Banco Bpm – Anima, in arrivo la decisione della Bce sul Danish Compromise
Banco Bpm – Anima, in arrivo la decisione della Bce sul Danish Compromise
Il responso di Francoforte sul beneficio contabile atteso a breve. Il ceo di Unicredit Andrea Orcel è preoccupato per un possibile no e frena sull’ops: gli sviluppi sull’operazione sono negativi. Ma il deal ha ancora senso strategico e industriale. E su Commerzbank serve pazienza

di Luca Gualtieri e Francesco Ninfole 19/03/2025 12:30

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Il ceo di Unicredit Andrea Orcel frena sull’ops Banco Bpm per l’incertezza sulla concessione del Danish Compromise, mentre la Bce dovrebbe presto esprimersi sulla partita.

«Non abbiamo escluso di aumentare l'offerta su Banco Bpm se ci fosse più valore», ha esordito il banchiere parlando mercoledì 19 alla Morgan Stanley European Financials Conference di Londra. Gli sviluppi sull’operazione però «sono negativi. Allo stesso modo in cui non facciamo qualcosa che distrugge il valore, facciamo qualcosa che aggiunge valore». La decisione sarà pertanto presa verso la fine del periodo di adesione.

L’ops sul Banco

Orcel ha usato toni cauti nel rispondere alle domande: «non abbiamo escluso di aumentare l'offerta su Banco Bpm» se ci fosse più valore, ha esordito sottolineando però che «gli sviluppi sono negativi. Allo stesso modo in cui non facciamo qualcosa che distrugge il valore, facciamo qualcosa che aggiunge valore». La decisione comunque sarà presa alla fine del processo. 

Il nodo del Danish Compromise

Le perplessità, come emerso nelle scorse settimane, riguardano il trattamento regolamentare del Danish Compromise. Dopo il lancio dell’opa su Anima il Banco ha chiesto alla Bce il beneficio patrimoniale che la Vigilanza non ha però ancora concesso. «Da quando l'operazione sul Banco stata annunciata, quello che è successo è uno sviluppo negativo, non positivo», ha puntualizzato Orcel a Londra. 

«Con il Danish Compromise la transazione Anima ha un ritorno sull'investimento di oltre il 15% e non consuma molto capitale, ma senza il ritorno è all'11% e consuma miliardi di capitale», ha spiegato il banchiere. In questo secondo caso «ci sarebbe una significativa diluizione e quello che compreremmo sarebbe molto meno capitalizzato di quanto si pensava prima e quindi non sarebbe un elemento positivo, ma negativo».

La decisione di Bce in arrivo

L’incertezza però non durerà molto e la Bce si esprimerà a breve sulla partita. Pur non parlando dell’operazione, il vicepresidente della Vigilanza di Francoforte Frank Elderson ha risposto mercoledì 19 a una domanda sul compromesso danese alla conferenza di Morgan Stanley a Londra: «La legge non prevede tempistiche specifiche, ma siamo consapevoli che il mercato vorrebbe avere chiarezza al più presto». Il responso di Francoforte è ora atteso a breve. Elderson ha sottolineato che le decisioni della Bce sul Danish Compromise sono prese «caso per caso».

Da parte sua martedì 18 il ceo di Banco Bpm Giuseppe Castagna aveva rassicurato il mercato sull’ottenimento del Danish Compromise. «Siamo sicuri che il via libera della Bce arriverà, anche perché siamo già un conglomerato finanziario sotto l'ombrello del Danish Compromise, si tratta solo di aggiungere qualcosa», ha dichiarato il banchiere parlando sempre all’evento di Londra.

Orcel ha poi chiarito di aspettarsi le ultime autorizzazioni all'ops «alla fine di questo mese» e che quindi «il periodo di offerta potrà essere in qualunque momento tra la prima settimana di giugno e l'inizio di luglio». Ogni decisione sulla revisione dei termini o sul ritiro dell'offerta potrà essere presa fino a due giorni prima della chiusura e quindi, ha proseguito, «sarebbe totalmente irrazionale da parte nostra fare discorsi su cosa fare prima di essere vicini alla chiusura. Allora decideremo se c'è valore nel fare l'operazione del tutto e se c'è qualche ragione per rivedere il prezzo - ha concluso -. In caso lo faremo, altrimenti no».

Le potenzialità del deal e la partita Commerzbank

Orcel comunque difende il progetto sul Banco. «Riteniamo che abbia un valore strategico, un valore industriale. Il loro mix è maggiormente orientato verso le piccole e medie imprese. Quindi si inserisce nella nostra strategia, è un acceleratore», ha spiegato il ceo di Unicredit che rimane comunque cauto anche sul dossier Commerzbank: «In questo momento conta la pazienza. È improbabile che Unicredit prenda una decisione sulla conversione dei suoi derivati in azioni Commerz prima del quarto
trimestre del 2025».

Dopo l’ottenimento dell’autorizzazione Bce per salire al 29%, Unicredit ha spostato al 2026 la scadenza per un’aggregazione con la banca tedesca. Manca infatti ancora l’autorizzazione dell’Antitrust locale e, soprattutto, l’accordo politico con il nuovo governo di Berlino. (riproduzione riservata)