A Neuilly-sur-Seine, tra la riva destra del fiume e il 17esimo arrondissement di Parigi, si sta giocando un vero e proprio derby che può cambiare il futuro di Stellantis. Come? Ridisegnando il ruolo storico della famiglia Peugeot, oggi secondo azionista con circa il 7,7% del capitale. Proprio lì, alle porte della Ville Lumière, hanno sede le tre holding familiari - Établissements Peugeot Frères, Peugeot Invest e Peugeot 1810 - che sono chiamate entro fine anno (anche se potrebbero prendersi qualche settimana in più) a scegliere l’unico rappresentante da proporre per il cda del gruppo dell’auto, che sarà votato nell’assemblea della primavera 2026.
Una scelta difficile e in un momento delicato, dopo l’uscita di scena di Carlos Tavares e l’ascesa del nuovo ceo Antonio Filosa, espressione dell’asse italo-americano che ha preso campo nelle posizioni chiave del gruppo.
Secondo fonti autorevoli raccolte da Milano Finanza, dopo le presentazioni dei rispettivi piani tenute nella seconda metà di novembre, Xavier Peugeot sarebbe in vantaggio sul cugino Robert, attuale vicepresidente non esecutivo. «Xavier», spiegano le fonti, «ha presentato argomenti che appaiono convincenti rispetto alla capacità di rappresentare al meglio gli interessi e le priorità attuali della famiglia nel board, soprattutto in un contesto cambiato, in cui il ceo non proviene più dall’ex perimetro Psa e gli equilibri interni si sono spostati».
Interpellata da Milano Finanza, Peugeot Invest (che è quotata in borsa) non commenta la dinamica della selezione, ma un portavoce spiega che il processo in corso «è parte di un normale ciclo di governance. Il processo è condotto secondo un rigoroso calendario interno in preparazione dell’assemblea 2026 di Stellantis».
La sfida familiare oppone due visioni quasi opposte. Robert Peugeot, 75 anni, figura centrale della fusione tra Psa e Fiat Chrysler e sostenitore della diversificazione degli asset tramite Peugeot Invest, rivendica la continuità del proprio mandato. Non vede con allarme la nuova prevalenza di dirigenti provenienti dall’ex Fca: per lui si tratta del «naturale ritorno di un pendolo» dopo gli anni in cui la galassia Psa aveva dominato l’organigramma sotto Tavares. I suoi alleati ricordano che «non è il passaporto a contare, ma le competenze» e che il consiglio non può interferire sulle scelte operative del ceo Filosa.
Xavier Peugeot, 60 anni, oggi alla guida del marchio premium DS e tra i pochi membri della dinastia ancora attivi nel gruppo, incarna invece la componente più industrialista della famiglia. È sostenuto dal fratello Thierry, protagonista nel 2014 dell’opposizione - una posizione poi perdente - al piano di ricapitalizzazione che aveva aperto Psa allo Stato francese e al gruppo cinese Dongfeng, riducendo drasticamente il peso dei Peugeot dal 25 al 14%.
Xavier e Thierry considerano ancora quella scelta un errore strategico e avrebbero preferito reinvestire gli elevati dividendi dell’era Tavares per rafforzare la posizione familiare nel capitale, puntando anche sull’acquisto dell’1-1,5% oggi in mano a Dongfeng, quota per la quale la famiglia detiene un’opzione. Un’operazione che, con il superamento dell’8% del capitale, potrebbe anche consentire ai Peugeot di reclamare due seggi in cda invece dell’unico attuale (anche se solo in determinate situazioni).
Sul tavolo non c’è solo la scelta fra due personalità. La posta è molto più ampia e riguarda l’identità stessa della presenza francese in Stellantis. Negli ultimi mesi, con Filosa al comando da Detroit, molte funzioni globali sono state assegnate a manager ex Fca: Europa, Sud America, design, operations. Questo progressivo riequilibrio a favore dell’asse italo-americano ha alimentato in una parte della famiglia il timore che il baricentro industriale del gruppo possa allontanarsi ulteriormente dalla Francia, mentre il Paese resta in attesa di segnali chiari su investimenti e futuro produttivo.
Il confronto tra Robert e Xavier verte quindi sul ruolo che i Peugeot intendono giocare nel futuro del gruppo. La decisione finale, attesa forse entro dicembre, non determinerà soltanto la fisionomia della rappresentanza francese nel board, ma potrà influenzare gli indirizzi strategici del gruppo e i rapporti di forza con il primo azionista, la Exor di John Elkann.
In gioco c’è molto più di un seggio: c’è la voce, e forse la forza, con cui la famiglia Peugeot vorrà continuare a partecipare al futuro di Stellantis. (riproduzione riservata)