Tim va di corsa a Piazza Affari. Il rialzo di due notch del credit rating da parte di S&P, arrivato nella serata del 9 luglio, ha dato il via a una seduta estremamente positiva per il titolo del gruppo guidato dal ceo, Pietro Labriola. S&P ha rivisto al rialzo di due notch da B+ a BB con un outlook stabile il credit rating del colosso tlc per effetto del completamento della cessione della rete.
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Nonostante il rialzo fosse già stato definito possibile dall’agenzia una volta effettuato il closing, l’ufficialità ha sbloccato Tim in borsa che viaggia con un rialzo del 4,82% a 0,2372 euro, vicino a quota 0,24 euro (massimo intraday a 0,2383 euro). Una soglia che il titolo non raggiunge da giugno, nei giorni successivi al via libera da parte dell’Unione Europea alla vendita della rete. Vedremo se durerà o se si tratta di una fiammata speculativa. Attualmente il consenso Bloomberg vede 11 rating buy sul titolo, 6 hold e 1 sell con un target price medio a 0,33 euro che implica un potenziale upside del +40% in borsa rispetto al prezzo attuale.
Le previsioni di Intermonte
Intermonte ricorda che la promozione di S&P segue quella di Moody's (da B1/negativo a Ba3/positivo) e potrebbe precedere quella di Fitch (BB-), che a fine 2023 ha messo il rating di Tim sotto osservazione per un miglioramento. Per il 2024 «le nostre stime di assorbimento di cassa sono coerenti con quelle di Moody's e di S&P», scrive Intermonte. Su base after lease «stimiamo un equity free cash flow (efcf) negativo per 1,2 miliardi che porta a un debito netto di 7,53 miliardi e a una leva di 2 volte», entrambi in linea con la guidance.
Nel 2025, invece, Intermonte ipotizza «equity free cash flow positivo per 190 milioni» ma «completamente compensato dai dividendi pagati agli azionisti di minoranza in Brasile (per 220 milioni) con un debito netto stabile di 7,56 miliardi e una leva in leggero miglioramento a 1,9 volte». L’efcf positivo è atteso in salita a 670 milioni nel 2026 che, «al netto dei dividendi di Tim Brasil, si traduce in una riduzione del debito di circa 400 milioni intorno a 7,16 miliardi e un miglioramento della leva a 1,7 volte». Stime che, ricorda Intermonte, non comprendono gli incassi per Sparkle, Inwit, la restituzione del canone e i possibili earnout per Netco.
Le valutazioni di Equita
Equita – che ha un target price di 0,34 euro e un giudizio buy sul titolo riassume nella nota giornaliera la posizione di S&P. «L’agenzia sottolinea la forte riduzione del leverage e il solido posizionamento competitivo di Tim sia in Italia che in Brasile, solo in parte compensato dalla maggiore volatilità dell’ebitda di gruppo portato dalla cessione della rete», spiega Equita. S&P segnala poi che «non sta incorporando al momento le possibili cessioni di Sparkle e Inwit e il rimborso del canone di concessione, in quanto operazioni ancora non definite come tempistica e ammontare». Possibili, quindi, ulteriori upside con il verificarsi di queste condizioni.
Equita valuta Sparkle 750 milioni, mentre ricorda che il 3% di Inwit agli attuali prezzi di mercato ha un valore di circa 280 milioni. Per quanto riguarda il rimborso di un miliardo del canone di concessione, invece, Equita al momento incorpora nella valutazione solo 750 milioni.
La posizione di Mediobanca Research
Mediobanca Research – che sul titolo è restricted in quanto adivsor di Tim – spiega che «l’upgrade di S&P riflette la nostra visione del miglioramento del profilo creditizio di Tim, guidato dalla prevista significativa riduzione del debito attraverso i proventi della cessione e l'impegno di Tim a mantenere una leva finanziaria moderata». Per quanto riguarda la conservazione della posizione di operatore tlc dominante in Italia, Mediobanca Research sottolinea che «il contesto competitivo molto sfidante in Italia continua a limitare il (miglioramento del, ndr) profilo di rischio aziendale, poiché i tempi per un'ulteriore consolidazione rimangono incerti. Il free cash flow sarà negativo nel 2024 e migliorerà sostanzialmente nel 2025-2026».
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