stati Uniti, siamo forse di fronte a una plausibile stretta fiscale. In Europa e Cina, invece, siamo all’inizio di un’espansione fiscale.
Corsello.
I livelli correnti di valutazione del mercato azionario, 22 volte gli utili, con rendimenti obbligazionari decennali al 4,4% in Usa consigliano prudenza. Suggerirei di approfittare di eventuali debolezze per investire su finanziari, difesa e infrastrutture e selettivamente tech, non solo negli Usa, ma anche in Ue e Sudest asiatico. Data la volatilità macro e il livello di tensioni geopolitiche, raccomandiamo di costruire portafogli con esposizione obbligazionaria euro con scadenze entro 5 anni. Sovrappeso di Europa e Sudest asiatico con riguardo alle azioni e con una porzione di asset investita in oro.
D. Le opportunità in portafoglio sono fuori dall’azionario americano?
Lombardo. Ci sono ancora opportunità negli Stati Uniti, ma la diversificazione ci porta fuori. Ci sono settori ed aree value, soprattutto in Europa e Asia, società che crescono bene, con valutazioni interessanti e che oggi sono un po’ trascurate dal mercato. Bisogna avere in portafoglio una protezione contro l’inflazione. I metalli preziosi possono esserlo: ogni correzione dell’oro è un’opportunità per aumentare la posizione. Questo vale anche per altre materie prime.
Corsello. Gli Usa restano motore fondamentale di crescita macro e di generazione di utili dal quale non si può prescindere. I livelli di valutazione e concentrazione dell’equity Usa negli indici azionari mondiali suggeriscono un sovrappeso su Ue e Sudest asiatico. Alcuni titoli della tecnologia cinese e indiana, così come i settori finanziario, utility, infrastrutture, difesa in Ue rappresentano opzioni d’investimento attraenti. Attenzione alle dinamiche valutarie: un dollaro in fase di deprezzamento può continuare a erodere, per gli investitori in euro, parte dei ritorni positivi espressi dal mercato azionario Usa. Da inizio 2025 raccomandiamo la copertura del rischio di cambio. Un dollaro debole però rappresenta uno scenario interessante per l’investimento nei paesi emergenti
Toschi. il mercato americano resterà centrale. Ma da inizio anno abbiamo visto deflussi eccezionali dagli Usa. Questo è il risultato del ridimensionamento della concentrazione che si era creata nel 2024 attorno al solo tema tech americano. Anche verso l’Europa c’è stato un ritorno di attenzione. Pensiamo che ci siano le condizioni perché l’Europa possa cambiare passo. Abbiamo visto cambiamenti negli investimenti tedeschi, ma anche europei. Questo potrebbe essere un catalizzatore per un cambiamento.
D. Qual è il fattore da non trascurare nei prossimi mesi?
Toschi. il rischio principale resta l’inflazione. È molto importante proteggere i portafogli da uno shock inflattivo. Se dovesse esserci un ciclo economico più debole, le obbligazioni possono aiutare. Con un aumento dell’inflazione, invece, le obbligazioni diventano meno efficaci. In questo caso, servono altre classi di attivi.
Corsello. Il ciclo economico post pandemico è caratterizzato da una espansione income driven, ossia legata alla crescita del reddito disponibile. A differenza del ciclo precedente, credit driven, dove la crescita era legata all’allentamento delle condizioni creditizie attraverso la riduzione dei tassi d’interesse. La situazione sancisce il passaggio di testimone dalla politica monetaria a quella fiscale come driver principale delle dinamiche macro. Da un lato rende più solido il sentiero di crescita economica, quindi meno probabile una recessione; dall’altro sottende un rischio più elevato di ritorno dell’inflazione.
Lombardo. il rischio più grande? Un rialzo dell’inflazione che i mercati non stanno scontando. Potrebbe prendere in contropiede anche una Fed prudente, costringendo a un rialzo dei tassi non previsto dai mercati. (riproduzione riservata)