Inchiesta Mps-Mediobanca, Lovaglio a Caltagirone: «Il vero ingegnere è stato lei, io ho eseguito solo l’incarico». Le intercettazioni
Inchiesta Mps-Mediobanca, Lovaglio a Caltagirone: «Il vero ingegnere è stato lei, io ho eseguito solo l’incarico». Le intercettazioni
Spuntano le intercettazioni telefoniche nelle carte dell’inchiesta sulla scalata di Montepaschi a Mediobanca per la quale la Procura di Milano ha messo sotto indagini il costruttore, il banchiere ex Unicredit e il presidente di Delfin Francesco Milleri per ostacolo alla vigilanza e manipolazione di mercato. Opacità e anomalie nel collocamento del 2024. Governo in conflitto di interesse

di Andrea Deugeni e Luca Gualtieri 28/11/2025 09:48

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«Il vero ingegnere è stato lei, io ho eseguito solo l’incarico. Ha ingegnato una cosa perfetta, quindi complimenti a lei perl’idea». Ci sono anche le intercettazioni telefoniche fra l’amministratore delegato del Montepaschi Luigi Lovaglio e il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone nelle carte dell’inchiesta sulla scalata di Montepaschi a Mediobanca (con nel mirino le Generali). Inchiesta che ha visto la Procura di Milano indagare l’imprenditore, il banchiere e il presidente di Delfin Francesco Milleri per ostacolo alla vigilanza e manipolazione di mercato.

Le intercettazioni telefoniche fra Lovaglio e Caltagirone

Secondo quanto riporta il Corriere della Sera, in una telefonata del 18 aprile, ovvero nel giorno dell’assemblea del Montepaschi per l’aumento di capitale da mettere a servizio dell’ops da 13,5 miliardi di euro su Piazzetta Cuccia (i soci l’autorizzarono, ma fino alla vigilia l’esito non era scontato), Lovaglio e Caltagirone esultano per il responso dell’assise e lasciano intravedere un piano e azioni comuni risalenti a prima dell’operazione.

«Ma lei è il grande comandante? Come sta?»

«Ma lei è il grande comandante? Come sta?», esordisce Caltagirone chiamando Lovaglio, «Molto bene! Abbiamo fatto una bella operazione», ribatte il banchiere. «Mi pare fantastico, le faccio i complimenti perché è stato molto…», aggiunge il costruttore dopo aver detto «bravo!» a Lovaglio. «No, no, lì il vero ingegnere è stato lei, io ho eseguito solo l’incarico… Comunque godiamoci questa cosa, ha ingegnato una cosa perfetta, quindi complimenti a lei per l’idea», ribatte ancora il numero uno di Rocca Salimbeni. «Perfetto, grazie. È andata come doveva», tira le somme Caltagirone. Cioè «come meritavamo», conclude Lovaglio.

Lovaglio e il racconto della genesi dell’operazione nel 2022

Si tratta di frasi che potrebbero cozzare contro quanto invece l’amministratore delegato di Mps ha sempre ricostruito, anche in sede di commissione d’inchiesta sulle banche in Parlamento, sulla genesi della scalata di Rocca Salimbeni alla merchant bank, Il 70enne banchiere lucano ha sempre raccontato che l’operazione è nata da una sua idea a fine 2022 e comunicata nello stesso periodo al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, al tempo primo azionista della banca senese.

In un altra intercettazione, questa volta con un manager della banca, Lovaglio – 10 giorni prima della partenza dell’offerta su Mediobanca a Piazza Affari – appare sicuro di disporre del necessario 35% di controllo di Piazzetta Cuccia, proprio grazie alle quote di Delfin e Caltagirone, grandi azionisti della merchant con il 30%. Il banchiere –  scrive ancora il Corriere – si lancia in un contraddittorio immaginario con un articolo di stampa.

Lovaglio prima dell’ops: abbiamo già il controllo

«Infatti facciamo così perché abbiamo il 35% in mano, abbiamo già il controllo, l’avete capito o no? Cioè, arriveremo al 60%, però abbiamo il controllo, regolatevi, se volete ancora continuare a farci problemi, a speculare, a inventare storie, a fare i bastardi della finanza, regolatevi: noi abbiamo il 35%, e questo è un messaggio vero», dice al telefono.

Il teorema dei pm

Sempre secondo il Corriere, i pm hanno ricostruito il «costante investimento a scacchiera in Mediobanca e Generali da parte del gruppo Caltagirone e di Delfin», comportamento che ha fatto scattare le ipotesi di reato di «aggiotaggio» e di «ostacolo alle Autorità di vigilanza».

II concertato progetto di «acquisire il controllo di Mediobanca in funzione di ottenere il controllo di Generali» anelato in tandem già dal 2019 sarebbe stato, per gli inquirenti, da Caltagirone e Delfin non dichiarato al mercato, e nascosto ai controllori Consob, Bce e Ivass allo scopo di schivare l'obbligo normativo altrimenti di una onerosissima «opa-offerta pubblica di acquisto» cash sull'intero capitale di Mediobanca in caso di superamento insieme del 25%. 

Opacità e anomalie nel collocamento del 2024

Sotto la lente dei magistrati è finita anche la procedura accelerata, con la quale il 13 novembre 2024 il Tesoro incaricò Banca Akros (la merchant di Banco Bpm) di vendere il 15% di Mps. L’operazione, secondo quanto emerge dalle carte, non può essere ritenuta «gara pubblica» sulla scorta del decreto ministeriale 2020 che regolava le dismissioni: altrimenti, osservano gli inquirenti elencando una complessa sfilza di «opacità e anomalie», ci sarebbero stati tutti «gli elementi di fraudolenza per integrare il reato di turbativa d'asta».

Il progetto di controllo scrive il Corriere, benché «organizzata in modo da apparire come una gara competitiva e trasparente», la dismissione di queste quote governative di Mps fu «viceversa costruita in modo tale che risultassero acquirenti i soggetti che avevano condiviso e che avrebbero beneficiato del progetto di controllo di Mediobanca» benedetto proprio da Palazzo Chigi: appunto Caltagirone e Delfin, che teoricamente al buio comprarono in un baleno lo stesso numero di azioni offrendo all'intermediario del Mef esattamente lo stesso prezzo.

Al punto che, reati a parte, il «sostegno del Ministero» fa additare alla Procura «il tema del conflitto di interesse» del governo, «relativo alla sua contemporanea veste di azionista rilevante di Montepaschi e di titolare del cosiddetto Golden Power», cioè del potere normativo di bloccare una operazione finanziaria o porvi condizioni nell'interesse nazionale: «Strumento utilizzato non in questa ma in altra recente occasione» (lo stop governativo alla scalata di Unicredit su Banco Bpm), «con modalità che hanno portato l'offerente» Unicredit «a rinunciare all'operazione». (riproduzione riservata)