Perché conviene continuare a investire nell’Ue contro l’imprevedibilità Usa
Perché conviene continuare a investire nell’Ue contro l’imprevedibilità Usa
Tra nuove tensioni globali, transizione green e stabilità fiscale, il Vecchio Continente punta a rafforzare la sua competitività

di di Chris Iggo* 02/10/2025 20:40

Ftse Mib
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Per gli Stati Uniti, l’economia futura sarà più protezionista e guidata dalla tecnologia. La Cina è invece destinata a riorientare la propria economia passando da un modello basato sulle esportazioni e sugli investimenti pubblici a uno trainato dai servizi high-tech di consumo, con una costante influenza, economica e politica, oltre i confini nazionali.

Gli altri potrebbero sentirsi costretti ad allinearsi con l’una o l’altra economia, promuovendo bilateralismo e power broking, anziché multilateralismo e collaborazione.

Il percorso incompiuto dell’integrazione europea

L’Europa può seguire una direzione diversa. Sono stati fatti molti progressi nella creazione di un’economia europea unificata: il mercato unico è un successo, così come l’euro. Tuttavia, il processo di unificazione dei mercati bancari e dei capitali si è rivelato terribilmente lento. Non esiste ancora un quadro fiscale unificato o un significativo quadro collettivo per il mercato dei fondi obbligazionari. Troppo spesso la regolamentazione è considerata un freno all’innovazione. Diversi Stati membri dell’Ue si trovano a dover affrontare scelte fiscali difficili, in un contesto di frammentazione politica.

Sul fronte esterno, il conflitto in corso in Ucraina crea una situazione di sicurezza fragile nella parte orientale del continente. Dalla vittoria di Friedrich Merz in Germania sono cresciute le aspettative di un impulso all’economia europea grazie a maggiori investimenti in difesa, infrastrutture, digitalizzazione e sicurezza. Anche altri Stati membri hanno annunciato un aumento della spesa militare, spinti dalle pressioni geopolitiche. Pur restando incerte tempistiche e finanziamenti, il potenziale per l’industria nelle catene di fornitura di difesa, energia e comunicazioni è evidente e ha già sostenuto i mercati azionari nel 2025.

Parallelamente, l’Europa conferma la sua leadership nella sostenibilità con il Green Deal e il ruolo di primo piano nei green bond, strumenti che favoriscono la transizione energetica e la crescita della produttività di lungo periodo. All’inizio del 2025 l’Ue ha adottato la «Bussola per la competitività» per tracciare «il percorso che farà dell’Europa il luogo in cui le tecnologie, i servizi e i prodotti puliti futuri sono inventati, fabbricati e commercializzati». Considerando i punti di forza dell’Europa in settori quali energie rinnovabili, servizi digitali e finanziari e tecnologia, le potenziali opportunità per gli investitori azionari a lungo termine risultano evidenti. Anche il fatto che le società europee tendano a distribuire maggiori dividendi agli investitori è interessante, sebbene questo aspetto potrebbe cambiare se l’attenzione dovesse spostarsi verso la conservazione degli utili per finanziare gli investimenti.

Tuttavia, nel breve termine non mancano le sfide. A prescindere dagli accordi raggiunti tra Europa e Stati Uniti gli esportatori europei dovranno comunque far fronte a dazi nettamente superiori. L’Europa è un’economia più aperta rispetto agli Usa o alla Cina e, in quanto tale, qualsiasi elemento suscettibile di minare la competitività delle esportazioni europee o creare barriere al commercio rappresenta un rischio. Al momento, la speranza è che una maggiore chiarezza sul fronte commerciale attenui gli effetti negativi sulla crescita economica.

Le prospettive fiscali e i mercati finanziari

Le prospettive fiscali di alcuni Paesi rappresentano un’altra fonte di preoccupazione. La situazione della Francia è particolarmente allarmante, visti i recenti insuccessi politici nel compiere progressi sul fronte del risanamento fiscale. Tuttavia, nel complesso, le prospettive fiscali sono migliori rispetto a quelle degli Stati Uniti, il che dovrebbe tradursi in un calo dei rendimenti obbligazionari reali e una minore volatilità dei mercati.

Gli spread tra i rendimenti dei titoli di Stato dell’Eurozona sono ridotti e più stabili che in qualsiasi altro periodo dalla crisi del debito europeo di oltre dieci anni fa, grazie al miglioramento di crescita e consolidamento fiscale di Paesi come Spagna, Italia e Portogallo. Le azioni europee dovrebbero continuare a offrire un equilibrio interessante tra crescita e rendimenti da reddito nel prossimo anno. Il contesto di debole crescita del pil non ha impedito agli utili societari di crescere a un ritmo di poco inferiore alla doppia cifra. Nel frattempo, le società europee si stanno adattando alle opportunità generate dall’intelligenza artificiale, nonché a quelle offerte dai temi strutturali sopra discussi. Sul fronte del reddito fisso, le obbligazioni high yield sono state remunerative, mentre gli spread creditizi europei sono indicativi dello stato di salute dei bilanci societari. La crescita deve essere più marcata; è necessario che l’economia sia più profonda e integrata e che l’Europa dimostri di saper affrontare le sfide poste dai cambiamenti geopolitici.

In ultima analisi, l’Europa può rappresentare un’alternativa per gli investitori, vista la crescente imprevedibilità degli Stati Uniti e le maggiori difficoltà politiche di altre aree. Se i mercati europei continueranno a prosperare, l’euro registrerà buone performance e gli investitori di lungo periodo potrebbero essere remunerati con rendimenti solidi, grazie alla maggiore sostenibilità della crescita nella regione. (riproduzione riservata)

*responsabile investimenti di Axa Im Core