Anche dopo un crollo, non tutte le azioni sono pronte a un rimbalzo. In queste settimane di fuoco per i mercati finanziari tra nuovi stimoli fiscali in Cina, taglio dei tassi da parte di Bce e Fed, voto in Usa con Donald Trump presidente eletto che promette «l’età dell’oro» e stagione dei conti (lusso, auto ed energia un freno, compensati dal settore finanziario, in particolare dalle banche, che hanno battuto le attese e alzato i target 2024), alcuni titoli quotati sul listino milanese (a esclusione dell’Egm, si veda tabella in pagina) hanno accentuato la caduta, arrivando a perdere negli ultimi sei mesi tra il 25% e l’80% del loro valore.
Le azioni in caduta libera a Piazza Affari
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Acquistare o no sulla debolezza?
Triste primato se si pensa che nello stesso periodo l’indice Ftse Mib ha guadagnato un +1,2% con i dividendi. Premesso che non conviene mai, per dirla in gergo da trader, «afferrare il coltello che cade», a meno di non essere particolarmente ferrati in materia, è facile con Piazza Affari non lontana dai massimi di maggio a quota 35.474 punti farsi sedurre dalle sirene che suggeriscono di entrare sulla debolezza. Più difficile è resistere e aspettare il momento opportuno. In ogni caso solo alcune azioni meritano attenzione, perché altre potrebbero non aver toccato ancora il fondo. «Alcuni titoli hanno perso terreno per motivi strutturali, altri in scia alla debolezza delle trimestrali. È fondamentale capire se le società possono superare il momento di difficoltà e riemergere più forti di prima oppure se rischiano di avere reali problemi di sopravvivenza», dichiara a Milano Finanza Angelo Meda, responsabile azionario di Banor.
Tra le azioni vincenti e con possibilità di rimbalzo il money manager vede Biesse e Danieli: la caratteristica comune di queste aziende è la solidità finanziaria (poco/zero debito) e un posizionamento forte da leader nel loro segmento. Qui, spiega l’esperto di Banor, il mercato ha estrapolato una debolezza ciclica come un problema strutturale, «cosa che non crediamo sia presente. Altre società avranno bisogno di più tempo per uscire dalle secche: Campari e StM, ad esempio, hanno bisogno di superare un rallentamento ciclico che forse richiederà ancora qualche trimestre, ma rimangono titoli da detenere se si ha un orizzonte di lungo periodo». In effetti, concorda Antonio Amendola, portfolio manager di AcomeA sgr, Biesse (2 buy stando al consenso Bloomberg) ha sofferto, come tutto il settore della distribuzione di materiale elettrico, del rallentamento economico partito dalla Germania e del confronto con gli anni di boom in Italia grazie al bonus 110%.
I titoli in odore di rimbalzo
Nonostante questo, osserva Amendola, la società ha preservato la marginalità con opere di efficientamento, pronta, quindi, a sfruttare la leva operativa al ripartire dei ricavi. Biesse con un’inversione di tendenza degli ordinativi può ritrovare la verve dei giorni migliori. Mentre Danieli, altro titolo assai sottovalutato, soffre più per dinamiche macroeconomiche che microeconomiche. Leader nel suo comparto, ha una dotazione di cassa ben superiore alla capitalizzazione di mercato. Nello scorso trimestre ha visto un lieve rallentamento della crescita che, però, si attesta su livelli ancora molto interessanti, indica Amendola.
Tinexta (6 buy, 1 hold, 0 sell), invece, sta pagando dal punto di vista borsistico le performance sotto le attese di una delle ultime acquisizioni fatte, minando così il track record a livello di m&a. «Combinato con questo fattore c’è stata l’operazione Defense Tech che non è piaciuta al mercato e ha posto una serie di interrogativi sull’operato del management. Nonostante questo, qualora confermasse gli obiettivi di fine anno con i risultati, risulterebbe molto sottovalutata sia rispetto alla sua storia sia rispetto ai competitor», precisa Amendola. Unica incertezza sui numeri di fine anno è l’andamento di industria 4.0 cruciale per una delle sue controllate.
