Il mercato toro a Piazza Affari compie tre anni. Nel mese di ottobre 2022, dopo aver toccato un minimo a fine settembre sotto i 20.400 punti, il Ftse Mib ha iniziato una corsa senza sosta, che lo ha portato a superare il tetto dei 42.600 punti.
Non un massimo storico, perché il record del principale indice di Piazza Affari risale al pre-bolla Dotcom (primi anni Duemila), e sarà molto difficile da battere. Ma comunque un livello che non si vedeva dal 2007, alla vigilia della grande crisi finanziaria globale che aveva colpito tanto duramente l’economia e la finanza tricolori.
Il cambio di passo iniziato a ottobre di tre anni fa, dopo un inizio di 2022 nero a causa dello scoppio della guerra in Ucraina e del picco dei prezzi energetici, che ha portato a un’impennata dell’inflazione con conseguente rialzo dei tassi di interesse da parte della Bce, si è rivelato decisivo per il Ftse Mib.
«Da allora l’indice è salito di circa il 104%, contro l’81% dello S&P 500», ricorda Gabriel Debach, Italian market analyst di eToro. «E se si guarda al rendimento totale, inclusi i dividendi, la performance diventa ancora più eloquente: +137%».
A guidare il triennio sono due settori. Primo, la difesa, rappresentata dal titolo Leonardo che ha visto il suo valore in borsa crescere del 590%. Secondo, il bancario, il comparto più presente nell’indice, che pesa per oltre un terzo della capitalizzazione totale.
Al secondo e terzo posto in classifica figurano così Bper (+535%) e Unicredit, «simbolo della rinascita del credito e del risiko bancario», evidenzia Debach. Ma la crescita è stata ampia: «Buzzi, Poste, Telecom, Lottomatica e A2a, per citarne alcuni, hanno sovraperformato il listino» aggiunge l’esperto.
In coda, solo quattro titoli hanno viaggiato in territorio negativo: Campari (-35%), Diasorin (-34%), che era stata una grande vincitrice della precedente era Covid, Stellantis (-28%), vittima della crisi del settore auto europeo, e Stm (-21%). «La geografia della borsa è cambiata», analizza Debach. «Intesa con 87,9 miliardi e Unicredit con 87,6 hanno superato Enel, ferma a 62,5, mentre Stellantis è scivolata al nono posto con 16,8 miliardi».
La vera domanda adesso è però un’altra: la corsa può continuare? Attualmente l’indce Msci Europe, un altro dei principali panieri su Piazza Affari, tratta con un rapporto prezzo/utili attesi (p/e) di 11,9, decisamente inferiore all’Msci World delle azioni globali, che è scambiato 24,4 volte gli utili attesi, ma anche all’Msci Europe (multiplo di 14,6).
«Chi entra oggi non può più contare però sulla marea che solleva tutte le barche», precisa Debach, alludendo al fatto che i due fattori che hanno fatto correre gli istituti di credito quotati (cioè tassi alti e risiko) non dovrebbero più imprimere ai titoli lo slancio che invece hanno dato finora. Quindi, come posizionarsi? «Servono fondamentali solidi, utili di qualità e dividendi sostenibili. Le banche, ad esempio, hanno un serbatoio meno pieno, ma non vuoto», sottolinea l’analista.
Un altro titolo da tenere d’occhio è «Campari, tornata in bear market, che può essere una scommessa contrarian, così come il settore farmaceutico». E la nuova frontiera? «Energia e infrastrutture, con utility sui nuovi massimi a 52 settimane», conclude. (riproduzione riservata)