L’indagine della Procura sulla scalata di Mps a Mediobanca non cambierà il risultato finale
L’indagine della Procura sulla scalata di Mps a Mediobanca non cambierà il risultato finale
Gli azionisti di Mediobanca potrebbero avviare una class action se le accuse della Procura di Milano venissero confermate. L'acquisizione avrebbe manipolato il prezzo delle azioni, danneggiando i piccoli investitori

di di Marcello Clarich* 02/12/2025 20:40

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L’indagine della Procura della Repubblica di Milano sulla scalata del Monte dei Paschi di Siena (Mps) a Mediobanca è appena agli inizi.

È dunque azzardato prefigurare gli scenari che si potrebbero aprire in seguito a un’eventuale condanna definitiva in sede penale. Per ora la Procura ha emesso il 25 novembre scorso un decreto di perquisizione personale e locale e di sequestro nei confronti dei tre protagonisti della vicenda, Francesco Gaetano Caltagirone, Franceso Milleri e Luigi Lovaglio che sono stati anche invitati a nominare un difensore di fiducia.

Le ricostruzioni della Procura e i reati ipotizzati

Dalla ricostruzione della vicenda operata dalla Procura sembrano emergere numerose violazioni anzitutto del Testo Unico della Finanza. Infatti, in base ad alcune intercettazioni telefoniche, gli indagati avrebbero concertato l’acquisizione del controllo di Mediobanca da parte del Monte dei Paschi di Siena.

Pertanto, poiché il complesso delle azioni detenute dal gruppo Caltagirone e da Delfin in Mediobanca superava la soglia del 25%, ove fosse dimostrato il concerto, sarebbe stato violato l’obbligo di procedere a un’offerta pubblica di acquisto (opa) di tutte le azioni, incluse quelle detenute dai piccoli risparmiatori (articolo 106 del Tuf).

Invece l’offerta volontaria sui titoli di Mediobanca presentata lo scorso 24 gennaio da Mps conteneva, sempre secondo la Procura, la falsa dichiarazione dell’offerente di non operare di concerto con altri soggetti. Di conseguenza sarebbero state tratte in inganno anche Consob, Banca centrale europea (Bce) e Ivass, che hanno autorizzato un’operazione riguardante soggetti bancari, imprenditoriali e assicurativi (leggasi Generali). Da qui anche il reato ipotizzato di ostacolo alle funzioni di vigilanza (articolo 2638 del Codice Civile).

C’è spazio per un’ipotetica azione di risarcimento

L’acquisizione di Mediobanca, conclusa lo scorso 22 settembre con l’adesione all’offerta pubblica di scambio di un numero di azionisti di circa 86,3% del capitale, sarebbe dunque avvenuta, secondo la Procura, con modalità idonee a manipolare il prezzo delle azioni. E in effetti, dopo l’annuncio dell’offerta pubblica di scambio lo scorso gennaio i titoli delle azioni delle società coinvolte hanno subito sensibili variazioni di valore e di volume.

Possibili danneggiati potrebbero essere stati gli azionisti di Mediobanca, che aderendo a un’offerta pubblica di acquisto per cassa avrebbero potuto beneficiare di condizioni migliori.

Se la ricostruzione della Procura di Milano venisse confermata in sede di giudizio, ma i tempi saranno sicuramente lunghi, potrebbe dunque aprirsi uno spazio per un’azione risarcitoria. I piccoli azionisti, in particolare, potrebbero coordinarsi per promuovere un’azione di classe (class action).

Una strada in salita 

Si tratterebbe peraltro di una strada in salita. Infatti, la prova dell’entità effettiva del danno subito e del nesso di causalità tra condotte illecite e danno si fonderebbe su scenari controfattuali opinabili.

Nelle more del completamento delle indagini, non sembrano ipotizzabili altre iniziative, specie ora che l’operazione si è conclusa e il consiglio di amministrazione di Mediobanca è stato rinnovato. In teoria, Consob, Bce e Ivass, con le quali la Procura di Milano è in contatto, potrebbero riesaminare le autorizzazioni rilasciate.

Ove fosse individuata qualche illegittimità, sarebbe ipotizzabile un annullamento d’ufficio, ma anche questa è una via difficilmente percorribile. Infatti l’illiceità penale, peraltro ancora non definitivamente accertata, non coincide necessariamente con l’illegittimità amministrativa.

In ogni caso una simile mossa sarebbe in questo momento prematura e più passa il tempo più la situazione in essere si consolida. Le autorità dovrebbero comunque porsi il problema delle conseguenze di un azzeramento dell’operazione che potrebbero essere dirompenti.

In definitiva, si potrebbe dire che i buoi sono ormai scappati dalla stalla e forse ci si potrebbe chiedere se qualche guardiano avrebbe potuto cogliere per tempo i segnali. (riproduzione riservata)

*ordinario di Diritto Amministrativo Sapienza Università di Roma