La rimodulazione delle regole europee sull’auto non convince Stellantis. Il gruppo guidato da Antonio Filosa ha bocciato in modo esplicito il pacchetto presentato dalla Commissione Europea, giudicandolo «non adeguato a sostenere la transizione energetica del settore e a rispondere alle criticità industriali più urgenti».
In una presa di posizione ufficiale, Stellantis afferma che le proposte di Bruxelles «non affrontano in modo significativo i problemi che l’industria sta vivendo in questo momento».
Nel mirino del costruttore del presidente John Elkann ci sono soprattutto le decisioni sui veicoli commerciali leggeri, per i quali - secondo Stellantis - manca una vera roadmap industriale. Il segmento, già sotto pressione per costi, margini e ritardi nell’elettrificazione, viene definito implicitamente come uno dei punti più deboli del pacchetto Ue.
A questo si aggiunge l’assenza delle «flessibilità richieste dall’industria sugli obiettivi al 2030 per le autovetture», ritenute indispensabili per gestire una fase di transizione che resta economicamente e tecnologicamente complessa.
Pur accogliendo positivamente l’intenzione della Commissione di rivedere il target di riduzione delle emissioni al 2035, Stellantis avverte che l’impianto proposto non è sufficiente. Il passaggio dal 100% zero emissioni a una riduzione del 90% con meccanismi compensativi rappresenta un’apertura sul piano della neutralità tecnologica, ma «così come è formulata oggi non sosterrà la produzione di veicoli accessibili per la stragrande maggioranza dei clienti», sottolinea il gruppo.
Un messaggio che mette in discussione la sostenibilità sociale della transizione, soprattutto per il mercato di massa e per le fasce di reddito medio-basse.
La critica di Stellantis va oltre i singoli target ambientali e tocca anche l’impianto complessivo della strategia europea. Secondo il gruppo, il pacchetto resta incompleto anche sul fronte del contenuto locale: senza una definizione chiara di cosa debba essere considerato «prodotto europeo», le nuove regole rischiano di indebolire ulteriormente la base industriale del continente, anziché rafforzarla. Un tema centrale per un costruttore che rivendica radici industriali profonde in Europa e una filiera produttiva diffusa tra Italia, Francia, Spagna e Germania.
Il gruppo ribadisce la volontà di dialogo e si dice pronto a lavorare con le istituzioni europee e con gli altri stakeholder per arrivare all’adozione della nuova legislazione, auspicabilmente già nel 2026. Ma il messaggio politico è chiaro: per Stellantis, la revisione annunciata da Bruxelles non basta. Senza correttivi rapidi e più incisivi su veicoli commerciali, target intermedi e accessibilità dei modelli, la transizione rischia ancora di essere un freno alla produzione europea oltre che un problema sociale prima ancora che industriale. (riproduzione riservata)