Morte di Papa Francesco, è giallo sul post di condoglianze cancellato dalle ambasciate israeliane
Morte di Papa Francesco, è giallo sul post di condoglianze cancellato dalle ambasciate israeliane
L’iniziativa sarebbe legata alle critiche mosse dal pontefice nei confronti delle azioni militari di Israele nella Striscia di Gaza. Finora il primo ministro Benjamin Netanyahu è uno dei pochi leader stranieri rimasti in silenzio per la morte del Papa

di di Giusy Iorlano  22/04/2025 18:46

Ftse Mib
39.369,99 23.52.01

+1,02%

Dax 30
23.499,32 23.52.01

+0,63%

Dow Jones
41.249,38 23.52.01

-0,29%

Nasdaq
17.925,76 23.52.01

+0,00%

Euro/Dollaro
1,1252 23.00.29

-0,21%

Spread
105,04 17.30.03

-0,77

È un silenzio che non passa inosservato, quello di Israele sulla morte di Papa Francesco. Perché se il presidente israeliano Isaac Herzog è stato tra i primi a esprimere le sue condoglianze sul social X, auspicando che l’appello di Bergoglio per la pace e il ritorno degli ostaggi possa realizzarsi, dopo di lui né il primo ministro Benjamin Netanyahu, né il ministro degli Esteri Gideon Sa'ar si sono espressi. Anzi, secondo i media israeliani, il ministero degli Esteri israeliano ha fatto cancellare, a poche ore dalla pubblicazione, tutti i post ufficiali su X delle sue ambasciate in tutto il mondo, che riportavano la frase: «Riposa in pace, papa Francesco. Che la sua memoria sia una benedizione».

Il quotidiano israeliano Ynet spiega che la decisione è stata trasmessa a tutte le rappresentanze israeliane senza motivazioni  suscitando, tra l’altro, l’ira di molti ambasciatori. «Abbiamo reagito alle parole del Papa contro Israele durante la sua vita, non parleremo dopo la morte», ha sottolineato un funzionario degli Esteri. 

«Il tweet è stato pubblicato per errore», hanno detto delle fonti del ministero degli Esteri contattate, invece, dal Jerusalem Post. Funzionari israeliani citati dal Jerusalem Post hanno però spiegato che il silenzio delle autorità israeliane è voluto e direttamente collegato alle recenti posizioni del Pontefice sulla Striscia di Gaza. Dove, aveva detto Francesco, «non è in corso una guerra. È crudeltà», accusando Israele di «bombardare i bambini e colpirli con mitragliatrici» e sostenendo che «quello che sta accadendo a Gaza assomiglia a un genocidio».

Ma diversi funzionari israeliani hanno criticato la decisione del governo di rimanere in silenzio, sostenendo che il Papa non fosse solo un leader politico. «Penso che la decisione sia un errore. Non dovremmo comportarci in questo modo dopo la morte di qualcuno», ha dichiarato Raphael Schutz, che fino alla scorsa estate ha ricoperto l’incarico di ambasciatore di Israele in Vaticano. Alle parole del Papa, Israele avrebbe dovuto rispondere sul piano diplomatico quando le ha pronunciate, ha aggiunto. «Ma ora non stiamo parlando solo di un capo di Stato, ma anche di una guida spirituale per oltre un miliardo di persone, quasi il 20% dell’umanità. Non credo che il silenzio trasmetta il messaggio giusto», ha detto Schutz.

In merito ai funerali del Papa, l’ex ambasciatore sottolinea che vi «parteciperanno leader mondiali. Se saremo assenti, sarà vistoso e darà una cattiva immagine di noi. Potrebbe rafforzare un senso di isolamento, già accentuato dalla guerra in corso, e gettare inutilmente benzina sul fuoco. Sarebbe un peccato», ha concluso.

Il Papa molto legato alla comunità di Gaza 

Intanto il patriarca latino di Gerusalemme, l’arcivescovo Pierbattista Pizzaballa, ha lodato il sostegno di Papa Francesco alla popolazione di Gaza e l’impegno con la piccola comunità cattolica nella Striscia martoriata dalla guerra. Considerato tra i papabili, Pizzaballa ha sottolineato che «Gaza rappresenta un po’ tutto quello che è stato il cuore del suo pontificato». «Era molto legato alla comunità di Gaza, alla parrocchia, li chiamava più volte, per un certo periodo, anche tutti i giorni, ogni sera alle 19», ha aggiunto. Un esempio di quel «lavorare per la giustizia... ma senza diventare parte del conflitto» che ispirava le azioni del pontefice. «Per noi, per la Chiesa, lascia un’eredità importante», ha proseguito l’arcivescovo, ringraziando le numerose personalità pubbliche palestinesi e israeliane che hanno espresso le loro condoglianze, preferendo non commentare la mancanza di un messaggio ufficiale da parte del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Anche se «le autorità locali... non erano sempre contente» delle posizioni o delle dichiarazioni del Papa, sono state «sempre molto rispettose», ha concluso. (riproduzione riservata)