Da quando Donald Trump ha alzato la posta in gioco attaccando il presidente della Fed, Jerome Powell, per non aver tagliato i tassi di interesse con la rapidità auspicata, i rendimenti dei Treasury decennali sono balzati al 4,42%, il dollaro ha toccato un altro minimo decennale sul franco svizzero a 0,8842, mentre l’euro è schizzato sopra 1,15 dollari (-6% rispetto alla media del 2024 di 1,08). E il biglietto verde sta testando il baluardo di 140 yen.
Il consigliere economico della Casa Bianca, Kevin Hassett, ha dichiarato venerdì 18 aprile che il presidente e il suo team stanno valutando se sia possibile licenziare il presidente della Fed, Jerome Powell. «Questi commenti sollevano interrogativi sulla capacità della Fed di mantenere la sua tradizionale indipendenza, dato che il presidente esprime sempre più insoddisfazione per le azioni della banca centrale americana», commentano gli analisti di Banca Akros, ricordando che il mandato di Powell scade a maggio 2026.
Nella tabella sotto Banca Akros ha riportato la stima per le società del Ftse Mib con vendite negli Stati Uniti superiori al 15%, distinguendo tra quelle con un’attività locale che subiscono principalmente un effetto di conversione valutaria (cioè che subiscono un impatto valutario sugli utili simile a quello sulle vendite) e quelle che principalmente importano negli Stati Uniti e sono maggiormente esposte al rischio cambio (cioè che subiscono un impatto valutario sugli utili maggiore rispetto a quello sulle vendite).
Ebbene tra le società con la maggior esposizione agli Stati Uniti e un’esposizione alle attività commerciali «evidenziamo Stellantis (37% delle vendite in Usa), Brunello Cucinelli (30%), Campari (28%) e Ferrari (25%), mentre tra le società con un’elevata esposizione agli Stati Uniti ma principalmente legata alla conversione valutaria segnaliamo Diasorin (50%), Tenaris (50%, l'attività è svolta quasi interamente in dollari), Buzzi (40%) e Prysmian (36%)», affermano gli analisti di Banca Akros che come caso speciale segnalano Stm, dove la quota di vendite negli Stati Uniti è «solo» del 16%, ma le vendite in dollari rappresentano circa il 90%, mentre una parte significativa dei costi è in euro, il che implica che una variazione del 10% del cambio euro/dollaro modifica l’ebit dell’anno fiscale di circa 320-400 milioni di dollari.
Gli analisti di Banca Akros hanno aggiornato anche i loro best picks aggiungendo Generalfinance. «Il motivo principale dell’inserimento di Generalfinance è il nostro giudizio positivo sull’investimento, supportato dalla previsione di una forte crescita dei volumi della società con un tasso medio annuo di crescita, cagr, del 21% nel periodo 2024–2027, che dovrebbe portare a un utile netto stimato di 32 milioni di euro nel 2027 rispetto ai 21 milioni del 2024», spiega la banca d’affari. «Le nostre stime sono coerenti con il piano industriale recentemente comunicato dall’azienda, che include significativi margini di prudenza.
Ecco i cinque best picks di Banca Akros nel Ftse Mib: Brunello Cucinelli (buy, target price a 130 euro), Diasorin (buy, target price a 125 euro), Enel (buy, target price a 8 euro), Saipem (buy, target price a 3 euro), Tim (buy, target price a 0,40 euro).
Sempre cinque nel Ftse Mid: Acea (buy, tp a 21 euro), De’ Longhi (buy, tp a 42 euro), Moltiply (buy, tp a 50 euro), Tip (buy, tp a 12,5 euro), Zignago Vetro (buy, tp a 13 euro). Idem nel Ftse Small: Avio (buy, tp a 20 euro), Generalfinance (buy, tp a 17 euro), Gpi (buy, tp a 16 euro), Orsero (buy, tp a 20 euro), Plc (buy, tp a 2,3 euro). Infine, nel segmento Egm: Abp Nocivelli (buy, tp a 7 euro), Ala (buy, tp a 40 euro), First Capital (buy, top a 31 euro), Icop (buy, tp a 12,5 euro) e Italian Wine Brands (buy, tp a 32 euro). (riproduzione riservata)