Mediobanca ha segnalato alla Banca Centrale Europea due dei suoi principali azionisti, esprimendo preoccupazioni sul fatto che questi possano acquisire il controllo di tre delle più importanti istituzioni finanziarie italiane senza l’approvazione delle autorità di vigilanza. E’ quanto scrive lunedì il FT, citando fonti vicine al dossier.
In una presentazione inviata all’autorità di regolamentazione questo mese, l’istituto milanese ha evidenziato come Delfin, società d’investimento della famiglia Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone possano, di fatto, arrivare al controllo di Mediobanca, Mps e di Generali.
Delfin e Caltagirone figurano tra i maggiori investitori di ciascuna di queste società, avendo accumulato partecipazioni individuali comprese tra il 5% e il 20%. Entrambi hanno avuto contrasti con i ceo di Mediobanca e Generali riguardo alla strategia societaria, senza riuscire per ora a rimuoverli.
Tuttavia, l’opa ostile lanciata da Mps con l’aiuto del governo nei confronti di Mediobanca ha intensificato lo scontro. Grazie a una rete di partecipazioni incrociate, il successo dell’operazione potrebbe amplificare l’influenza degli investitori su tutte le società coinvolte. In particolare, dato che Mediobanca detiene il 13% di Generali, l’operazione potrebbe permettere a Delfin e Caltagirone di controllare indirettamente il 29% del gruppo triestino pur detenendone direttamente solo il 16%.
Nella comunicazione alla Bce, Mediobanca ha sollevato preoccupazioni di governance, sottolineando il rischio che gli investitori possano acquisire un’influenza sproporzionata attraverso questa catena di partecipazioni.
Al centro della questione vi è il tema della concertazione tra azionisti. Secondo le normative della Bce, gli investitori che agiscono di concerto devono notificare l’intenzione di aumentare le proprie partecipazioni oltre determinate soglie. Se il coordinamento non viene dichiarato, l’autorità può congelare i diritti di voto.
Fonti vicine a Delfin e Caltagirone hanno negato al FT il coordinamento tra i due. Una di queste ha sottolineato che, in un periodo caratterizzato da molteplici offerte ostili, le autorità di regolamentazione ricevono numerose segnalazioni e, fino ad ora, non hanno intrapreso azioni su tali denunce, trattandole come parte della normale dinamica di mercato.
Il confronto tra Delfin, Caltagirone e le istituzioni finanziarie coinvolte toccherà un punto importante ad aprile, quando il consiglio di amministrazione di Generali (composto da 13 membri) sarà sottoposto a rielezione. Essendo il principale azionista di Generali, Mediobanca presenterà la lista di maggioranza per il nuovo cda. Tuttavia, Caltagirone proporrà una lista di minoranza che, secondo lo statuto di Generali, potrebbe ottenere un numero di seggi pari a quello della maggioranza, se una terza lista (presentata dall’associazione di fondi Assogestioni) otterrà a sua volta un seggio.
In vista dell’assemblea, Generali ha segnalato all’Ivass e a Consob il sospetto che Delfin e Caltagirone stiano agendo in concerto, scrive sempre il FT. Tuttavia, Consob ha storicamente chiesto prove documentate per accertare un’effettiva concertazione, come accordi scritti segreti tra gli azionisti.
L’approvazione della Bce per l’offerta di Mps su Mediobanca è ancora in sospeso, mentre l’autorità di vigilanza sta completando la valutazione prudenziale dell’operazione e delle partecipazioni detenute dagli investitori privati. (riproduzione riservata)