Ribadisce che «l'offerta non è stata in alcun modo sollecitata, nè preventivamente discussa o concordata con la banca». Conferma di rimanere «impegnata nell'esecuzione del proprio percorso di crescita». E sottolinea «le incertezze e i rischi connessi con uno scenario di integrazione con Bper». Il cda della Banca Popolare di Sondrio accoglie con freddezza l'offerta pubblica di scambio lanciata, nei giorni scorsi, dall’istituto dell'Emilia Romagna. Ritiene che «l'offerta, per le tempistiche e le modalità con cui è stata promossa e annunciata, non riflette il percorso di creazione di valore della banca in ottica stand alone». E che anzi produca come risultato il «venir meno l'autonomia giuridica e decisionale della Banca Popolare di Sondrio».
Ma c’è anche di più. Un accorpamento con Bper fa temere per il futuro dei dipendenti perché l'importo delle sinergie di costo annunciate (190 milioni di euro), fa «intravedere potenziali ricadute sul personale e sulla struttura organizzativa e commerciale della banca, cui la Popolare di Sondrio Sondrio ha da sempre riservato particolare attenzione, raggiungendo livelli di efficienza (cost/income) competitivi nel panorama italiano».
Pertanto, il cda ritiene «che sia nell'interesse di tutti gli azionisti poter valutare il profilo di solidità patrimoniale e le prospettive di crescita e creazione di valore del nuovo piano su base stand alone, confrontandoli con le incertezze e i rischi connessi con uno scenario di integrazione». Le motivazioni alla base del diniego della proposta di Bper sono state adottate da tutto il consiglio della banca della Valtellina «con la sola astensione» di Roberto Giay, che rappresenta l’azionista Unipol, di cui è anche uno dei principali manager. (riproduzione riservata)