Legge di Bilancio, equilibrio sui conti ma stangata su investitori e finanza: chi paga davvero la manovra
Legge di Bilancio, equilibrio sui conti ma stangata su investitori e finanza: chi paga davvero la manovra
Un restyling fiscale da 22 miliardi che ridisegna alcune regole per investitori, imprese e pensionati: dal raddoppio della Tobin Tax all’imposta maggiorata sulle criptovalute. Il tutto per un deficit al 3% nel 2025 

di di Anna Di Rocco e Silvia Valente 26/12/2025 20:00

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Ventidue miliardi, 600 pagine e impatto zero sul deficit pubblico. Questi i numeri che raccontano la legge di Bilancio 2026, approvata al Senato e ora al vaglio finale della Camera. La manovra più leggera degli ultimi dieci anni vincolata dall’obiettivo di tenere a bada il deficit. Ma senza ridurre effetti per imprese, pensionati e investitori.

Tre novità per gli investitori

A partire dal 1° gennaio scattano tre importanti novità per il mondo degli investitori che ridisegnano il costo delle operazioni finanziarie. L’aliquota dell’imposta sulle transazioni finanziarie, la cosiddetta Tobin Tax, passa dallo 0,1% allo 0,2% per le cessioni su mercati regolamentati, raddoppiando allo 0,4% negli altri casi. Parallelamente sale dallo 0,02% allo 0,04% l’imposta sulle negoziazioni ad alta frequenza. L’esecutivo stima di ricavarne un gettito di circa 330 milioni di euro annui, ma il timore degli analisti è che la misura possa frenare l’attrattiva e la competitività di Piazza Affari.

Il restyling fiscale tocca anche le architetture societarie. Cambia infatti il regime dei dividendi delle holding, recependo la direttiva Ue «madre-figlia». Durante l’Iter a Palazzo Madama è stata però ridimensionata la batosta sulle cedole: la pressione fiscale resterà all’1,2% attuale, evitando il balzo al 24% sulle partecipazioni (dirette e indirette) superiori al 5% o di valore fiscale superiore a 500mila euro.

Nel mondo della finanza digitale, dal 2026 la tassazione sulle plusvalenze da criptovalute salirà dal 26% al 33%, a eccezione dei token ancorati all’euro che godranno dell’aliquota agevolata al 26%. E, restando nel perimetro dell’attrazione dei capitali, la quarta manovra del governo Meloni alza a 300 mila euro la flat tax prevista per i Paperoni esteri che decidono di trasferirsi in Italia.

Banche e assicurazioni

Il settore creditizio e assicurativo è chiamato a fare la sua parte con un contributo totale di 12 miliardi nel triennio. Per le banche il pacchetto di misure prevede l’aumento dell’Irap di due punti percentuali, lo slittamento delle Dta, la possibilità di attingere alle riserve con aliquote ridotte nei primi due anni e una stretta sulla deducibilità sulle perdite pregresse (al 35% nel 2026 e al 42% nel 2027). Destino simile per le assicurazioni che, oltre ad assorbire l’aumento dell’Irap, dovranno versare un acconto dell’85% sul contributo premi per un totale stimato di gettito di 1,3 miliardi.

Gli istituti dovranno poi affrontare un rincaro (al 12,5%) dell’aliquota sulle polizze Rc Auto (per infortuni al conducente e per assistenza stradale) stipulate o rinnovate dal 2026. Rincari che rischiano di ricadere anche sui consumatori italiani aggiungendosi alle altre novità previste dal ddl Bilancio. Tra l’aumento delle accise sui tabacchi e gasolio e il rinvio di un altro anno della sugar e della plastic tax, spunta una novità per gli amanti dello shopping online: dal 2026 scatta la «tassa sui pacchi», 2 euro per gli acquisti extra-Ue sotto i 150 euro.

