Investire in opere d’arte contemporanea tramite la formula dei club deal, con ticket minimi a partire da 20 mila euro. Questa l’iniziativa – fin qui un unicum in Europa – portata in Italia a partire da oggi, martedì 16 settembre, dalla società francese Matis, nata nel 2023 e co-fondata da Arnaud Dubois e François Carbone, che hanno affidato la gestione dell’ufficio milanese ad Alberto Bassi, imprenditore, manager e venture capitalist di lungo corso.
L’obiettivo di Matis è molto semplice: offrire agli investitori club deal esclusivi sulle opere di artisti iconici del XX secolo come come Andy Warhol o Lucio Fontana. L’obiettivo del team è quello di acquistare le opere pagandole tra i 500 mila e i 5 milioni di euro e rivenderle dopo un periodo medio di detenzione (non garantito) di due anni o al massimo cinque. «La nostra squadra», ha detto Bassi nel corso della presentazione a Milano, «fa una valutazione accurata delle opere, scegliendo quelle che hanno secondo i nostri esperti la possibilità di essere rivendute a un prezzo più elevato».
Una volta acquistata, l’opera viene inviata alle gallerie o alle case d’asta in cerca di compratori, con l’intento di generare un rendimento importante per chi ci ha investito. Nei primi due anni di vita Matis ha selezionato 65 opere ed effettuato 16 rivendite (tra cui un’opera di Lucio Fontana), con oltre 14 milioni di euro restituiti agli investitori e un rendimento medio netto del 17,7%. Il tasso interno di rendimento (Irr) annualizzato al netto delle spese (e non garantito) ammonta fin qui al 33,3%.
Nonostante il taglio minimo di investimento particolarmente esiguo, Matis ha come target i grandi patrimoni presidiati dal private banking e wealth managment. A tal proposito, sono già stati avviati i contatti con le principali reti di consulenza italiani, per iniziare nei prossimi mesi una distribuzione tramite i canali del private banking.
«La soglia di ingresso non è troppo alta, ma facciamo comunque un’attenta selezione dei clienti per far sì che gli investimenti in opere d’arte rappresentino sempre una parte non centrale dei portafogli, coerentemente con un intento di diversificazione tramite l’uso di asset alternativi», ha precisato Bassi. (riproduzione riservata)