Risiko bancario, perché ora è necessario che Andrea Orcel dica presto se molla Banco Bpm o no
Risiko bancario, perché ora è necessario che Andrea Orcel dica presto se molla Banco Bpm o no
Dopo il golden power e Generali, ora tocca all’ad di Unicredit decidere se proseguire con l’ops. Ma i risparmiatori necessitano di chiarezza

di di Angelo De Mattia 25/04/2025 20:00

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Banco Bpm è il primo istituto a respingere un'iniziativa di aggregazione con motivazioni analitiche che prendono in considerazione tutto ciò che è alla base dei giudizi che il cda ha espresso qualificando l'ops dell'Unicredit come non conveniente, non congrua, totalmente inadeguata e non corretta.

Tali motivazioni saranno esaminate dagli azionisti e verosimilmente anche dalla Vigilanza per i profili che possano incidere sulla stabilità e sulla sana e prudente gestione. Ci si potrebbe tuttavia chiedere se un'operazione che miri a superare tali censure farebbe cambiare posizione alla Bpm o se il ruolo conquistato e i suoi sviluppi militino, per il vertice della banca di Piazza Meda, per una decisa scelta stand alone, la quale però non appare così estremamente rappresentata nelle citate argomentazioni contro l'ops.

La missione di Banco Bpm

Si deve tuttavia aver presente il ruolo molto importante che l'ex Popolare di Milano - un tempo, insieme con quella di Novara, al vertice della categoria - ha svolto e continua a svolgere per le famiglie e le medie e piccole imprese nell'area di competenza, mantenendo la propria peculiare identità pur dopo la trasformazione in spa voluta da una legge improvvida.

È ora giusto chiedersi se e quanto un’eventuale aggregazione incida negativamente sulla mission del Banco, visto che alcuni passaggi delle motivazioni fanno intendere tale rischio. E qui sopravviene il golden power esercitato dal governo, che Bpm cita e, in sostanza, utilizza a sostegno della propria opposizione.

La strategia di Unicredit

Naturalmente bisogna sempre verificare quel che dirà e deciderà Unicredit, il cui amministratore delegato Andrea Orcel, che tra le sue esperienze ha in primo piano quella della partecipazione a livello internazionale a contese della specie. Unicredit, con il suo 6% circa, ha dimostrato la flessibilità di manovra votando nell'assemblea delle Generali contro la lista di Mediobanca e a favore di quella di Caltagirone. Non è stato un atto di mera testimonianza perché Orcel chiede un cambio di passo nella governance e nelle strategie del Leone.

L'amministratore delegato è altresì impegnato nel tentativo di conseguire una revisione del decreto del governo sul golden power o comunque di ottenere una specificazione di alcuni punti. Certo, pende sempre la riserva di rinunciare all'ops in partenza il 28 aprile, ma di farlo non subito bensì forse in prossimità della chiusura del periodo di offerta. Insomma, siamo ancora nel pieno della battaglia che finora vede sulla sponda Bpm il presidente Massimo Tononi e il ceo Giuseppe Castagna a pie' fermi.

Perché ora serve chiarezza

Storicamente l'Unicredit si è formato e ha raggiunto la sua attuale configurazione di banca sistemica attraverso numerose aggregazioni. Nel 1999 l’aggregazione della Comit non giunse in porto per motivazioni già esposte in passato su queste colonne, la principale delle quali fu la decisione dell'istituto di non qualificare come ostile l'operazione di aggregazione, come in effetti era, e di decidere di non sottoporla più al cda. Furono poi chiariti in maniera soddisfacente i rapporti con la Banca d'Italia, dopo alcune iniziali incomprensioni.
Tempi lontani, ma oggi? Vi è necessità di maggiore chiarezza. Non sarebbe auspicabile che l'ops finisca in mezzo al guado con il rischio di diventare un mezzo di scambio, in un senso o nell'altro, nella riorganizzazione del sistema. Sia la cura della stabilità aziendale e di sistema sia l'osservanza della trasparenza e correttezza in funzione anche del mercato militano per decisioni conclusive ravvicinate proprio perché tra offerente e target si è determinata una situazione che alla lunga finirebbe con il danneggiare le stesse parti in gioco.
Si deve sempre avere presente che si opera nel campo del risparmio, dell'articolo 47 della Costituzione e dunque della necessaria tutela dei risparmiatori. Ora si sta utilizzando un istituto normativo, le opa, che nasce con una valenza generale ma che poi viene specificato in relazione al settore bancario e finanziario e ciò deve essere fatto sempre senza prescindere dalle peculiarità dell'impresa-banca.
Se, come si rileva finora, ipotesi di composizione tra i due istituti non si profilano, allora in un modo o nell'altro sarà opportuno trarne le conseguenze, nella chiarezza dell'eventuale prosecuzione della contesa oppure nell'altrettanta chiarezza della rinuncia. I livelli professionali, capacità ed esperienza dei banchieri coinvolti sono elevati: a maggior ragione sussiste un più stringente dovere di corrispondere non solo agli interessi aziendali ma anche a quelli generali. (riproduzione riservata)