Apple dovrà consentire alla Bce l’accesso al cosiddetto «secure element» degli iPhone per permettere sugli smartphone transazioni di euro digitali con esperienza d’uso uguale a quella dei pagamenti di Apple Pay.
L’accesso dovrà essere verificato dalla Commissione Ue, come previsto dal Digital Markets Act (Dma) e dalla definizione di Apple come «gatekeeper». Il secure element è un processore nello smartphone dove sono registrate informazioni necessarie per le transazioni (come quelle della carta di credito collegata a Apple Pay).
«In base al Dma, Apple sarebbe obbligata a fornire alcune parti, come l’antenna Nfc o i secure element, potenzialmente in modo gratuito», ha spiegato Alessandro Giovannini, advisor Bce per il progetto sull’euro digitale, in un seminario della banca centrale.
«La bozza di legge richiede a tutti i produttori di cellulari dell’area euro di rendere disponibili a condizioni eque il secure element, l’antenna Nfc o qualsiasi altro componente tecnico necessario per l’euro digitale. Per i gatekeeper come Apple, il Dma prevede un ulteriore livello di obblighi» legati alla concorrenza in Europa.
Il rischio evidenziato dalla vicenda è quello di ecosistemi chiusi da parte delle bigtech che impediscano la parità di condizioni rispetto a soggetti terzi. Senza adeguate contromisure non solo i concorrenti ma persino le autorità pubbliche possono essere escluse da sistemi chiave nei pagamenti.
Nel 2024 la Bce aveva inviato sulla materia una lettera, firmata dal membro del comitato esecutivo Piero Cipollone, agli ex commissari Ue Margrethe Vestager e Thierry Breton. Nella lettera si osservava che Apple non avrebbe dato a terzi pieno accesso al secure element.
Di conseguenza il risultato avrebbe potuto essere «un’esperienza d’uso non alla pari rispetto a quella offerta da Apple Pay in termini di autenticazione e velocità di transazione», secondo la lettera Bce.
Allora Apple aveva consentito a tutti gli operatori di trasferire le informazioni dallo smartphone al negozio quando si fa un pagamento, ma la società Usa sarebbe rimasta comunque l’unica ad accedere ai dati conservati nel secure element. Altri operatori invece avrebbero dovuto passare da server esterni, offrendo così un servizio più lento e meno agevole.
Questo problema avrebbe riguardato anche la Bce con l’euro digitale. Gli impegni di Apple «non garantirebbero, di per sé, pagamenti in euro digitali fluidi e user-friendly», aveva rilevato Francoforte. Il Dma e la legislazione sull’euro digitale permetteranno di evitare disparità.
Intanto Cipollone, in audizione alla commissione economica del Parlamento Ue, ha espresso dubbi sulla possibilità di avviare l’euro digitale in modalità solo offline, come proposto nel rapporto del relatore del Parlamento Ue Fernando Navarrete. Escludere la versione online impedirebbe i pagamenti e-commerce.
«Le funzionalità online e offline dell'euro digitale si completeranno a vicenda, combinando la comodità dei pagamenti digitali con la resilienza e l’accessibilità del contante», ha detto Cipollone evidenziando che «non c’è competizione tra soluzioni pubbliche e private» e che «consumatori, commercianti e banche trarranno vantaggio dall’euro digitale». (riproduzione riservata)