Azioni, Piazza Affari vola oltre 40.000: le occasioni da cogliere dopo lo shock dazi
Azioni, Piazza Affari vola oltre 40.000: le occasioni da cogliere dopo lo shock dazi
Il dietrofront di Trump sui dazi spinge il Ftse Mib al massimo da 18 anni. Il risiko bancario ha dato una mano all’indice ma adesso c'è chi teme l’effetto bolla. Il punto degli analisti, a partire da BofA e Goldman Sachs 

di di Elena Dal Maso  16/05/2025 18:00

Ftse Mib
40.087,40 7.57.10

+0,26%

Dax 30
23.997,48 23.52.15

+0,27%

Dow Jones
42.270,07 10.41.28

+0,13%

Nasdaq
19.113,77 23.52.15

-0,32%

Euro/Dollaro
1,1348 6.22.00

+0,01%

Spread
97,87 17.30.10

+0,11

Il Ftse Mib ha sfondato quota 40.000 punti che non vedeva dal 2007, confermando il livello per più sedute fino ad arrivare, venerdì 16, a oltre 40.700 punti. Questo è avvenuto ad un mese abbondante di distanza dal terribile Liberation Day di Donald Trump, il 2 aprile scorso quando sono stati annunciati i dazi reciproci degli Usa che hanno scatenato grandi vendite sui mercati. Poi il presidente ha avviato le contrattazioni bilaterali e ha trovato un accordo di 90 giorni con la Cina per abbattere le barriere doganali. Il risultato? Euforia iniziale sui mercati, che poi si è stemperata. Intanto il Ftse Mib, l’indice principale di Piazza Affari, ha guadagnato il 14,8% dal Liberation Day, non molto di più di quanto ha registrato da inizio anno (+18,7%). Come c’era da aspettarsi, gli analisti hanno cominciato a chiedersi se il rally sia solido oppure un fuoco di paglia. Anche perché il Ftse Mib è un indice particolare, dove il settore finanziario pesa molto e qui gioca un ruolo rilevante il risiko bancario come non si vedeva da decenni. Occhio poi a lunedì 19 maggio, quando metà titoli del Ftse Mib staccherrano dividendo: storicamente l’indice finisce in un calo tecnico.

Goldman Sachs: l’Europa vale di più

Intanto, due importanti banche d’affari americane, BofA e Goldman Sachs, ritengono che esista ancora valore in Europa e anche in Italia. Che emerge da due fattori: da un lato la buona (e inattesa) stagione delle trimestrali, dall’altro i multipli contenuti a cui scambia ancora Piazza Affari rispetto agli altri listini. Dopo gli accordi di Ginevra fra Usa e Cina, gli analisti di Goldman Sachs hanno alzato le previsioni di rendimento sull’indice Eurostoxx 600, stimando una crescita dell’1% a 3 mesi e del 5% a 12 mesi e stabilendo nuovi target attesi dell’indice a 550 punti (tre mesi, equivale però al livello attuale) e 560 punti (a un anno) rispetto ai precedenti 470 e 490. Inclusi i dividendi, il rendimento totale atteso a 12 mesi sale all’8%.

La banca d’affari americana ha poi rivisto al rialzo le stime sugli utili per azione che ora sono attese piatte per il 2025 (0%) e in crescita del 4% nel 2026, rispetto alle precedenti attese di -7% e 0%. Questo perché, ragionano gli analisti, «abbiamo visto una solida stagione degli utili nel primo trimestre e un miglioramento dello scenario macro». Goldman sottolinea che ogni variazione di un punto percentuale nella crescita del pil comporta, in media, una revisione di circa il 10% (in più o in meno) sugli utili delle aziende europee.

Il Value resta sottovalutato

Sul fronte delle valutazioni, il rapporto prezzo/utile (p/e forward, atteso a 12 mesi) del consenso degli analisti per l’Europa scambia a 14,2 volte, oltre la mediana degli ultimi 20 anni (13,1 volte), indicando «che il mercato non appare più particolarmente a sconto. Tuttavia, le azioni europee continuano a scambiare con uno sconto del 32% rispetto agli Stati Uniti e del 23% su base settoriale». A questo si aggiunga che l’inflazione è attesa in calo nel corso dell’anno e questo dato potrebbe essere la base per una crescita dei multipli, «grazie alla correlazione storica tra inflazione più bassa e valutazioni più elevate». Secondo l’analisi di Goldman, infine, i settori Value in Europa (automobili, banche, energia) scambiano sotto la loro media media storica, mentre quelli Growth (tech) restano ancora sopra.

BofA: sorpresa utili

Gli analisti di BofA hanno notato con una certa sorpresa, in un report sulle azioni europee, che la stagione degli utili è stata «normale». Il 75% delle società dello Eurostoxx 600 ha già pubblicato i risultati, di questi, il 60% delle aziende ha superato le attese del consenso sugli utili, in linea con le medie storiche. Come se i dazi (per ora) non fossero esistiti. Presi in aggregato, gli utili in Europa si sono attestati al 6% sopra le attese, ancora una volta in linea con le medie storiche. Fino a poche settimane fa, gli analisti si attendevano un primo trimestre debole, con una previsione di contrazione dei profitti annui dell’8%. Lo Eurostoxx 600 dovrebbe registrare ora una contrazione dell’utile per azione del 4% e una crescita a partire dal secondo trimestre 2025.

