Unicredit prova a trattare con il governo per avere chiarimenti sui paletti del golden power per l’ops Banco Bpm. Questa è la linea che l’istituto guidato da Andrea Orcel ha deciso di seguire dopo il provvedimento dell’esecutivo emesso venerdì 18. Per ora quindi non partiranno ricorsi o contenziosi legali ma si tenterà una mediazione su misure giudicate sin dall’inizio illegittime, poco chiare e potenzialmente in conflitto con le normative europee e le regole di Vigilanza.
I colloqui dovrebbero avere come controparte il Dipartimento per il Coordinamento Amministrativo (Dica), l’organo di Palazzo Chigi guidato da Simonetta Saporito che ha gestito l’istruttoria ed emesso il provvedimento. L'esito però appare incerto, soprattutto a fronte di tempi molto stretti: l’ops partirà lunedì prossimo e terminerà il 23 giugno, con regolamento previsto per il 1° luglio. Per ora fonti vicine a Piazza Gae Aulenti confermano che «l'operazione è viva» ma che su essa pende «una pesante spada di Damocle». Un passo indietro insomma non è escluso e il tema potrebbe essere discusso nel cda di Unicredit previsto tra domani e venerdì.
Ieri intanto la banca di Orcel ha specificato tutte le prescrizioni ricevute e ribadito le perplessità. Unicredit «ha la chiara intenzione di mantenere o incrementare l'esposizione dell'entità combinata alle pmi e di supportarle ulteriormente con le proprie fabbriche prodotto di eccellenza. Inoltre continuerà a gestire gli asset dei suoi clienti nel loro migliore interesse e si impegna a continuare a ridurre la propria presenza in Russia, già diminuita del 90% circa negli ultimi tre anni, in linea con la decisione della Bce».
L'uso dei poteri speciali in un'operazione domestica tra due banche italiane, argomenta però Unicredit nella nota, «non è comune e non è chiaro perché sia stato invocato in relazione a questa specifica operazione, ma non per le altre operazioni simili attualmente in corso sul mercato italiano. Inoltre le prescrizioni si prestano a diverse interpretazioni e appaiono non completamente allineate con la legislazione italiana e comunitaria, oltre che con le decisioni delle autorità regolamentari».
Le prescrizioni imposte a Unicredit «potrebbero danneggiare la sua piena libertà e capacità di adottare decisioni conformi ai principi di sana e prudente gestione in futuro, e persino portare a risultati non voluti (ad esempio l'imposizione di sanzioni a Unicredit a causa della presunta mancata osservanza di una qualsiasi delle prescrizioni)», incalza la nota. «Al di là del diritto previsto in generale di chiedere all'autorità di riconsiderare la decisione emessa, il decreto contempla espressamente la possibilità per Unicredit di riferire immediatamente all'autorità se non le fosse possibile attuare - in tutto o in parte - le prescrizioni.
Unicredit ha, quindi, prontamente risposto all’autorità esprimendo il proprio punto di vista sul decreto resta in attesa di un riscontro. Fino ad allora, la banca non è in grado di prendere alcuna decisione definitiva sulla strada da seguire in merito all’offerta». Se per ora la banca tenterà una mediazione, la mossa successiva potrebbe essere un ricorso. La normativa prevede l’appellabilità solo in sede amministrativa (Tar e Consiglio di Stato), ma i vertici di Unicredit sanno che già nelle scorse settimane la Commissione Europea ha acceso un faro sull’uso dei poteri speciali, chiedendo alle autorità italiane informazioni sulla legislazione del golden power, soprattutto con riferimento all'ops su Banco Bpm.
«Dal punto di vista della sicurezza e dell’ordine pubblico gli Stati mantengono la responsabilità di attuare restrizioni alle libertà di mercato attraverso le leggi nazionali in materia di controllo degli investimenti», spiega a MF-Milano Finanza Olof Gill, portavoce della Commissione per i Servizi Finanziari. «Tuttavia le restrizioni alle libertà fondamentali sono consentite solo se proporzionate e basate su legittimi interessi pubblici, e se non violano il diritto dell’Ue. Queste restrizioni non possono essere giustificate da motivi puramente economici». Anche Bce e Bankitalia hanno acceso un faro sulle prescrizioni, chiedendo di esaminare il provvedimento di Palazzo Chigi per verificare eventuali conflitti con le regole di Vigilanza. (riproduzione riservata)