Procedura Ue contro il golden power: cosa c'è in gioco
Procedura Ue contro il golden power: cosa c'è in gioco
La Commissione europea avvia una procedura di infrazione contro l'Italia per il golden power. Il governo dovrà rispondere entro due mesi, mentre si valutano impatti su Unicredit e Banco Bpm

di Angelo De Mattia 24/11/2025 20:35

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L’annuncio della procedura europea di infrazione versus la normativa sul golden power si presta a diverse considerazioni. Innanzitutto, finora non è del tutto chiaro se il riferimento è al Dpcm che ha applicato la legge al caso dell’ops Unicredit sul Banco Bpm oppure se i preannunciati rilievi riguardano la stessa legge regolatrice che è stata approvata nel 2012 con il governo Monti ed è stata riformata nel 2022 con l’esecutivo Draghi. Poiché in quest’ultimo caso sarebbe veramente singolare che ci si svegliasse dopo 13 anni o, nell’ipotesi minore, dopo 3 anni, allora si potrebbe ritenere che non alla legge si rivolgono le censure, ma al modo in cui essa viene applicata e qui si deve chiamare in ballo il predetto Dpcm. Può essere un escamotage per rimettersi nella condizione di muovere indirettamente contestazioni alla legge a suo tempo non mosse oppure un modo per coinvolgere indistintamente l’applicazione della legge con il suddetto decreto e le altre potenziali applicazioni.

Il governo dovrà rispondere alle contestazioni entro due mesi. Intanto sarebbe difficile sostenere che il golden power non possa applicarsi alle banche: la tutela del risparmio, costituzionalmente sancita, può essere violata e ciò ben potrebbe porre un problema di sicurezza nazionale, proprio per il ruolo che ha il risparmio nell'economia, nella società civile e nelle istituzioni.

La posizione di Bruxelles sul golden power

Ciò posto, i principali rilievi della Commissione Ue sembra che siano due: il golden power confligge con la libera circolazione dei capitali nel mercato unico; la relativa normativa si sovrappone alle funzioni peculiari della Vigilanza bancaria finanziaria. La competente struttura della Commissione sta esaminando i profili di un eventuale conflitto con le regole della concorrenza (e, quindi, delle concentrazioni).

Che la disciplina in questione possa impattare sulla circolazione dei capitali dovrebbe essere scontato: il problema diventa allora di valutare i modi, la ragionevolezza e la proporzionalità dell'intervento dello Stato, non certo l’esclusione dell'intervento stesso, cosa che significherebbe ritenere di fatto inammissibile il golden power, ma senza che ciò abbia adeguate motivazioni.

Quanto alla sovrapposizione alla Vigilanza, l’osservazione sembra non infondata. Ma anche in questo caso si tratta di stabilire come organi e normative con finalità, tempi e procedimenti diversi possano armonizzare la propria azione. Il problema è come fare sì che entrambe le misure, della Vigilanza e del golden power, possano essere adottate senza sovrapposizioni o subordinazione dell'una all'altra, ma secondo un raccordo ab initio.

Unicredit - Bpm, cosa può cambiare

Tutto ciò inciderà sul caso Unicredit-Bpm? L’ad della prima, Andrea Orcel, ha detto che per la sua banca quel progetto è ormai archiviato. Bpm, dal canto suo, aveva sempre lasciato intendere che le proprie possibilità di difesa prescindevano pure da un intervento dello Stato.

Si potrebbe ritenere che Orcel avesse intenzione soprattutto si chiarisse che con l’operazione in questione non aveva messo in forse la sicurezza nazionale. Vedremo, allora, quale sarà l’esito della procedura avviata da Bruxelles. Ma Unicredit ha pure fatto ricorso al Consiglio di Stato contro la pronuncia del Tar del Lazio che aveva accolto solo parzialmente le censure dell’istituto nei confronti del modo in cui la predetta disciplina era stata applicata all’ops.

Sarà difficile comunque che il Consiglio di Stato trascuri le decisioni di Bruxelles. Sarebbe altresì singolare che tra i due litiganti il terzo che gode possa essere Crédit Agricole che ha chiesto l'autorizzazione ad aumentare la sua partecipazione nel Banco fino al 30%.

Naturalmente l’attivismo della Commissione europea nei confronti dell’operazione Unicredit si spera sia pari all’attivismo che deve dimostrare in due casi abbastanza vicini: la fallita ops del Bbva su Sabadell, in Spagna, e gli ostacoli frapposti anche dal governo tedesco proprio a Unicredit nell’operazione versus Commerzbank. Come in altre circostanze dobbiamo ricordare che non dovrebbe esistere, nell’Unione, alcun marchese del Grillo; non devono sussistere trattamenti preferenziali intonati all’«io so’ io e voi nun siete un...». (riproduzione riservata)