L’addio del ceo Luca de Meo fa male in borsa a Renault: lunedì 16 giugno, a poche ore dalla notizia dell’improvvisa uscita del manager italiano, il titolo della casa francese è in pesante flessione a Parigi, dove nei primi minuti di contrattazione è arrivato a cedere anche il 7% attestandosi a 40,5 euro. La brusca discesa arriva all’indomani della conferma della partenza dell’amministratore delegato
De Meo andrà a prendere le redini di Kering, il colosso del lusso proprietario di Gucci, ma la notizia ha colto di sorpresa mercati e osservatori che ora si chiedono quale sarà il futuro della casa automobilistica francese, che perde così il suo uomo simbolo del rilancio post-pandemico.
Arrivato in Renault nel 2020 da Volkswagen, Luca de Meo ha guidato un radicale piano di ristrutturazione dopo il crollo dei conti durante la pandemia. In cinque anni ha ridotto i costi, rilanciato la produzione e riportato il gruppo all’efficienza, puntando su motorizzazioni ibride ma allo stesso tempo rafforzando nei modi e nei tempi giusti la transizione verso l’elettrico, sempre ascoltando le esigenze del mercato. Il manager italiano, ha anche ridisegnato l’alleanza con Nissan, da sempre complessa, riportandola su basi più paritarie.
«Luca de Meo lascia la Renault in mezzo al guado», scrive la stampa francese con Les Echos, che riconosce il merito del manager italiano nel risanare i conti e migliorare i fondamentali dell’azienda. Tuttavia, osserva il quotidiano economico, «la rilevanza di alcune scelte strategiche potrà essere valutata solo tra qualche anno».
La comunicazione di Renault parla di dimissioni «per intraprendere nuove sfide fuori dal settore automotive», con effetto da metà luglio. Al momento però non c’è alcuna certezza su chi prenderà il posto di de Meo. L’assenza di un successore designato lascia dubbi sulla governance nel breve termina e ovviamente mina la fiducia degli investitori, tanto più in un momento in cui il settore europeo dell’auto è sotto pressione per l’avanzata dei costruttori cinesi, la guerra dei prezzi nei veicoli elettrici e l’incognita dei dazi statunitensi, anche se su quest’ultimo fronte Renault è la più tranquilla tra le case europee perché è la meno esposta alle tariffe sul mercato americano.
A questo però si aggiunge la delicatezza della posizione anche «politica» in cui in questo momento si trova Renault: con il 15% del capitale che è in mano allo Stato francese, la casa automobilistica è tornata al centro dell’attenzione del governo. Nei giorni scorsi, secondo indiscrezioni riportate dalla stampa francese e poi confermate dal gruppo dell’auto, l’esecutivo Macron avrebbe sollecitato Renault a valutare un ingresso nel settore della difesa, in particolare nella produzione di droni, anche con potenziali progetti industriali direttamente in Ucraina.
Il colpo all’assetto dirigenziale arriva in un contesto complesso: nella mattina del 16 giugno l’agenzia di stampa Nikkei ha riportato le dichiarazioni del ceo di Nissan, Ivan Espinosa, secondo cui la casa giapponese intende ridurre la propria quota in Renault dal 15% al 10%, come già previsto dagli accordi di revisione dell’alleanza siglati a marzo. La cessione di un 5% varrebbe circa 640 milioni di dollari, risorse che Nissan intende destinare allo sviluppo di nuovi modelli.
Renault ha minimizzato l’impatto della notizia, ribadendo che «non ci sono decisioni definitive» e che la collaborazione tra i due gruppi «rimane invariata». Ma il segnale appare chiaro: con l’uscita di de Meo, figura chiave nella ricucitura dei rapporti con Tokyo, l’alleanza euro-nipponica potrebbe subire un ulteriore indebolimento.
Adesso la domanda che si fa il mercato è: chi prenderà il posto di de Meo alla guida di Renault? Il crollo in borsa di lunedì fa capire che la casa francese dovrà cercare di dare una risposta a questa domanda nel minor tempo possibile, anche se non sarà facile. E probabilmente servirà un manager esperto. Il titolo Renault era uno tra i migliori performer europei del settore negli ultimi cinque anni (+90% circa) ma gli analisti temono che l’uscita del ceo rappresenti non solo una perdita sul piano operativo, ma anche sul piano simbolico: de Meo era riuscito a trasformare Renault in una «boutique industriale» più agile, meno dispersiva e con obiettivi strategici chiari.
Il nuovo ceo si troverà di fronte diverse sfida e dovrà saper consolidare i risultati ottenuti da de Meo rispondendo alle pressioni. La casa francese dovrà affrontare una competizione sempre più feroce sul fronte dell’elettrico, sul quale le case europee ancora faticano troppo a fare margini. E con l’addio di de Meo a Renault e all’auto, sembra allontanarsi anche l’idea, riproposta anche nell’ultimo periodo, di dare vita in Europa a «una sorta di Airbus dell’auto» per condividere i costi e realizzare piccole auto elettriche che siano allo stesso tempo profittevoli per i produttori e accessibili per i clienti. (riproduzione riservata)