L’opa di Banco Bpm su Anima entra nel vivo. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, entro martedì 26 l’istituto di piazza Meda dovrebbe depositare in Consob il documento di offerta per l’operazione sul 100% della sgr. Nei prossimi giorni i legali metteranno a punto gli ultimi dettagli sul filing che verrà condiviso anche con tutte le autorità competenti.
Sempre la prossima settimana dovrebbe esprimersi il cda di Anima che si è fatto affiancare da Goldman Sachs come advisor finanziario e dallo studio Gatti Pavesi Bianchi Ludovici come legale per valutare la congruità dell’offerta. La società presieduta da Patrizia Grieco e guidata da Alessandro Melzi d’Eril non ha ancora commentato ufficialmente l’operazione, anche se fonti finanziarie suggeriscono che non ci dovrebbero essere barricate contro l’iniziativa del principale azionista e partner commerciale (oggi Banco ha il 22,4% di Anima ed è il principale distributore dei prodotti Anima).
Le autorizzazioni attese
Prima che si apra il periodo di adesione, l’opa dovrà incassare il via libera della Vigilanza, anche per consentire l’applicazione del cosiddetto Danish Compromise, il trattamento regolamentare che limiterà a soli 30 punti base il consumo del Cet1 del Banco (assistito da Citi, Lazard e dallo studio Legance). Si dovranno esprimere anche l’Ivass (sulle componenti assicurative del deal), l’Antitrust e la Presidenza del Consiglio ai sensi dell’autorizzazione Golden Power.
Se non ci saranno intoppi, tutti i via libera dovrebbero arrivare tra febbraio e marzo. Consob avvierà poi l’esame finale sul prospetto informativo e sul documento di offerta, che potrebbe occupare un periodo di pochi giorni. A quel punto la partenza del periodo di adesione sarà solo una questione tecnica e l’obiettivo è chiudere l’opa entro giugno, con una soglia minima da raggiungere fissata al 66,67% del capitale.
Se sugli aspetti regolamentari e autorizzativi gli analisti non si aspettano particolari ostacoli, l’incognita rimane il prezzo. Per il 100% di Anima il Banco ha messo sul piatto 6,2 euro ad azione (per complessivi 1,6 miliardi di euro) con un premio dell’8,5% sulla chiusura di mercoledì 6 novembre e del 25% sul valore medio del titolo dei precedenti sei mesi. Anche se il multiplo applicato sarebbe in linea con quello di altri asset manager europei come la francese Amundi, il mercato scommette già su un rialzo.
Il nodo del prezzo
Subito dopo il lancio dell’opa il titolo Anima è schizzato verso l'alto e si è mantenuto sopra il prezzo offerto da piazza Meda fino a mercoledì 13. In seguito le azioni hanno leggermente ritracciato ma è probabile che riprendano presto una traiettoria verso l’alto. Il Banco comunque potrebbe contare sull'adesione di alcuni grandi soci. Nella compagine di Anima ci sono Poste (con poco meno del 12%), la Fsi di Murizio Tamagnini (con il 9,77%) e Francesco Gaetano Caltagirone (con circa il 3,5%), tutti soggetti sinora in buoni rapporti con il vertice di piazza Meda. Tamagnini ha comprato di recente con Fsi la monetica di Banco Bpm, mentre Caltagirone è addirittura il quarto socio dell'istituto milanese con il 2% circa. In aggiunta sia Anima che il costruttore-editore romano hanno affiancato Banco Bpm nella cordata italiana che la scorsa settimana ha comprato dal Tesoro il 15% del Montepaschi.
Il blitz su Mps
La mossa su Siena viene letta proprio come un modo per mettere in sicurezza l’alleanza tra piazza Meda e Anima. Mps, secondo cliente di Anima in quanto distributore dei suoi prodotti di risparmio, avrebbe potuto cambiare fornitore di wealth management nel 2030 alla scadenza del contratto. Piazza Meda non poteva assumersi il rischio di ritrovarsi con una sgr azzoppata nei ricavi, qualora Mps gli avesse voltato le spalle. Da qui l'acquisto delle azioni di Siena nel collocamento.
Anima insomma è diventata uno snodo centrale degli equilibri della finanza italiane e gli occhi del mercato sono puntati sul futuro della sgr. (riproduzione riservata)