Avviso ai cacciatori di dividendi a Piazza Affari: il mese di settembre può rappresentare una ghiotta occasione per fare incetta di cedole fuori stagione. Tra acconti, stacchi straordinari e anche un dividendo ordinario, sono cinque le quotate milanesi che hanno scelto di remunerare gli azionisti all’arrivo dell’autunno. E due di queste sono pezzi da novanta del Ftse Mib: si tratta del colosso energetico Eni e della società dei chip Stm, a cui si aggiungono De’ Longhi, Piaggio e Sesa. Sono tre gli acconti previsti (Eni, Stm e Piaggio), una la cedola straordinaria (quella di De’ Longhi) mentre Sesa, che chiude l’anno fiscale il 30 aprile, procederà al pagamento del dividendo ordinario di 1 euro, approvato peraltro dall’assemblea proprio questa settimana.
Guida alle cedole. Prima di procedere all’acquisto gli investitori sono tenuti però a porsi le domande di rito. Una su tutte: ne vale la pena? Come in tutti gli acquisti azionari infatti, oltre al dividendo in sé è importante valutare le prospettive di apprezzamento dei titoli. Che magari, se corroborate da numeri di bilancio solidi, si tradurranno poi in cedole sempre più generose in futuro.
Per questo MF-Milano Finanza ha raccolto le indicazioni degli analisti sulle magnifiche cinque che staccheranno il dividendo - tutto o in parte - il prossimo 22 settembre, indicando anche il potenziale di crescita dei titoli rispetto ai prezzi attuali.
De’ Longhi. C’è grande attesa per il dividendo straordinario da 42 centesimi (parte di un cedolone totale da 1,25 euro, +87% rispetto a quello staccato dopo il precedente esercizio). Anche perché il titolo della società trevigiana, nota anche fuori dai confini nazionali per l’iconico Pinguino, da inizio anno è un po’ snobbato dal mercato, che lo ha di fatto lasciato ristagnare con una modesta performance del +4,4% (+23% l’indice Ftse Italia All Share, +19% il Ftse Mid Cap). Eppure i due terzi degli analisti che coprono il titolo sostengono che De’ Longhi sia da comprare. Tanto che il prezzo obiettivo medio implica un potenziale di rialzo del 21,5%. E l’azione sembra anche sottovalutata: il rapporto prezzo-utili attesi per quest’anno a pari a 13,5, contro la media di 16,8 dell’ultimo lustro.
Eni. Acconto da 26 centesimi nella prima tranche del dividendo 2025 del Cane a Sei Zampe, che si presenta all’appuntamento con lo stacco cedola in buona salute, vista anche la performance da inizio anno del 20%. Il titolo, che tratta a leggero sconto rispetto alla media degli ultimi cinque anni (p/e di 10,4 contro 11) potrebbe però aver già corso parecchio secondo gli analisti che lo coprono.
La raccomandazione più diffusa (55% del totale) è quella di neutralità, e il prezzo obiettivo medio indicato è più basso dell’1,4% rispetto ai livelli attuali. Attenzione però ai tanti elementi che giocano a favore della società guidata dal ceo Claudio Descalzi: il dividend yield elevato (6,9%), ma non solo. All’indomani dei conti trimestrali di luglio Equita, ad esempio, ha alzato il prezzo obiettivo a 16,5 euro (+8% rispetto ai livelli attuali) citando tra i vari punti di forza «la possibilità di migliorare il programma di buyback (da 1,5 miliardi, ndr), dato lo sviluppo positivo nella strategia, la buona performance finanziaria e il bilancio molto solido». La sim apprezza «molto» il messaggio, «in quanto il miglioramento del buyback sarebbe in controtendenza rispetto al settore, in uno scenario fondamentale meno favorevole».
