Piazza Affari, queste 60 azioni super buy possono correre oltre il 30%
Piazza Affari, queste 60 azioni super buy possono correre oltre il 30%
Il Ftse Mib finora a settembre si è dimostrato resistente: +0,7%. La rotazione settoriale è timida, ma può accelerare. Le 10 blue chip più consigliate dagli analisti. E le mid cap con cui volare

di Francesca Gerosa 26/09/2025 20:00

Ftse Mib
43.078,13 23.50.25

0,00%

Dax 30
24.422,56 23.50.25

+1,28%

Dow Jones
46.519,72 1.27.20

+0,17%

Nasdaq
22.844,05 23.50.25

+0,39%

Euro/Dollaro
1,1723 1.30.28

+0,22%

Spread
84,60 17.29.57

+0,94

I mercati azionari hanno smentito la storica debolezza di settembre. L’indice Ftse Mib di Piazza Affari ha mostrato segnali di resilienza (+0,7% da inizio mese), consolidando il guadagno da inizio anno (+23,5%), secondo in Europa solo allo spagnolo Ibex (+30,7%). E migliore rispetto all’S&P500 (+12%) con il fiato sospeso per la prossima mossa sui tassi di interesse da parte della Fed (il dibattito si concentra su uno o due tagli da 25 punti base entro la fine dell'anno) e per la nuova stagione di conti trimestrali.

Meglio giocare in casa, ancora sull’onda della promozione di Fitch dell’Italia (il 10 ottobre tocca a S&P, BBB+ e outlook stabile), e volgere lo sguardo ai 48.900 punti, i massimi del 2000 per l’indice Ftse Mib. «Un test credibile di quest’area avrebbe una valenza non solo tecnica, ma anche simbolica: chiudere un quarto di secolo di rincorsa», afferma a Milano Finanza Gabriel Debach, market analyst di eToro. Da qui a fine anno Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia, si aspetta un andamento altalenante con un possibile target in area 43.500. Mentre per il 2026 stima un rialzo del 10% (obiettivo 48.000) legato soprattutto agli utili delle imprese del settore dei servizi.

Banche in pole, fino a quando?

Una sovraperformance rara, quella del listino milanese, che si spiega con la composizione dell’indice. Le banche, infatti, hanno visto la loro capitalizzazione passare da 159 a 233 miliardi in otto mesi, portando il loro peso dal 31% al 38%, nota Debach. Sono il vero motore del rally, sostenute da margini da tassi ancora elevati, sebbene in calo, grazie a un deposit beta tra i più bassi d’Europa, dal risiko bancario, dai buyback e da distribuzioni record. Unicredit (16,5%) e Intesa Sanpaolo (13,9%) valgono ormai quasi un terzo del listino e da sole spiegano il 45% del rialzo di Piazza Affari. Il trend è destinato a continuare. «Le banche hanno ancora benzina per correre, anche se il serbatoio non è più pieno dopo anni di sprint. Le valutazioni sono salite, ma su orizzonti lunghi restano sotto le medie storiche», prevede l’analista di eToro.

Mini rotazione

È anche vero che settembre ha visto una prima rotazione, «non strutturale, chiara e dominante tra i settori del Ftse Mib, ma ci sono alcuni spunti interessanti che suggeriscono movimenti rotazionali», sottolinea Jacopo Marini, analista quantitativo e trader per Swissquote. «Certi titoli più sensibili al ciclo economico, come gli industriali, i tecnologici le infrastrutture, stanno mostrando performance migliori rispetto a banche o consumer più esposte al rallentamento economico interno». D’altra parte il comparto bancario è molto sensibile alle variazioni dei tassi, per cui se il mercato comincia a scontare un rallentamento, spesso gli investitori tendono a privilegiare titoli con flussi più stabili o meno ciclici come gli energetici, aggiunge Marini, prevedendo una rotazione settoriale più forte nei prossimi mesi.

I tech sgomitano

Il comparto bancario, che da inizio anno resta in progresso di oltre il 48% (Ftse Italia All Share bancario), nell’ultimo mese ha rallentato (-0,33%). Il testimone è passato al settore tecnologico (+7,15%), con STMicroelectronics protagonista assoluta nel tentativo di colmare il gap lasciato dalla trimestrale, e agli industriali (+5,44%), dove Prysmian ha continuato la sua corsa: quinto mese consecutivo in rialzo e ben nove nuovi massimi storici solo a settembre.