Imprese: crediti e tasse

Il baricentro della manovra si sposta poi sul sistema produttivo, che assorbe 3,5 miliardi di euro dei 22 a disposizione. Dal 2026 farà il debutto il nuovo iperammortamento, misura che punta a premiare gli investimenti in «Made in Europe» effettuati fino a settembre 2028, segnando però un cambio di rotta rispetto al passato: saltano infatti le aliquote agevolate per gli investimenti green. Per sostenere la competitività, arrivano risorse fresche per il credito d’imposta Transizione 5.0 (1,3 miliardi) e per la Zes (oltre 532 milioni).

Tuttavia le aziende dovranno fare i conti con una novità sul fronte della liquidità: dal 2028 verrà introdotta la ritenuta d’acconto sulle transazioni tra imprese, con un’aliquota che partirà dallo 0,5% per poi raddoppiare l’anno successivo. Sul fronte dei lavoratori, la manovra punta a dare ossigeno ai portafogli di 13,6 milioni di contribuenti attraverso il taglio di due punti della seconda aliquota Irpef per i redditi fino a 50 mila euro.

Lavoratori: contratti e previdenza sociale 

Un’attenzione particolare è rivolta anche ai rinnovi salariali: gli incrementi contrattuali saranno tassati al 5% per i redditi fino a 33 mila euro, misura che si estende retroattivamente fino ai contratti chiusi nel 2024. Parallelamente l’esecutivo apre una nuova finestra per la pace fiscale con la rottamazione quinquies.

I contribuenti potranno estinguere i debiti maturati tra il 2000 e il 2023 in un’unica soluzione o in 54 rate spalmate su 9 anni. Iniziativa, però, non esente da ombre: la Corte dei Conti ha infatti criticato la misura, sottolineando come queste sanatorie rischino di favorire gli inadempienti a discapito di chi paga regolarmente le tasse.

Dalle dinamiche del reddito, lo sguardo si allarga poi alla previdenza, delineando un percorso di uscita dal lavoro più rigido. L’età pensionabile è destinata a salire: un mese in più nel 2027 e altri due nel 2028. Se da un lato gli assegni minimi cresceranno di 20 euro al mese dal 2026, dall’altro si stringono i cordoni della flessibilità: non sarà più possibile anticipare la pensione di vecchiaia cumulando la rendita della previdenza complementare e si dice addio alla proroga di Opzione Donna. Il giro di vite tocca anche i lavoratori precoci e usuranti, che vedranno ridotti i fondi per l’anticipo pensionistico, mentre si guarda al lungo periodo con l’estensione della platea di aziende obbligate a conferire il Tfr al fondo Inps, che dal 2032 coinvolgerà anche le realtà con 40 dipendenti.

Casa, bonus edilizi e sociali

Il capitolo dedicato alla casa è stato oggetto di lunghi negoziati interni nella maggioranza. Sugli affitti brevi, alla fine, ha vinto la linea di Forza Italia e Lega che ha salvato la prima casa: la cedolare secca resta al 21%, mentre il prelievo sale al 26% dal secondo immobile (diventando reddito d’impresa dalla terza casa in poi). Meno fortunato è stato il Piano Casa per giovani e anziani, i cui fondi sono stati drasticamente ridotti a 50 milioni annui per il 2027 e il 2028, in attesa di un futuro decreto dedicato.

Infine, per chi decide di investire sulla propria abitazione, il quadro dei bonus edilizi si è fatto più selettivo: Ristrutturazione, Ecobonus e Mobili confermati al 50% sulla prima casa, scendendo al 36% per le altre proprietà. La novità è che anche gli immobili condonati potranno accedere agli incentivi edilizi, mentre si prepara il definitivo addio al Superbonus. Da ultimo, è stato affidato a Cdp un nuovo bando per continuare nella realizzazione di posti letto per universitari, in modo da raggiungere l’obiettivo di 60 mila alloggi a prezzi calmierati fissato dal Pnrr.

La Manovra investe infine su sport e cultura, finanziando il fondo editoria con 60 milioni ed elargendo nuovi per l’America’s Cup di Napoli. Le famiglie con Isee entro i 30 mila euro potranno contare sul bonus libri scolastici mentre per i giovani debutta il «Bonus Valore Cultura» dal 2027. (riproduzione riservata)