È fatta. Dopo un processo difficile, segnato dalla resistenza dei sindacati e da due revisioni della sicurezza nazionale, il presidente statunitense, Donald Trump, ha firmato l'ordine esecutivo che approva la partnership strategica tra Nippon Steel e U.S. Steel. L'accordo prevede l'acquisizione del 100% della società americana da parte del gruppo giapponese per 14,9 miliardi di dollari, con gli Stati Uniti che manterranno una golden share: darà a Washington voce in capitolo nelle decisioni principali e controllo su alcuni posti nel cda. Si chiude un capitolo iniziato 18 mesi fa che darà vita al secondo produttore di acciaio più grande al mondo, un concorrente di Nucor Corp. che per una generazione ha dominato l’industria siderurgica americana.
L'operazione rafforza i legami industriali tra i due Paesi e viene letta come un segnale distensivo in un clima internazionale teso a causa dei dazi dell’amministrazione Trump. Ma soprattutto l’intesa spiana la strada a nuovi investimenti nella siderurgia statunitense. Infatti, questa collaborazione, che dovrebbe creare oltre 100.000 posti di lavoro, prevede 14 miliardi di dollari di investimenti entro il 2028 (di cui 4 miliardi per un nuovo stabilimento siderurgico negli Stati Uniti) e impegni sulla produzione (la capacità produttiva annuale di Nippon Steel passerà da 63 a 86 milioni di tonnellate) e il commercio interni.
Con tutti gli ostacoli regolamentari ormai superati, inclusa la revisione del Dipartimento di Giustizia, la partnership dovrebbe essere finalizzata a breve. Ma alla borsa di Tokyo l’azione Nippon Steel, salita fino a +5% lunedì 16 giugno, il maggior rialzo in oltre due settimane, ha ridotto i guadagni sul finale a un +1,54%. I credit default swap della società, un indicatore del rischio di credito percepito, si sono allargati fino a 87 punti base rispetto agli 83 di venerdì. «Ci sono aspetti sia positivi sia negativi nell’accordo di Nippon Steel», ha commentato a Bloomberg Taku Sugawara, analista di Iwai Cosmo Securities Co. Invece a Wall Street a metà seduta il titolo U.S. Steel balza del 5,13% a 54,86 dollari.
Per gli investitori del produttore giapponese di acciaio, la preoccupazione chiave nel breve termine sarà il piano di finanziamento, sia per l’acquisizione interamente in contanti sia per gli investimenti promessi, che sono aumentati parecchio durante i mesi di trattative e ora spaziano dagli ammodernamenti degli impianti esistenti alla costruzione di un nuovo stabilimento. «Le principali preoccupazioni riguardano l’entità dell’investimento, come verrà finanziato e in quanto tempo sarà recuperato, tutti aspetti ancora vaghi», ha osservato Ryunosuke Shibata, analista di Sbi Securities Co.
«È difficile immaginare che l’intero importo venga finanziato tramite debito, soprattutto perché tali passività con gli interessi influenzerebbero il rating creditizio e i tassi d’interesse statunitensi sono ancora tra il 4% e il 5%. Credo che Nippon Steel dovrà emettere nuove azioni. In quest’ottica, l’azienda potrebbe cercare di raccogliere fino a 1 trilione di yen sui mercati dei capitali», ha aggiunto.
Inoltre, la golden share solleva dubbi sul grado di controllo che può esercitare il governo statunitense. «Sebbene il rischio di un aumento di capitale non sia completamente rientrato, potrebbe essere meno grave del previsto», ha detto a Reuters Masayuki Kubota, chief strategist di Rakuten Securities, minimizzando, comunque, il rischio di gestione legato alla golden share: «Nippon Steel prevede una crescita del mercato statunitense per i prodotti di fascia alta, rendendo improbabili tagli alla produzione e riduzioni di posti di lavoro».
A 55 dollari per azione, Nippon Steel pagherà un premio del 142% rispetto al livello a cui U.S. Steel veniva scambiata prima di mettersi in vendita nel 2023. Alcuni investitori hanno già sollevato più di un dubbio. Il fondo 3D Investment Partners ha invitato altri azionisti di Nippon Steel a votare contro la rielezione del presidente e del vicepresidente, entrambi promotori dell’acquisizione, complessa, del gruppo statunitense che, secondo il fondo, minaccia una distruzione di valore «irreversibile». (riproduzione riservata)