Piazza Affari, le 40 azioni con rendimento da dividendo atteso fino al 10%. E quali mettere in portafoglio
Piazza Affari, le 40 azioni con rendimento da dividendo atteso fino al 10%. E quali mettere in portafoglio
Nell’ultimo anno i titoli di Piazza Affari ad alta cedola hanno offerto anche apprezzamenti del capitale ben più elevati degli indici di mercato. E oggi hanno rendimenti attesi ancora interessanti, soprattutto in alcuni settori

di di Marco Capponi 14/11/2025 20:00

Ftse Mib
43.994,69 6.56.45

-1,70%

Dax 30
23.876,55 23.50.48

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Dow Jones
47.147,48 21.36.55

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Nasdaq
22.900,59 23.50.48

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Euro/Dollaro
1,1625 23.00.29

+0,03%

Spread
74,78 17.30.00

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Il 2025 sarà ricordato come l’anno dei super dividendi. Come certificato da un recente studio di Capital Group, nel terzo trimestre gli stacchi di cedola a livello globale hanno superato i 518 miliardi di dollari, un livello da record, con la prospettiva di chiudere l’intero anno sopra la storica soglia dei 2 mila miliardi.

Per gli investitori, questi dati portano inevitabilmente a porsi una domanda: è possibile investire in azioni ad alto dividendo e battere il mercato anche per quanto riguarda l’apprezzamento del capitale? Il sogno di molti cacciatori di cedole, per anni considerato pura utopia, è diventato realtà nel corso dell’ultimo anno. Basta dare un’occhiata all’andamento di un Etf di State Street sugli aristocratici europei del dividendo, in cui un quinto del portafoglio totale è esposto a Piazza Affari: negli ultimi 12 mesi la sua performance total return (comprensiva delle distribuzioni) sfiora il 20%, più del doppio rispetto a un indice di mercato generalista - in euro - sull’indice Msci World delle azioni dei mercati sviluppati globali.

Le magnifiche 40

Nell’Etf in questione sono presenti, nelle prime dieci partecipazioni per peso, le due principali compagnie assicurative italiane: Generali e Unipol. Ma in altri prodotti simili compaiono nomi ugualmente importanti della borsa italiana, da Intesa Sanpaolo a Eni fino a Poste.

Tutte società che figurano anche nella tabella in basso, che riunisce le 40 big di Piazza Affari con almeno 500 milioni di euro di capitalizzazione di mercato e un rendimento da dividendo atteso minimo del 4%. Anche se non mancano quotate che arrivano anche a uno yield più alto del 10%: è il caso ad esempio di Mps, stima peraltro ritenuta realistica e sostenibile da buona parte degli analisti che coprono il titolo. La banca senese è seguita a ruota, con un rendimento da cedola atteso dell’8,7%, da Mediobanca, recentemente acquisita da Rocca Salimbeni.

Tra cedole e performance

I titoli ad alto dividendo di Piazza Affari, e più in generale quelli europei, sono stati negli ultimi anni un’autentica manna dal cielo. Questo perché settori tradizionalmente meno orientati all’apprezzamento e molto più allo stacco di cedole, come le banche, hanno registrato rally borsistici a doppia e tripla cifra, spinti da una miscela favorevole composta da tassi d’interesse elevati e aggregazioni.

«Abbiamo iniziato a spingere da circa un anno il tema dei dividendi, perché vedevamo una sottovalutazione estrema dell’Europa e dell’Italia, con l’opportunità di costruire portafogli che avessero rendimenti da dividendo lordo nell’ordine del 7-8%, uscendo anche dai classici settori da cassettisti come utility e tlc», commenta Gianmarco Rania, portfolio manager del fondo European Dividend Plus della società di gestione Banor.

«Queste strategie fin qui hanno sovraperformato sia dal punto di vista del rendimento total return che dell’apprezzamento del capitale: noi continuiamo quindi a costruirle, con rendimenti attesi un po’ più bassi, nell’ordine del 5-6%, ma ben più alti rispetto ad altri settori a distribuzione come ad esempio i Btp e in generale il reddito fisso investment grade (cioè ad alto merito creditizio, ndr)». Senza contare che ai dividendi spesso «va aggiunto, in media, un 2-3% di buyback, e quindi i total return arrivano al 7-8%».

