Acquistare e tenere per sempre. Certo, «per sempre» suona impegnativo. Ma non sono poche le azioni di Piazza Affari che riescono a garantire dividendi in crescita costante, vantaggi competitivi solidi e la capacità di adattarsi a un mondo che cambia più in fretta dell’umore di Donald Trump. Grazie a un’ottima salute finanziaria e a una gestione prudente, A2A, Acea, Snam, Terna, Iren, Hera, Enel, Amplifon, Buzzi, Campari, Prysmian, Moncler, Recordati, Poste, Mediobanca e Generali (queste ultime due ex periodo Covid) hanno aumentato i loro dividendi senza interruzioni tra il 2015 e il 2024, offrendo una protezione naturale contro l’inflazione. Rappresentano, quindi, un’opportunità interessante per gli investitori alla ricerca di fonti di reddito passive. Non di rendimenti a due cifre, il più delle volte non sostenibili nel tempo.
Nella tabella sotto, creata da Intermonte per MF-Milano Finanza sulla base delle stime del consenso Factset, si passa, infatti, dallo yield dell’1,1% del dividendo di Diasorin nel 2025 al più che apprezzabile 9,1% di Bper Banca. Nel caso poi di Poste, Mfe, Italgas, Mediobanca, Unipol, Iren, Unicredit, Generali, Maire, Iveco e Technogym l’incremento del dividendo stimato dal 2025 al 2026 non passa inosservato. A dimostrazione che il rendimento da dividendi rimane un punto distintivo positivo del mercato italiano. «Attualmente stimiamo che i titoli del Ftse Mib offrano un rendimento del 5,1% nel 2025 sugli utili 2024, tasso che sale al 5,3% per il 2026», sottolinea Alberto Villa, responsabile equity research di Intermonte.
Le società di media capitalizzazione offrono dividendi più contenuti: 3,7% per il 2025, ma anch’essi attesi in crescita al 4% nel 2026. La differenza, spiega Villa, è legata alla presenza nell’indice delle large cap di titoli a elevati rendimenti come finanziari e utilities, poco rappresentati tra le medie capitalizzazioni, dove invece sono presenti titoli a maggior crescita prospettica attesa. Infatti, puntare su dividendi crescenti nel tempo consente di investire in titoli che hanno prospettive positive di crescita del business sottostante. Inoltre, «un portafoglio di titoli con dividendo interessante e in crescita beneficia di una maggior stabilità e di una buona potenzialità di apprezzamento: può rappresentare una valida alternativa ai portafogli obbligazionari. Gli svantaggi», continua l’esperto di Intermonte, «sono legati al rischio di escludere opportunità di investimento in titoli che, sebbene non offrano piani di incremento dei dividendi interessanti, stanno affrontando periodi di crescita importanti e possono generare valore per gli azionisti attraverso l’apprezzamento del prezzo del titolo».
Alla luce anche della necessità di compensare in futuro tassi di interesse, che con ogni probabilità rientreranno su livelli più bassi a seguito delle prossime scelte di politica monetaria delle banche centrali, gli investitori domestici italiani, pur privilegiando l’investimento obbligazionario, preferenza rafforzata di recente dalle cedole generose dei titoli di Stato italiani e dalla prevedibilità dei redditi di molte emissioni, osserva Francesco Lomartire, Head of Intermediary Client Coverage Southern Europe di State Street Global Advisors, hanno da sempre espresso attenzione per le società appartenenti a vari settori in grado di distribuire su orizzonti molto lunghi dividendi almeno in linea con gli anni precedenti o addirittura crescenti.
Queste società in alcuni casi sono identificabili attraverso alcune caratteristiche fondamentali prevalenti che possono essere sintetizzate attraverso l’appellativo di dividend aristocrats. «Come asset manager globale gestiamo strategie indicizzate orientate ai dividendi crescenti su diverse regioni, tra queste quella focalizzata sull’area euro che ha visto negli ultimi anni un aumento della presenza di società italiane che hanno remunerato gli azionisti con dividendi costanti o crescenti per almeno 10 anni», nota Lomartire.
L’Etf Spdr S&P Euro Dividend Aristocrats (+49,4% di performance a tre anni) copia l’indice S&P Euro High Yield Dividend Aristocrats, ideato per misurare la performance delle 40 società dell’Eurozona a più alto rendimento facenti parte dell'indice S&P Europe Broad Market e che abbiano adottato una politica di stabilità o di incremento nella gestione dei dividendi per almeno 10 anni consecutivi. Ebbene, tra le prime dieci posizioni del fondo in base al peso ci sono tre società italiane: Generali, Unipol e A2A. Subito fuori dalla top ten c’è il plotone delle utilities italiane: Terna, Hera ed Erg insieme al colosso farmaceutico Recordati, quest’ultimo nell’indice da oltre 10 anni.
Tra i finanziari con dividendi interessanti Villa segnala Intesa Sanpaolo, Generali, Banco Bpm, Unipol e Poste Italiane. Da tutte queste società si aspetta dividendi molto generosi e in crescita nel tempo, grazie a prospettive di redditività e payout in aumento. Si tratta, inoltre, di titoli con uno yield di almeno il 7%, un rendimento nettamente superiore a quello dei titoli obbligazionari governativi e corporate. Inoltre «dopo la compressione dei rendimenti dei titoli obbligazionari subordinati emessi da banche e assicurazioni, i rendimenti dei dividendi appaiono ora più interessanti».
Spiccano le utilities, tra gli altri settori, come Enel, Italgas, Iren e Snam. Ma anche Eni, Mfe, Inwit, Pirelli offrono rendimenti importanti. Invece, tra i titoli che sono emersi in tempi più recenti come attrattivi sul fronte dividendi e che potrebbero rafforzare le fila dei veterani, Villa indica Saipem, che prevede la distribuzione di cedole corpose al completamento dell’integrazione con la norvegese Subsea7, e Nexi che ha introdotto il pagamento di dividendi insieme a piani di buyback a partire da quest’anno. Intanto, nel giorno più importante della «vendemmia», il 19 maggio, saranno proprio Amplifon, Azimut, Banco Bpm, Fineco, Intesa Sanpaolo, Inwit, Italgas, Moncler, Nexi e Tenaris a staccare le cedole 2025 relative ai bilanci 2024.
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