Sciogliere il nodo dell'allocazione del capitale e puntare sulle azioni che hanno davvero il potenziale per crescere non è semplice, anche perché il più delle volte è il mercato a remare contro. C’è, però, un indicatore che può essere molto utile soprattutto a chi ha un approccio value e una strategia di investimento di medio-lungo termine. Misura se il prezzo di borsa di un titolo incorpora le possibilità di crescita futura della società.
È il present value of growth opportunity (pvgo). Una premessa. Gli utili di un’azienda possono restare in casa per far crescere il business o essere distribuiti agli azionisti (per esempio sotto forma di buyback, mossa intelligente se un’azione è sottovalutata), quindi non generano ulteriore crescita. Con il Pvgo si va in pratica a vedere quanta parte del prezzo di oggi è dovuta agli utili attuali e quanta a quelli prospettici, non conosciuti ma stimati dagli analisti. Misura il valore potenziale che una società può creare reinvestendo gli utili futuri all’interno. In parole povere, indica la componente del prezzo di un’azione che riflette la crescita attesa degli utili. Se è alto, allora il prezzo incorpora già le prospettive di crescita futura della società.
Le società più interessanti risultano, quindi, quelle il cui prezzo in borsa non sconta la crescita attesa degli utili e che impiegano il capitale in modo produttivo. Fabio Caldato e Simone Benini, entrambi Portfolio Manager di AcomeA Sgr, hanno, quindi, valutato per i vari indici di mercato italiani la percentuale di aziende che hanno un Pvgo attraente. Dalla loro analisi, ad hoc per Milano Finanza, emerge che la maggior parte di aziende interessanti è tra le piccole e medie imprese, in particolare nel Ftse Small Cap (60,7% dell’indice) e nel segmento Star (49,3%), meno nel Ftse Mib (30%) e nel Ftse Mid cap (31%).
«Il Pvgo è un indicatore che non segue il momentum borsistico, indica quanto il prezzo attuale di un’azione sconta la qualità dell'azienda, il suo business prospettico. Per aziende strutturate è abbastanza affidabile. Il problema è che talvolta il mercato, in modo irrazionale, continua a dare a una società uno sconto ingiustificato, nonostante i suoi solidi fondamentali. La certezza è che chi segue il pvgo non acquisterà mai un’azienda destinata a fallire», sottolinea Caldato.
Ora le small e mid cap, solitamente più indebitate, sono favorite dalla prospettiva di tassi di interesse più bassi. La Bce il 30 gennaio ha tagliato il tasso di deposito dello 0,25% al 2,75%, il quinto taglio da giugno 2024, e i mercati scontano tre ulteriori riduzioni dei tassi da qui alla fine dell’anno. «Terreno fertile per utilities, società del settore immobiliare e delle infrastrutture. Nessuna di queste», continua Caldato, «è, però, presente nella nostra tabella (si veda in pagina, ndr) delle azioni che non scontano la crescita attesa degli utili». Questo non significa che non siano interessanti. Applicando l'analisi ai singoli indici, «riteniamo che il titolo che più di tutti non sconta i suoi flussi di cassa sia Eni».
Tutte le major oil, in particolare quelle europee, vantano free cash flow importanti. Nel caso di Eni viene riversato nel dividendo. Ma il mercato non riconosce questa qualità in un momento in cui, per altro, il petrolio scambia a prezzi bassi. Quindi, in un’ottica di diversificazione del portafoglio, la consiglio. «Tra le altre large cap segnalate in tabella, Iveco è attrattiva considerando la sua buona generazione di cassa, il lancio della gamma model year 2024 e l'appeal speculativo legato alla divisione della difesa, un tempo ignorata, ora il mercato le applica un premio», anche perché più volte si è parlato di cessione a Leonardo di Iveco Defence (per alcuni analisti vale 1 miliardo di euro). Ebbene, i pvgo impliciti di Eni e di Iveco sono negativi: -49% e -41%, rispettivamente, quindi è chiaro che il prezzo attuale non sconta per nulla le prospettive di crescita delle due società, «pertanto le riteniamo attrattive», precisa l’esperto di AcomeA Sgr.
Tra le mid cap, pure Danieli ha una posizione di cassa positiva, «solo che il mercato si aspettava che venisse utilizzata per la conversione delle azioni di risparmio. Una mossa che non è da escludere, ma per ora il management sta investendo la cassa nello sviluppo del business con un backlog legato all'impiantistica siderurgica molto visibile per i prossimi mesi, mentre Eurogroup Laminations beneficia della crescita e penetrazione in Cina per i veicoli elettrici e si sta focalizzando sulla generazione di cassa. Riteniamo attrattive anche Sesa che, dopo alcuni trimestri più deboli delle attese, ha confermato i target per l'anno e vede importanti crescite nel segmento a valore aggiunto di soluzioni per istituti finanziari, e Mondadori che cresce più velocemente del mercato di riferimento, vede espansione nell'offerta dei servizi digitali e ha un'ottima dividend policy supportata dalla generazione di cassa», aggiunge l’esperto.
Discorso diverso per D’Amico che può beneficiare di tariffe sui noli in crescita e sostenute dalle tensioni geopolitiche nonché della strategia profittevole di coprire parte dell'utilizzo della flotta con contratti a tariffa fissa. Mentre Fine Foods sta sperimentando una buona crescita e un miglioramento della marginalità, e sta espandendo la capacità produttiva per far fronte alla forte domanda del settore farmaceutico. Detto questo, secondo Caldato, non si vede ancora una rotazione tra large cap e mid cap, solo una modesta e piacevole rotazione dagli Stati Uniti all’Europa, figlia di un dollaro forte che porta lo sconto sui multipli ad ampliarsi. (riproduzione riservata)