Piaggio. Acconto da 4 centesimi in vista anche per l’azienda costruttrice della Vespa e di altri mezzi a due ruote di cui la holding Immsi della famiglia Colaninno è azionista di riferimento. Il titolo non sta certo passando uno dei suoi migliori momenti in borsa, tanto che è in perdita da inizio anno. Gli analisti che lo seguono restano però tendenzialmente ottimisti: la metà dei giudizi suggerisce di comprare (e uno solo di vendere) con un potenziale di rialzo medio del 14,5% e una valutazione ragionevole: il titolo tratta infatti a meno di 13 volte gli utili attesi, contro le 16,6 medie dell’ultimo quinquennio.
Sesa. L’azienda informatica di Empoli, reduce dall’assemblea che ha approvato il bilancio consolidato chiuso a fine aprile (con 3,3 miliardi di euro di ricavi) si prepara a staccare la sua cedola da 1 euro, unica tra le società della rosa a distribuire il dividendo ordinario. Per gli analisti che seguono il titolo, Sesa ha ancora forti margini di crescita in borsa: il consenso Bloomberg lo vede in crescita media del 49,5% con quattro raccomandazioni di acquisto, due di neutralità e nessuna di vendita.
La società sta vivendo un anno borsistico discreto: +16% la performance, molto meglio dell’indice Star (+6,5%) di cui fa parte, ma nell’ultimo anno è in rosso del 22%, ragion per cui gli analisti credono che il titolo abbia ancora ampi margini di crescita. All’indomani dei conti pubblicati a luglio Intermonte ha alzato il prezzo obiettivo sul titolo da 120 a 140 euro, confermando giudizio buy, apprezzando «l’attenzione del management nel perseguire la crescita organica e il miglioramento della generazione di flussi di cassa, così come nel definire obiettivi prudenti e credibili».
Stm. Acconto di 9 centesimi di dollaro Usa in vista per la società dei semiconduttori guidata dal ceo Jean-Marc Chery. Il titolo non sta certo passando uno dei suoi periodi migliori in borsa: da inizio anno è in rosso dell’1,4%, ma sulla performance complessiva ha influito e non poco il tracollo dello scorso 24 luglio quando, in scia alla pubblicazione dei conti semestrali, Stm ha perso in una sola seduta il 16,6%. A deludere il mercato, in quell’occasione, è stata la guidance fornita per il terzo trimestre, sia a livello di ricavi sia di margine lordo. Due giorni dopo però la notizia di una maxi-acquisizione da 950 milioni di dollari nel business dei sensori ha ridato un po’ di smalto al titolo.
Gli analisti sono in prevalenza neutrali sulla società, con il 54% di loro che fornisce raccomandazione hold (mantenere) e il 38% che invece suggerisce di comprare. Per il consenso Stm può apprezzarsi del 13%, anche se è decisamente cara rispetto alla media degli ultimi anni: tratta infatti a 45 volte gli utili attesi, contro 17,5 del quinquennio passato.
La classifica delle cedole. Per chi invece volesse già proiettarsi alla prossima primavera, e magari iniziare a impostare il portafoglio per catturare rendimenti da dividendo importanti, la tabella in pagina riunisce i primi 50 titoli di Piazza Affari (segmento Egm escluso) ordinati per dividend yield atteso.
A farla da padrona, in attesa di capire le loro sorti borsistiche (si veda l'articolo a pagina 8) sono ancora le banche: le stime FactSet vedono per Mps, ad esempio, un rendimento da cedola potenziale del 12,2%, frutto di uno stacco atteso da 1,023 euro (in crescita dagli 86 centesimi dello scorso anno). Seguono a ruota Banco Bpm (dividend yield dell’8,7%) e la PopSondrio (8,6%).
Per trovare la prima società non finanziaria bisogna scendere al nono posto in classifica, dove compare Mondadori. Il rendimento da dividendo atteso per il gruppo editoriale della famiglia Berlusconi è del 7%, e la cedola stimata da FactSet è di 14,9 centesimi. Si tratterebbe anche in questo caso di un incremento rispetto ai 14 centesimi staccati dagli utili 2024. (riproduzione riservata)