I giovani investitori non assomigliano più ai loro genitori. Puntano al consumo immediato, non alla crescita composta del capitale. È quanto emerge da un nuovo studio della Securities Industry and Financial Markets Association (Sifma), condotto in collaborazione con Kpmg, per capire come gli investitori percepiscano oggi il settore finanziario.
La ricerca, che ha coinvolto oltre duemila investitori, mostra un quadro complessivamente positivo per l’industria: otto su dieci si dichiarano soddisfatti del settore e quasi sette su dieci ritengono che le società finanziarie agiscano nel loro interesse. Tuttavia, le differenze generazionali sono profonde.
Mentre il 75% dei baby boomer considera prioritari i rendimenti e le performance, solo il 33% della Generazione Z condivide questa visione. I giovani “nativi digitali” preferiscono un’esperienza d’investimento tecnologica e trasparente, una priorità quasi cinque volte più importante per loro rispetto ai boomer.
E, a differenza delle generazioni precedenti, i Gen Z si dichiarano più soddisfatti degli investimenti autonomi che della consulenza finanziaria tradizionale.
A prima vista, potrebbe sembrare un’evoluzione naturale. Ma, osservando i risultati nel contesto del mercato, emergono segnali d’allarme.
La tecnologia ha offerto ai giovani un accesso senza precedenti ai mercati, ma ha anche introdotto nel mondo degli investimenti le stesse dinamiche psicologiche che alimentano il gioco d’azzardo.
L’arte dell’investire si sta confondendo con la ricerca di adrenalina tipica della speculazione. Il desiderio di emozione, competizione e gratificazione immediata è parte dell’essere umano — ma oggi la tecnologia rende queste pulsioni più rapide, intense e facili da assecondare.
La linea che separa l’investimento dal gioco d’azzardo si fa sempre più sottile. Ne sono esempio i mercati predittivi, che permettono di scommettere persino sul meteo; le opzioni a zero giorni, che scadono prima ancora che gli investitori ne abbiano letto i termini; o i “perps” crypto, contratti a termine perpetui con leve fino a 100 volte, che operano 24 ore su 24 come un vero e proprio casinò globale.
Questi strumenti digitali trasformano il rischio in intrattenimento: tutto diventa veloce, fluido, emozionante. Ma investire non è mai stato pensato per divertire. Eppure, per molti giovani, l’investimento sembra proprio questo: un gioco.
Certo, la tecnologia ha rivoluzionato i mercati, dagli scambi sotto il vecchio albero di Wall Street all’era delle piattaforme digitali. Ha aperto le porte a milioni di nuovi partecipanti, abbattendo le barriere. Ma l’accesso senza comprensione del rischio non è potere: è esposizione.
Quando i mercati iniziano a somigliare a un gioco, si perde di vista lo scopo reale dell’investimento: costruire sicurezza finanziaria nel lungo periodo. Non stupisce, quindi, che pochi giovani dichiarino di dare importanza ai rendimenti.
Nemmeno l’intelligenza artificiale generativa può cambiare le regole fondamentali della creazione di ricchezza. Investire premia ancora tempo, disciplina e conoscenza. La base del successo resta la capitalizzazione, non il consumo. E questa verità non ha mai avuto bisogno di un algoritmo per essere dimostrata.
Anche in un futuro dominato dalla tecnologia, la fiducia deve restare il prodotto principale. Ciò significa progettare piattaforme che rendano visibile il rischio, che usino i dati per spiegare e non solo per attirare l’attenzione, e che integrino l’educazione finanziaria in ogni fase dell’esperienza d’investimento.
La cultura finanziaria non può essere un accessorio o uno strumento di marketing: deve diventare parte integrante del sistema.
La lezione dello studio è chiara: la fiducia degli investitori verso il settore è alta, ma va riconquistata ogni giorno. Gli investitori chiedono chiarezza, formazione e responsabilità.
E questo vale ancor di più per i giovani, destinati a ereditare fino a 105 trilioni di dollari nei prossimi vent’anni.
Dobbiamo ricordare loro una distinzione fondamentale: investire e giocare d’azzardo non sono la stessa cosa. Uno costruisce. L’altro brucia. Ed è compito dell’industria finanziaria rendere questa differenza più chiara che mai.(riproduzione riservata)