Dopo Fincantieri, Snam e Leonardo, anche Unicredit lancia un piano di azionariato per i propri dipendenti. La banca si inserisce così in un trend in crescita che segna un’evoluzione nei rapporti tra impresa e forza lavoro. L’idea è coinvolgere direttamente i lavoratori nei risultati aziendali, trasformandoli in soci.
In questo contesto rientra appunta U Share, il piano di piazza Piazza Gae Aulenti che rientra nella politica retributiva 2025 e prevede fino a 10 mila euro investibili, con bonus fino al 40%.
Il progetto, a ciclo unico e della durata di 36 mesi, offre ai dipendenti la possibilità di investire volontariamente tra 500 e 10 mila euro in azioni ordinarie Unicredit a valore di mercato. A fronte di questo investimento, la banca riconosce bonus in azioni gratuite, con un meccanismo che incentiva sia la fidelizzazione sia il raggiungimento degli obiettivi strategici del gruppo.
Il piano prevede sia azioni sconto che azioni matching. Per le prime il 20% dell’investimento iniziale viene restituito sotto forma di azioni gratuite assegnate al momento dell’adesione. Diventano effettive dopo 18 mesi, a condizione che il dipendente resti in azienda.
Per le azioni matching invece un 20% sarà distribuito dopo 36 mesi, subordinatamente al raggiungimento di specifici indicatori di performance. In totale, chi investe la soglia massima può ottenere fino a 4.000 euro di azioni aggiuntive, per un totale del 40% di incentivo.
L’obiettivo non è solo retributivo e U Share si inserisce in una visione di più ampio respiro: una cultura aziendale fondata sull’ownership diffusa, dove dipendenti, manager e investitori condividono una stessa missione. «Il successo di Unicredit si basa sulla dedizione delle nostre persone», ha dichiarato Andrea Orcel, ceo del gruppo. «U Share è il nostro modo di premiare il ruolo fondamentale che svolgono. Ora siamo tutti uniti dalla stessa missione: accrescere il nostro impatto su clienti, famiglie e comunità locali».
L’esperienza italiana mostra che quando il controllo delle imprese è più frammentato, l’allineamento degli interessi e l’orientamento alla creazione di valore sostenibile nel lungo periodo si rafforzano. Le aziende che adottano modelli simili diventano più attrattive per gli investitori istituzionali, perché percepite come più responsabili, liquide e orientate allo stakeholder capitalism. L’assenza di un azionista dominante riduce i rischi di conflitto interno, stabilizza il capitale e alimenta una governance trasparente. (riproduzione riservata)