Dopo lo stallo governativo più lungo della storia degli Stati Uniti (41 giorni), i parlamentari sono arrivati a un accordo che potrebbe portare alla risoluzione della paralisi del governo grazie a un voto procedurale di 60 a 40 e l'appoggio di 8 senatori democratici.
L’impasse era iniziato il primo ottobre, quando i legislatori non avevano trovato una quadra sulla Legge di Bilancio. Ora, dopo che il Senato avrà approvato l’intesa, questa dovrà ricevere l’ok dalla Camera dei Rappresentanti, prima di essere sottoposta al presidente Donald Trump per la firma. Se l'accordo passerà, riaprirà il governo federale e lo manterrà finanziato fino alla fine di gennaio 2026.
L’impatto finanziario dello shutdown è ancora da quantificare, così come lo è lo stato attuale dell’economia statunitense, visto che il blocco governativo ha impedito il rilascio di dati fondamentali come quelli sul mercato del lavoro, che servono alla Fed per valutare futuri tagli dei tassi.
Questa mattina, commentano gli strategist di Mps, «i mercati azionari globali hanno ripreso slancio». Le borse europee hanno aperto in positivo, con l'Euro Stoxx 50 che ha registrato un rialzo dell'1,67%, anche grazie al parziale allentamento dei timori sulle valutazioni dell'intelligenza artificiale. In Asia sono stati registrati rialzi generalizzati (particolarmente acquistata Seul +3%), mentre i futures statunitensi sull'S&P 500 sono saliti dello 0,98%, quelli sul Nasdaq dello 0,47%.
Con un'aumentata propensione al rischio, riportano gli esperti di Mps, «i flussi si stanno indirizzando verso i metalli preziosi (+2,7%), gli industriali (+1,4%) e l'energia (+1,6%)». Non si ferma inoltre la corsa del gas naturale americano a causa dei timori legati alle temperature nettamente al di sotto della media previste in molti stati in questa settimana.
Ad oggi, il Congressional Budget Office prevede che la chiusura governativa potrebbe ridurre di 1,5 punti percentuali (su base annua) la crescita trimestrale del pil. Questo perché circa 750.000 dipendenti federali sono stati messi in congedo, milioni di americani sono rimasti senza assistenza alimentare e centinaia di voli sono stati interrotti in tutto il Paese.
Da venerdì 7 novembre, il traffico aereo è infatti stato ridotto del 10% in 40 aeroporti, con un taglio di circa 4 mila voli al giorno. I controllori di volo e gli agenti della Tsa, la Transportation Security Administration, sono stati subito costretti a lavorare senza stipendio.
Come spiegano gli analisti di Citi, l’accordo raggiunto «annullerebbe i licenziamenti indotti dallo shutdown del governo, garantendo che i lavoratori in cassa integrazione ricevano gli stipendi arretrati, includendo al contempo una concessione da parte dei democratici sui crediti d'imposta sanitari».
Dal punto di vista del sentiment, «il nostro team economico statunitense vede un rischio al ribasso per l'occupazione nel rapporto sull'occupazione di ottobre (anche per le buste paga private), che probabilmente riflette un mercato del lavoro a basse assunzioni. I dati disponibili suggeriscono che il settore dei servizi è in espansione (mentre il settore manifatturiero è in contrazione), ma nel complesso questo non è abbastanza veloce da evitare un continuo allentamento graduale del mercato del lavoro, che potrebbe rappresentare un primo ostacolo per i long sull'Usd». (riproduzione riservata)