Intesa Sanpaolo si pone come «spettatore» del risiko bancario. La banca resterà «lontana dalla confusione che c'è sul mercato italiano», ha dichiarato martedì 4 febbraio il ceo Carlo Messina, assicurando che non entrerà in campo nelle partite in corso tra Mps, Mediobanca, Generali, Unicredit, Banco Bpm e Anima: «Vogliamo essere lontani dalla confusione che c'è sul mercato; neanche io ci capisco più tanto», ha scherzato nella conferenza stampa dopo i conti 2024 chiusi con il «miglior risultato di sempre: 8,7 miliardi di utili, +12,2%», salutati dal mercato con un +1,9% del titolo a 4,25 euro.
«Non abbiamo alcuna intenzione di partecipare a operazioni di fusione e acquisizioni né Italia né all’estero. Anche sul fronte Antitrust siamo in una posizione tale che sarebbe difficile fare operazioni che creerebbero valore», ha spiegato Messina.
Dopo il blitz sul 4,1% di Generali da parte di Unicredit, il banchiere ha inoltre escluso l’acquisto di quote di minoranza: «Assolutamente no. Sicuramente non porta creazione di valore, poi, certo, si possono fare plusvalenze sulle quote di minoranza, ma non è il caso di Intesa Sanpaolo.
Quando si è ceo di 100 mila persone è fondamentale dare chiarezza di direzione, non bisogna gestire l’organizzazione come se si fosse un hedge fund». E ha confermato che anni fa furono valutate «molte opzioni sul fronte assicurativo e tra queste c'era anche Generali. Poi abbiamo preso una strada diversa, ossia la crescita al nostro interno».
Anche il ruolo del governo nel risiko (ha l’11,7% di Mps) non è un problema: «In questo momento c'è una leadership italiana apprezzata dagli investitori internazionali. La premier Giorgia Meloni ha un prestigio a livello internazionale. Tutti siamo responsabili per mantenere la leadership e giocare un ruolo di salvaguardia».
Anche per questo «non sono preoccupato della presenza dello Stato in uno di questi operatori», anche se «è chiaro che poi la presenza dello Stato dovrebbe tendere a essere ridotta il più possibile». L’ops di Siena su Mediobanca è «un’operazione di mercato, che è decisivo, salvo considerazioni che riguardano la vigilanza e la sicurezza nazionale. Devono essere investitori a valutare la bontà del progetto».
Circa il suo futuro in Intesa Messina è stato molto esplicito: «Mi ritengo sufficientemente forte e giovane per rimanere a lungo amministratore delegato», dichiarandosi «a disposizione della banca nel medio e lungo termine. Credo che gli azionisti, sia italiani sia internazionali siano ragionevolmente soddisfatti».
Il banchiere è intervenuto anche sulle tematiche macroeconomiche del momento, a partire dai dazi imposti dalla nuova amministrazione americana: «Io sono ottimista sulle prospettive dell'economia italiana perché riprenderanno i consumi, i tassi scenderanno e il Pnrr sarà accelerato. Anche nel contesto in cui possano essere messi dei dazi importanti, si andrebbe a una rivalutazione del dollaro e a una svalutazione dell'euro e questo potrebbe portare a molti meno danni rispetto a quanto si teme o addirittura a dei benefici». (riproduzione riservata)