Il rilancio in contanti di 90 centesimi all’offerta pubblica di scambio (che ora è diventata opas) da parte di Montepaschi sblocca le adesioni in Mediobanca che superano la soglia minima (irrinunciabile) del 35%. Sembra il classico effetto a valanga anche perché l’operazione è appoggiata dal Tesoro che è primo azionista a Siena con l’11,7%. Il Mef intende favorire la creazione del terzo polo bancario attorno al Monte, rafforzato dal business commissionale di Piazzetta Cuccia, e Banco Pm.
In mattinata è emerso infatti che Plt, la holding della famiglia Tortora attiva nel business delle rinnovabili, ha consegnato il proprio 1,1%. La dinastia emiliana fa parte del patto di consultazione della merchant che il 21 agosto ha votato a favore dell’ops di Piazzetta Cuccia su Banca Generali. Nei mesi scorsi il fondatore Pierluigi Tortora non aveva chiuso la porta all’offerta di Rocca Salimbeni, operazione che dunque era in corso di valutazione da parte dell’imprenditore. Poco meno della metà (4 milioni di azioni, lo 0,49%) dell’intero pacchetto di Plt rientra nell’accordo parasociale, il resto è fuori patto.
A ruota hanno aderito anche l’Enpam ed Edizione dei Benetton, azionisti che nell’ultima assemblea della merchant si erano astenuti sulla controllata del Leone contribuendo a far naufragare il piano di creazione del polo del wealth management del ceo Alberto Nagel. La cassa previdenziale dei medici presieduta da Alberto Oliveti ha in portafoglio l’1,98% dell’istituto milanese e tramite il proprio gestore Eurizon ha comunicato l’adesione.
Il rilancio è stato determinate anche per il 2,2% della dinastia dei maglioncini colorati di Ponzano Veneto, azionista storica di Piazzetta Cuccia. Per la cassaforte presieduta da Alessandro Benetton la partecipazione in Mediobanca è sempre stata finanziaria. In più, a Nordest ha convinto il fatto che il Monte abbia messo sul tavolo un progetto industriale di combinazione del classico business retail dell’istituto senese con quello a forte componente commissionale del wealth management e del corporate&investment banking di Mediobanca.
Lunedì 1 settembre, prima del rilancio, grazie all'apporto dei due pacchetti di Delfin e di Caltagirone - primi due azionisti di Mediobanca e sostenitori dell'ops di Siena di cui sono pure grandi soci - aveva aderito all’ops il 28,8% del capitale. Ora con Plt, Edizione ed Enpam le adesioni salgono al 34,08%. Infine, se si considera che il comitato investimenti di Miria, la sgr in house dell’Enasarco ha consigliato alla cassa previdenziale degli agenti di commercio di apportare il proprio 2,52%, il ceo di Mps Luigi Lovaglio prenota il 36,6% di Mediobanca, superando la soglia minima del 35%.
Non ha ancora deciso invece il da farsi Cassa Forense, il terzo grande ente previdenziale presente nel capitale di Piazzetta Cuccia 1% e che ha in portafoglio anche una quota più ritonda (1,3%) al piano di sotto in Generali. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, la cassa che eroga le pensioni agli avvocati ha avviato le valutazioni dopo il rilancio da parte di Rocca Salimbeni e sta valutando il da farsi. Il 21 agosto, Cassa Forense si è allineata agli altri enti previdenziali dei professionisti, astenendosi in assemblea sull’ops su Banca Generali. Qualora anche l’ente presieduto da Maria Annunciata accettasse l’offerta del Monte, le adesioni salirebbero al 37,6%.
Ora ci sono ancora otto giorni di borsa aperta prima della chiusura dell’offerta. Gli occhi sono puntati sul raggiungimento del 50% più un’azione che assicurerebbe anche il controllo della governance, i benefici fiscali delle dta (2,9 miliardi di euro; 500 milioni all’anno) e con un’affluenza del 70% anche il controllo dell’assemblea straordinaria. La fusione farebbe accelerare il conseguimento dei 700 milioni di sinergie (di costo e ricavi) annue ipotizzate da Lovaglio attraverso le nozze Siena-Milano. (riproduzione riservata)