Campari (14 buy, 7 hold, 4 sell), inoltre, sta vivendo la tempesta perfetta: il settore beverage in contrazione al livello globale, la mancanza di un ceo e multipli a premio rispetto ai competitor. Con questo calo repentino (-33,5%) e il contestuale taglio delle stime degli analisti, il titolo sta attraversando una fase di reset. Comunque, «Campari resta una società solida e premium, questo livello può essere interessante come punto d’ingresso», suggerisce Amendola.
L’azione più dibattuta è Stellantis, per alcuni ha toccato i minimi, per altri no (14 buy, 16 hold, 3 sell), ma Paolo Verna e Carlo Pecchinotti, rispettivamente ceo e risk manager di EnVent Italia Sim, non hanno dubbi: è stata penalizzata in modo eccessivo dal mercato. «Ha pagato caro il calo delle vendite d’auto, ma il recente taglio dei costi e la riorganizzazione, nonché i progressi fatti nella riduzione del gap tecnologico con i produttori, in gran parte cinesi, di auto elettriche, fondamentale per il rispetto dei vincoli di elettrificazione europei, sono fonte di segnali che la ripresa del settore è alle porte», spiegano i due esperti, segnalando tra i titoli in odore di rimbalzo anche D’Amico (5 buy, 1 hold, 0 sell) che opera in un business stabile quello del trasporto marittimo, con fondamentali solidi. Una normalizzazione del contesto economico globale, in particolare dei costi energetici, e una ripresa dei consumi spingeranno ancora di più la logistica e quindi potrebbero rilanciare l’azione in borsa. La terza scelta ricade su Bff Bank (6 buy, 4 hold, 0 sell) che ha attraversato un periodo difficile dopo un’indagine di Banca d’Italia, ma ora che ha riclassificato il portafoglio crediti, in risposta alle criticità sollevate da Via Nazionale anche sulla governance e la remunerazione e confermato i target al 2026, «ha la spinta per cambiare marcia in borsa».
Chi evitare
Altre restano in difficoltà, quelle con un debito elevato che potrebbero effettuare (o che hanno annunciato) aumenti di capitale o ristrutturazioni del debito: Landi Renzo, Aquafil ed Eurotech rientrano in questa categoria. E i titoli di società in ristrutturazione o con capitalizzazione molto bassa, come ad esempio Fidia e Bestbe, avverte Meda, «vanno considerati altamente volatili e speculativi, con un forte rischio di delisting». Verna e Pecchinotti confermano l’andamento negativo, con scarse possibilità di recupero, di titoli come Bestbe H, Bioera, Fidia, Netweek «che continueranno a perdere a causa delle tensioni finanziarie in cui versano. Inoltre, hanno tutte fatto ricorso a prestiti obbligazionari convertibili per sostenere i loro investimenti e sono nella black list della Consob». Merita un discorso a parte Cy4Gate, cyber software house, che non ha fatto ricorso a bond convertibili, «ma registra un trend consolidato di decrescita e non mostra nel breve fattori catalizzatori che possano far rimbalzare l’azione, forse cresciuta troppo in passato» (tra il 2021 e il 2022).
Non si può non citare il settore del lusso, che vive un momento molto delicato a causa del rallentamento degli acquisti da parte della Cina e del cambio di atteggiamento da parte del consumatore globale, osserva ancora Amendola. In questo contesto, Salvatore Ferragamo «si presenta come un brand già fragile di suo e che non è stato ancora in grado di fare un turnaround». Non a caso l’azione vede ben 9 sell, stando al consenso Bloomberg, con un target price medio a 6,42 euro, poco sopra il prezzo attuale. (riproduzione riservata)