L'amministrazione Trump guarda con «forte scetticismo» all’accordo Netflix-Warner Bros Discovery, annunciato venerdì 5 dicembre, che prevede l’acquisizione da parte del gigante californiano delle attività cinematografiche e di streaming di Wbd per un valore di mercato di 82,7 miliardi di dollari. La senatrice Elizabeth Warner ha scritto in un post su X che il deal sembra un «incubo», visto che «un'alleanza Netflix-Warner Bros creerebbe un unico gigante dei media con il controllo di quasi la metà del mercato dello streaming». E ancora: «Potrebbe costringervi a prezzi più alti, a meno scelta su cosa e come guardare, e potrebbe mettere a rischio i lavoratori americani».
Anche a Wall Street il quadro è contrastato, visto che Netflix intorno alle 20 del 5 dicembre perde il 3,4% a (99,67 dollari), mentre va meglio per Wbd che guadagna il 5,2% (25.82 dollari), dopo essere salita del 167% negli ultimi sei mesi. «La domanda più frequente che ricevo stamattina riguarda il processo normativo e cosa succederebbe nel caso in cui l'accordo venisse bloccato» ha scritto in una report Tayler Seidman di Bernstein.
L'operazione include 23,25 dollari per azione in contanti e 4,50 dollari in azioni Netflix, queste ultime soggette a un collar (copertura), per un valore aziendale totale di circa 82,7 miliardi di dollari (equity value di 72 miliardi di dollari). La transazione dovrebbe concludersi tra 12 e 18 mesi, dopo la separazione della divisione Global Networks di Warner Bros Discovery, che è in programma nel terzo trimestre del 2026.
«I 10,7 miliardi di dollari di debito netto implicito di Warner Bros Discovery verso Netflix suggeriscono che circa 14 miliardi di dollari di debito netto rimarranno a Global Networks, in base al nostro attuale modello finanziario» spiega Doug Creutz, analista di TD Cowen. Ipotizzando un multiplo Ebitda di 4,5 volte per Global Networks, oltre a 100 milioni di dollari di costi generali aziendali incrementali, si può ipotizzare un equity value per Global Networks di circa 2,25 dollari per azione Wbd, portando il valore totale per gli azionisti di Wbd a circa 30 dollari». Si tratta di un risultato fantastico per chiunque avesse una posizione lunga sul titolo che tre mesi fa valeva 12 dollari. Dato il rischio normativo, Creutz ritiene però «che le azioni Wbd saranno scambiate con uno sconto significativo rispetto al valore di circa 30 dollari per azione dell'offerta di Netflix, almeno finché le autorità di regolamentazione non chiariranno le loro intenzioni».
L'accordo prevede una penale di 5,8 miliardi di dollari per Netflix se il deal non dovesse concludersi; Wbd dovrebbe invece pagare una penale di 2,8 miliardi di dollari se dovesse ritirarsi per qualsiasi motivo.
Sul titolo Netflix ha un rating positivo (overweight) Thomas Champion di Piper Sandler, perchè pensa che l'accordo abbia implicazioni di scala e competitive che, a prima vista, sembrano decisamente positive, soprattutto se le sinergie saranno pienamente realizzate. «Tuttavia, la conclusione dell'operazione sembra avvenire tra 12 e 18 mesi e potrebbe incontrare ostacoli esecutivi e normativi. Il bilancio è favorevole, ma non vediamo l'ora di conoscere maggiori dettagli nei prossimi mesi».
In caso di successo, l'operazione crea un colosso del settore dei media con 75 miliardi di dollari di ricavi pro-forma, oltre 21 miliardi di dollari di ebitda e 450 milioni di abbonati, secondo le stime degli specialisti di Piper Sandler. Netflix acquisirebbe anche la libreria di contenuti e la divisione di produzione di Warner Brothers, integrandole con le sue capacità di distribuzione. In caso di successo, l'accordo potrebbe rappresentare una spinta per la crescita del business pubblicitario e, secondo i commenti del management, il vantaggio sarebbe più in termini di portata di clienti che di tecnologia.
Fin qui i punti di forza. Gli analisti fanno però notare che il multiplo dell'accordo, pari a circa 25 volte l'ebitda del 2026, sembra in linea con quello di Netflix, pari a 27 volte, e quindi «diventa interessante solo se effettivamente 2-3 miliardi di dollari di sinergie saranno realizzati». Inoltre, resta da vedere come si presenteranno i piani in corso per HBO Max e la fattibilità di mantenere gli attuali 100 milioni di abbonati dello streaming in caso di chiusura dell'accordo. Resta poi il dubbio sulla dinamica normativa: visto che l'accordo potrebbe incontrare difficoltà, nonostante la fiducia del management.
Anche le azioni delle grandi catene degli esercizi cinematografici, tra cui Cinemark (-8% alle 20 del 5 dicembre), Amc (-2,7%) e Marcus (-3,7%) sono scese, per la possibilità che Netflix tenti di ridurre significativamente la finestra di programmazione (window) o di ignorarla del tutto per la maggior parte dei titoli.
Per Imax (-2,4), fa notare Alicia Reese di Wedbush, lo scenario è però un pò diverso, poiché le window ridotte tendono ad agevolare gli esercizi dotati di schermi premium con le tipiche finestre di distribuzione di 1-3 settimane e la tendenza a ospitare solo i titoli evento più importanti. In tal senso, Netflix prevede di proiettare un grande film evento, Narnia, esclusivamente sugli schermi Imax nel 2026. (riproduzione riservata)