Dunque, il listino non è più solo a trazione banche. Una dinamica che per Debach riflette anche il quadro globale, dove il taglio dei tassi Usa ha riacceso l’interesse per i semiconduttori e l’industria, spostando il baricentro del mercato dai titoli rifugio a quelli più agganciati alla ripresa. «Nei prossimi mesi ci aspettiamo una maggior rotazione verso il settore dell’energia, delle utilities, del tech e della difesa», indica Diodovich. «Crediamo che ci possa essere un forte aumento delle richieste energetiche, superiore alle attese del mercato, e un’ulteriore accelerazione al riarmo con le pressanti provocazioni della Russia ai confini della Nato».

Raffica di buy

Sono 60 le azioni del listino più «coccolate» dagli analisti (si veda la tabella sotto), quelle che, stando al consenso Bloomberg, non sono coperte con un rating sell, hanno più buy (acquistare) di hold (tenere in portafoglio) e soprattutto, sulla base del prezzo obiettivo medio, offrono ancora un margine di apprezzamento. Una rosa ristretta che rappresenta i «pezzi forti» di Piazza Affari: 10 quelli del Ftse Mib dove spiccano Saipem, la fresca new entry Lottomatica e FinecoBank, tutte con upside a due cifre, ma è Enel seguita da Leonardo a dominare con più buy (20) in assoluto. Mentre tra le mid cap e nel segmento Star brillano Unidata, Pharmanutra e Abitare In per la potenziale corsa addirittura a tre cifre (fino a +102%), non per il numero di buy. In questo caso in cima alla classifica ci sono Pirelli (14), Ferretti, De’ Longhi, Iren, Intercos, Reply e Sanlorenzo.

Difesa a due facce

Nonostante il rally, Leonardo resta tra i titoli più interessanti secondo Debach. Spiragli di pace assenti, tensioni geopolitiche crescenti e una corsa agli armamenti che non accenna a fermarsi continuano a sostenere il settore difesa. «Nel 2025 Leonardo ha già registrato 20 nuovi massimi storici, appoggiato da fondamentali solidi: ordini a 11,2 miliardi (+9,7%), ricavi a 8,9 miliardi (+12,9%), free cash flow rivisto a 920-980 milioni e debito in calo del 27% a 2,2 miliardi», ricorda Debach, precisando che sul piano tecnico la rottura della fascia di congestione tra 43 e 50 euro ha rilanciato il trend rialzista: ora il titolo punta a ritestare i massimi assoluti in area 55 euro, con obiettivi a 58-60 euro. Invece 49 euro resta il supporto e stop loss da monitorare. Diodovich segue con particolare interesse anche Enel con target a 8,28 e a 8,80 euro e stop loss a 7,60 euro, l’utility più difensiva per eccellenza che, forte di un rendimento del dividendo al 6,4% (stima 2026), è tra le top picks di Banca Akros insieme a Saipem (yield del 6,6%).

Mid scattanti

Mfe, secondo Banca Akros, nel 2026 arriverà a offrire si suoi azionisti addirittura l’8%, Iren il 5,8%, azioni che insieme a De’ Longhi, Moltiply, Reply e Orsero, fanno parte del portafoglio di Akros. E se Mondadori, secondo Marini, nei prossimi tre mesi può raggiungere i 2,20 euro e persino superarli, Ferretti, in calo ogni anno dal suo sbarco in borsa, grazie al suo backlog da 761 milioni, che garantisce visibilità sui prossimi 18 mesi, alla strategia di spostamento verso yacht di dimensioni maggiori e più personalizzati e al programma di contenimento dei costi che sostengono la guidance 2025 (ricavi a 1,24 miliardi e margini al 16,5-16,7%), potrebbe uscire dal range in cui si muove da mesi tra 2,60 e 2,90 euro. Un superamento deciso di 3 euro, suggerisce Debach, può fornire un segnale di forza con target a 3,20, mentre l’area a 2,60 euro resta il supporto chiave e livello di stop loss.

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