Utility e tlc da corsa

A quali titoli guardare con maggiore interesse oggi in un’ottica di portafoglio italiano ed europeo ad alti dividendi? «Guardiamo in particolare a due settori che, grazie all’innovazione AI, stanno diventando quasi-growth, e cioè utility e telecomunicazioni», evidenzia Rania. Lato utility, i rendimenti da dividendo attesi più alti oggi sono quelli di Iren (5,6%), Enel (5,3%), Snam (5,3%), Acea (4,75%), Italgas (4,7%).

«La domanda di elettricità secondo gli analisti potrebbe crescere fino al 50% nei prossimi sette-dieci anni grazie alla domanda di data center e intelligenza artificiale», spiega il money manager. «Inoltre, questo settore è molto legato all’andamento dei tassi: in concomitanza con l’avvio dei tagli Bce il comparto, generalmente molto indebitato, ne ha tratto beneficio. Da qui si può portare a casa un 5% lordo di dividendo, ma anche con utili in crescita».

E poi ci sono le tlc, per le quali però bisogna guardare fuori dall’Italia. «I prezzi per la prima volta dopo tanti anni stanno salendo, oltre al fatto che vedremo probabilmente una fase di consolidamento in tutto il continente», aggiunge Rania. Inoltre «la crescita degli utili dovrebbe essere forte, e i dividendi in Europa sono perfino superiori al 5% se non al 6%».

Banche, che fare?

Il settore bancario può creare qualche grattacapo in più. Non tanto per i dividendi in sé, che restano elevati (oltre alle già citate Mps e Mediobanca, lo yield atteso di Banco Bpm è del 7,87%, quello della Popolare di Sondrio del 7,45%, mentre Intesa Sanpaolo e Unicredit sono al 6,3% e e 4,83%), quanto per la tenuta in borsa dopo tre anni di corsa forsennata. «Dal punto di vista dell’aumento di fatturato e utili siamo più cauti, per via dei tagli ai tassi della Bce a fronte di una crescita dei volumi di lending che non dovrebbe essere troppo elevata», evidenzia il gestore. «Le banche stanno cercando di aumentare volumi e business ad alto margine, come il risparmio gestito, ma un po’ di pressione sulla crescita rimane. Al contempo però dal punto di vista dei dividendi non dovrebbero esserci grandi cambiamenti».

Oltre che a Piazza Affari, Rania sta oggi rivolgendo l’attenzione agli istituti francesi, che «hanno rendimenti da dividendi attesi molto alti, ma anche per la situazione politica che si è venuta a creare nel Paese».

La carta delle polizze

Ancor più interessanti, a detta dell’esperto, sono oggi i titoli assicurativi. Non è forse un caso che nei grandi Etf sugli aristocratici del dividendo europei siano proprio loro i più presenti negli indici: Unipol ha oggi un dividend yield stimato sopra il 5%, Generali si muove intorno al 4,65%.

«Il settore dovrebbe un po’ risentire, soprattutto nel ramo Vita, dei tassi più bassi, ma comunque ha business diversificati in grado di compensare, ad esempio il ramo Danni». I dividendi migliori qui, secondo il money manager di Banor, «non sono tanto in Italia, ma in altri Paesi come l’Olanda, dove si arriva a dividend yield nell’ordine del 7%. Qui i titoli sono favoriti da una grande riforma pensionistica in atto». E poi ci sono «le compagnie inglesi, ma con un rischio di cambio associato alla sterlina». Allo stato attuale titoli assicurativi britannici come Aviva e L&G, che hanno dividend yield compresi tra 6% e 9%.

Petroliferi, i dimenticati

Ci sono opportunità anche nei titoli usciti un po’ dai riflettori negli ultimi mesi, a cominciare dai petroliferi. A Piazza Affari, non a caso, sia Eni sia Saipem hanno dividend yield attesi superiori al 6%. «Il settore è interessante anche al di là dei dividendi», precisa Rania. «La produzione aumenta, i margini di raffinazione sono buoni per via della situazione che si è creata con la Russia, il rallentamento sulle rinnovabili ha permesso al comparto di rifocalizzarsi sull’attività core».

Anche questo settore peraltro, conclude il money manager, «beneficia dell’AI, che aiuta a individuare aree in cui c’è maggior probabilità di trovare grandi giacimenti. Nonostante i prezzi del petrolio bassi (il greggio è sotto i 60 dollari al barile, ndr) si hanno total return, comprensivi di buyback, nell’ordine del 10%». (riproduzione riservata)