Ftse Mib a forte sconto

BofA si chiede ora se sul mercato ci siano settori sottovalutati. Anche se, come si è visto, il mercato ha registrato «un rimbalzo significativo, settori ciclici come le Risorse di base, il Real Estate e l’Automotive sembrano avere ancora margine per ulteriori rialzi (su cui manteniamo un giudizio overweight)», scrivono gli analisti. Che aggiungono: il settore più penalizzato sia in termini di performance che di sconto di valutazione è quello Sanitario su cui hanno un giudizio ugualmente di overweight, sovrappeso.

A livello di mercati, dall’analisi emerge come il Ftse Mib resti ancora fortemente sottovalutato, scambia infatti a 10,9 volte il rapporto prezzo/utili atteso nei prossimi 12 mesi contro le 16,9 svolte del mercato in Svezia, le 16,8 volte della Svizzera, le 15,4 volte dell'Olanda le 13,8 volte della Germania e e le 13,7 volte della Francia. Ache la Spagna resta sopra, 11,1 volte.

Chi ha corso e chi no

A questo punto Milano Finanza ha voluto sondare con alcuni analisti di mercato se Piazza Affari ha ancora fiato per salire, trainata da un m&a bancario che potrebbe anche arenarsi nei prossimi mesi (Unicredit, per esempio, gioca su diversi tavoli) e dalla ripresa del settore industriale, che ha già cominciato a rialzare la testa grazie alla tregua sui dazi. I titoli che hanno corso di più dal Liberation Day nel settore finanziario sono Mediobanca (+21,6%), a seguire Unipol (+14,5%) e Mps (+12,1%). Fra gli industriali-tech, StM ha guadagnato quasi il 17%, Telecom Italia oltre il 16%, Pirelli il 12,3%. Non a tutti è andata così bene. Banca Mediolanum, per esempio, è ancora indietro del 2% sui valori del Liberation Day, mentre Tenaris ha perso da allora quasi il 14%, Eni il 6%, Stellantis il 5%, Recordati il 2,6%.

Un rally solido

Giorgio Vintani, analista e consulente finanziario indipendente, ricorda che i «mercati europei trattano a sconto rispetto a quelli d'oltreoceano. Inoltre, il ribasso dei tassi della Bce sta sostenendo. Mi sento tranquillo sul progresso mostrato dall’indice. Certamente la crescita economica è più lenta e per questo la Bce è stata più attiva della Fed nel ridurre i tassi quest’anno. La partita dei dazi deve essere ancora giocata, ma vedo segnali incoraggianti da parte dell’amministrazione statunitense».

Quanto all’ondata di m&a nel settore finanziario, aggiunge Vintani, le «operazioni hanno dato lustro al mercato. Penso che, alla fine, almeno qualcuna dovrebbe andare in porto. Se ciò non dovesse succedere, ovviamente i titoli delle potenziali prede ne risentiranno a breve termine. A lungo termine sono più ottimista, in quanto i manager delle società target stanno facendo di tutto per evitare di essere acquisiti e, di conseguenza, anche queste banche cercheranno di esprimere i migliori risultati possibili in un ottica stand-alone».

Sulla selezione dei titoli, Vintani resta prudente, cita però «Stellantis, potrebbe giovare della nomina di un nuovo ceo e di un nuovo piano industriale». I titoli che piacciono all’analista sono un mix fra chi ha corso e chi è rimasto indietro: Unicredit, Revo Insurance, Lu-Ve e Sanlorenzo».

Corsa troppo veloce in poco tempo

Chi mette le mani avanti e preferisce essere cauto è David Pascucci, analista azionario di Xtb, che avverte: «abbiamo visto un recupero troppo forte in poco tempo, un classico della fasi ad alta volatilità che caratterizzano i mercati orso di lungo periodo. I rialzi sono generalizzati e proseguono per tutti i titoli, soprattutto i finanziario. Finché il trend nel breve rimane tale, potremmo continuare ad assistere a questa fase che risulta sospetta». A maggior ragione, se non dovessero andare a buon fine le mosse del risiko bancario, «potremmo attenderci un ritorno della volatilitá sui titoli coinvolti in queste operazioni, ovvero un ritorno delle vendite. Con i mercati sui massimi, con oscillazioni molto ampie da inizio anno su base settimanale, bastano poche notizie negative per capovolgere il sentiment».

L’inflazione dietro l’angolo

Il settore industriale é quello che sta affrontando il periodo piú incerto, nota Pascucci, dove l’incertezza riguarda i «dazi ancora non definiti e rimandati nel tempo, oltre alle incertezze sulla domanda dei consumatori e la loro possibile reazione agli aumenti dei prezzi». Situazione in stallo e in via di definizione, in ogni caso «nulla di buono considerando che i dazi ci saranno, piú incerto invece lo scenario riguardo l’inflazione. Il settore industriale potrebbe essere quello piú colpito da questo scenario poco rassicurante, considerando anche la volatilitá ancora alta sul mercato», ragiona Pascucci. Che sottolinea: i titoli industriali potrebbero soffrire ancora. (riproduzione riservata)