Unicredit-Banco Bpm, parte l’esame per il golden power. Il governo ha 45 giorni per decidere sull’aggregazione tra le due banche
Unicredit-Banco Bpm, parte l’esame per il golden power. Il governo ha 45 giorni per decidere sull’aggregazione tra le due banche
Martedì 4 febbraio la banca di Andrea Orcel notifica l’operazione a Palazzo Chigi. Ma con il 4,1% delle Generali la banca può sbloccare la trattativa con il governo. Ecco come

di Luca Gualtieri 04/02/2025 00:00

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Il governo Meloni avvia l’esame sull’ops che Unicredit ha lanciato su Banco Bpm. Martedì 4 febbraio la banca di Andrea Orcel ha notificato l’operazione a Palazzo Chigi ai sensi della normativa sul golden power. L'esecutivo avrà 45 giorni di tempo per fare le sue considerazioni ed eventualmente dare indicazioni. Il termine può essere steso di ulteriori 15 giorni nel caso in cui il comitato avesse bisogno di informazioni supplementari.

Cosa potrà fare il governo?

Dal comitato potrebbero essere fatte valere alcune criticità in termini di sicurezza nazionale dal punto di vista economico-finanziario, a cominciare da un esame scrupoloso del piano industriale della nuova entità. Non è un mistero del resto che il blitz di Orcel sul Banco sia stato accolto con freddezza se non con aperta ostilità da alcuni ambienti della maggioranza, a partire dalla Lega, da sempre vicina all’istituto guidato da Giuseppe Castagna.

A Unicredit potrebbero essere imposte garanzie sul mantenimento in Italia della sede legale e del quartier generale post integrazione e avanzate richieste di chiarimenti sui livelli occupazionali, sull'impiego del risparmio raccolto in Italia, se dentro i confini nazionali o anche all'estero, sulla futura proiezione nazionale o internazionale del nuovo istituto. Potrebbero anche essere analizzati nel dettaglio gli assetti proprietari, così come gli aspetti di governance, con un esame esteso anche alle controllate e alle eventuali parti correlate di Piazza Gae Aulenti.

Unicredit e la carta Generali

I paletti però non dovrebbero essere molto stringenti e comunque tali da compromettere le sinergie e quindi la riuscita dell'operazione. Tanto più che Unicredit ha un asso da giocare per ammorbidire la posizione del governo: il possesso del 4,1% delle Generali accumulato negli ultimi mesi e annunciato nei giorni scorsi al mercato.

La quota potrebbe essere l’ago della bilancia della partita aperta sulla governance della compagnia. Nell’assemblea di rinnovo del cda del prossimo 8 maggio si prospetta uno scontro di liste tra Mediobanca - che ricandiderebbe il ceo Philippe Donnet - e Caltagirone-Delfin. La partecipazione potrebbe essere messa in vendita a uno dei due schieramenti, condizionando probabilmente l’esito dell’assise e i futuri assetti di vertice del Leone. (riproduzione riservata)