È stata venduta per 50 milioni di euro una delle residenze più iconiche e nascoste di Milano: Villa Ci, progettata negli anni ’30 da Giò Ponti e Pier Giulio Magistretti.
La maxi-operazione immobiliare, conclusa ad aprile, ha riguardato un intero palazzo in via Marco de Marchi, a due passi dalla questura, nel cuore della città, rimasto per anni fuori dal mercato e ora acquistato dalla famiglia Nassimiha, attiva nel commercio di diamanti e parte della comunità ebraica persiana milanese. L’obiettivo della nuova proprietà è restaurarlo «mantenendo l’integrità formale» dell’edificio.
A raccontare la storia dell’edificio è il Corriere della Sera, che ricostruisce anche la figura del precedente proprietario, Corrado Minucci, ingegnere e giornalista.
Fino alla morte di Minucci nel 2023, Villa Ci era rimasta praticamente disabitata, con solo lo studio al pianoterra, l’appartamento di Minucci e quello della governante. Alla sua scomparsa, si è aperta una complessa trattativa per un palazzo unico, senza vincoli della Soprintendenza ma con un grande valore storico e architettonico. «Un gioiello nascosto e inespresso», lo ha definito l’avvocata Barbara de Muro, dello studio Lca, che ha seguito l’operazione tra trattative ereditarie e questioni legate alla memoria del luogo.
Villa Ci era stata costruita nel 1939 su un terreno che all’epoca ospitava i giardini delle sorelle Bocchi. L’imprenditore lombardo Francesco Plodari acquistò i diritti di costruzione e chiamò gli amici architetti Gio Ponti e Pier Giulio Magistretti per firmare ogni dettaglio, dalle scale alle maniglie.
Negli anni, Villa Ci era diventata famosa anche per il suo giardino interno, curato personalmente da
Minuc ci come un’oasi di biodiversità. Tra magnolie e agrumi, cedri, limoni, arance amare, vivevano specie rare di anatre, come le «corritrici indiane» e le «caroline». Ora tocca ai nuovi proprietari. Dopo anni di riservatezza, Villa Ci si prepara a un nuovo capitolo, tra memoria, architettura e restauro. (riproduzione riservata)