Barclays alza il target price su Tim e continua a consigliare l’acquisto dell’azione, in rally in borsa: +6,19% a 0,297 euro in chiusura (massimo intraday a 0,2997 euro, livello dello scorso 13 febbraio). Sebbene la recente acquisizione da parte di Poste Italiane della quota, 9,81%, in mano a Cdp «possa potenzialmente rappresentare un ostacolo per Tim nel perseguire il consolidamento in Italia», si legge nel report di Barclays, «ci sono molte altre possibili opportunità poiché, con il rendimento del capitale investito, il Roce, dell'industria italiana delle telecomunicazioni vicino a zero, il mercato ha bisogno di consolidarsi, secondo noi, e l'Antitrust è diventato più favorevole. Per cui aumentiamo il nostro prezzo obiettivo da 0,37 a 0,40 euro (+36% di potenziale upside rispetto alla quotazione attuale, ndr) per entrambe le categorie di azioni ordinarie e di risparmio e ribadiamo il nostro rating overweight sulle ordinarie e equal weight sulle risparmio».
Dal punto di vista operativo, Barclays ha anche notato che la concorrenza rimane impegnativa nel segmento domestico B2C, ma la forte crescita nel B2B domestico dovrebbe compensare più che adeguatamente. Quindi, con una serie di opzioni positive ancora sul piatto (la vittoria per la tassa di concessione governativa e l’earn-out per la cessione della rete a Kkr valgono 0,06 per azione nel nuovo target price, il processo di consolidamento) e un rischio di downside limitato (leverage pari a 2 a fine 2024 in più Barclays si aspetta che il free cash flow after lease sia positivo e in crescita dal 2025 in poi: da 0,54 miliardi a 0,96 miliardi), «continuiamo a vedere un rischio/rendimento molto interessante per Tim», spiega la banca di investimento.
Barclays ha aggiornato le sue stime per tener conto anche della svalutazione del real brasiliano rispetto all’euro, circa 5% da metà febbraio, per cui «riduciamo le nostre stime su Tim Brasil». Più in dettaglio, la banca di investimento ha alzato le stime 2026-2027 sui ricavi B2B, rispettivamente, del +2% e +5%. Mentre è cauta sul B2C, dove non si aspetta una stabilizzazione dei ricavi. Quindi, a livello consolidato, ha ridotto le previsioni sui ricavi totali dell’1% per il periodo 2025-2027 (13,67 miliardi di euro dai 14,44 miliardi del 2024, 13,92, 14,24, rispettivamente) e lasciato invariate quelle sull’ebitda reported (4,31 miliardi di euro dai 4,82 miliardi del 2024, 4,536, 4,754 , rispettivamente.
Infine, ha aggiornato le stime dei dividendi per riflettere pienamente le previsioni dell'azienda: cioè 0,35 miliardi di dividendo straordinario pagato nel 2026 e circa 1,1 miliardi di dividendo ordinario tra il 2027-2027. «Non includiamo nelle nostre stime l'annunciato del buyback di azioni di Tim Brasil a cui la casa madre non prevede di partecipare: ciò potrebbe rappresentare 0,1-0,2 miliardi di debito netto aggiuntivo entro la fine del 2025, ma con una partecipazione in Tim Brasil del 2% più alta (attualmente è al 67%)», precisa Barclays che si aspetta un dividendo nel 2026 di 0,016 euro per ogni azione ordinaria (0,017 euro per la rnc) con un rendimento del 5,9% e nel 2027 di 0,023 euro per azione (0,024 per la rnc) con un rendimento dell’8,2%.
A livello di valutazione, le azioni Tim ordinarie scambiano a un multiplo ev/ebitda 2025 di 5,6 con un rendimento del free cash flow del 7,3%, multiplo da confrontare con quello degli incumbent europei che trattano a un ev/ebitda di 6,2 e offrono un rendimento del free cash flow del 7,7%. Il rendimento del flusso di cassa di Tim più basso dipende dalla leva finanziaria inferiore del colosso tlc italiano rispetto a quella dei competitor, «ma ci aspettiamo che cresca più rapidamente», ha concluso Barclays. (riproduzione riservata)