Manovra, Turco (M5S) a MF: alle imprese un terzo di quanto avevano chiesto
Manovra, Turco (M5S) a MF: alle imprese un terzo di quanto avevano chiesto
Secondo il vicepresidente dei 5 Stelle, il raddoppio della Tobin Tax penalizza le società quotate e ne riduce la competitività. Serve invece una riforma contro il rischio di speculazione in borsa

di di Silvia Valente 22/12/2025 22:00

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La legge di Bilancio 2026 «è una manovra povera e inadeguata», dice a MF-Milano Finanza Mario Turco, vicepresidente del Movimento Cinque Stelle e componente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario. In particolare, «per le imprese il quadro resta deludente»: meno di 10 miliardi nel triennio, a fronte di una richiesta di almeno 25 miliardi «avanzata dalle associazioni nonché la cifra promessa dalla stessa premier». Nello specifico, l’iperammortamento «favorisce soprattutto le imprese più grandi e strutturate, mentre le pmi avrebbero bisogno di crediti d’imposta più accessibili. Inoltre vengono esclusi gli investimenti green, fondamentali per ridurre i costi energetici». E ancora il «rifinanziamento tardivo di Transizione 4.0 e della Zes Unica è solo una toppa dopo aver interrotto improvvisamente le misure nel 2025, lasciando molte aziende senza certezze».

Domanda. Dal primo gennaio raddoppierà la Tobin Tax. Ci sono rischi per Piazza Affari e il sistema Paese?

Risposta. In linea di principio una tassazione delle transazioni finanziarie può essere condivisibile, ma non così come concepita. La Tobin Tax andava riformata - come previsto in una nostra proposta di legge a mia prima firma - per incentivare gli investimenti finanziari stabili e di lungo periodo e colpire con maggiore decisione le operazioni speculative, in particolare l’alta frequenza e i derivati privi di reale sostanza economica. Un raddoppio lineare rischia invece di penalizzare indistintamente il mercato, riducendone competitività e attrattività.

D. Questa decisione come si coniuga con la riforma del Tuf?

R. È l’ennesima conferma di una manovra costruita in modo disorganico e contraddittorio, con l’unico obiettivo di fare cassa. Quanto alla riforma del Testo Unico della Finanza, la sua credibilità è messa seriamente in discussione da un esecutivo che ha gestito il recente risiko bancario in modo opaco, privilegiando alcune banche e specifiche cordate finanziarie, arrivando a utilizzare in modo distorto anche risorse pubbliche destinate al salvataggio di Mps. In questo contesto parlare di riforme organiche della finanza appare quantomeno incoerente.

D. Il governo ha corretto la tassazione di dividendi e affitti brevi. Siete soddisfatti?

R. Sulla tassazione dei dividendi la retromarcia era necessaria ed è stata positiva. Ma non può far dimenticare il quadro complessivo: aumentano accise sul gasolio, la ritenuta d'acconto dell'1% applicata sulle transazioni tra imprese, che dreneranno liquidità dal sistema produttivo e rischiano di alimentare pressioni inflattive. Sugli affitti brevi si è assistito a una messinscena: era chiaro fin dall’inizio che la cedolare sulla prima casa non sarebbe cambiata, mentre aumenta l’aliquota sulle successive. Intanto, nelle quattro manovre del governo Meloni sono state tagliate o depotenziate quindici agevolazioni edilizie. Altro che tutela della casa.

D. Sulle pensioni anticipate cosa resta della correzione finale?

R. È stato evitato un intervento molto pesante sul riscatto della laurea, ed è un risultato importante per i tanti giovani che hanno investito su questa misura che il governo voleva cambiare. Tuttavia il costo è stato scaricato su altri fondi previdenziali, penalizzando lavoratori precoci e addetti a mansioni usuranti. Resta una gestione confusa e politicamente divisiva di un tema che avrebbe richiesto maggiore rigore e confronto. Anche su questo tema, il governo ha tradito le promesse elettorali. (riproduzione riservata)