Le criptovalute? Un enorme potere in mano ai nuovi miliardari che può danneggiare l’euro. Parla il presidente della Consob Paolo Savona
Le criptovalute? Un enorme potere in mano ai nuovi miliardari che può danneggiare l’euro. Parla il presidente della Consob Paolo Savona
Secondo il presidente della Consob la diffusione di criptomonete e stablecoin crea due problemi: dà un potere enorme ai nuovi miliardari e può intaccare l’area euro. Serve quindi un’Europa molto attrezzata a combattere un conflitto valutario con Usa e Cina

di Roberto Sommella 08/11/2025 02:00

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L’Europa deve attrezzarsi alla guerra, dove non servono missili ma nuovi strumenti regolatori, perché gli Stai Uniti di Trump e la Cina di Xi stanno già combattendo un conflitto valutario. A colpi di criptomonete. Ne è convinto il presidente della Consob Paolo Savona, intervistato da Milano Finanza per la quinta edizione di Milano Capitali.

Domanda. Presidente Savona, come sta il mercato? Le borse sono in rialzo ormai da oltre tre anni, ma il mercato come sta?

Risposta. È un periodo di quiete. Possiamo definirlo così perché i problemi aperti sono tanti. Come la nuova struttura dei dazi mondiali, la minore cooperazione fra Stati e le guerre; quindi non possiamo certo dire che la situazione sia migliorata, si è solo stabilizzata. Quindi va benissimo perché significa che gli attuali governanti hanno trasmesso un messaggio di serenità al sistema finanziario. E siccome il sistema finanziario è rappresentato dal risparmio di tutte le famiglie, anche le famiglie tirano un sospiro di sollievo. Quindi questo è il punto. Questo non significa che i problemi non ci siano.

D. Sì, quei problemi legati alla tutela del risparmio dei mercati. Da tempo, anche con articoli su Milano Finanza e con interventi pubblici, lei sottollinea l'esigenza di guardare con grande attenzione quello che succede nel settore delle criptomonete e delle stablecoin. Vuole spiegare qual è il rischio legato agli investimenti in criptomonete, bitcoin e affini?

R. Dovrei ripetermi.

D. Repetita iuvant.

R. È vero, repetita iuvant. Accade questo. Se tu utilizzi la moneta legale, hai istituzioni preparatissime e ben organizzate come le banche centrali, oltre che governi e parlamenti attenti a proteggere questa ricchezza. E non è che ci siamo arrivati in pochi anni, ci sono voluti millenni. Siamo dovuti arrivare nel 20° secolo per dare indipendenza alle banche centrali e frenare i parlamenti nello stampare moneta per poter risolvere i loro problemi. Poi c’è stato il 2008.

Domanda. È lì che è cambiato l’approccio alla moneta?

R. Sì. C'è stata la crisi finanziaria mondiale, innestata dagli errori che erano stati fatti nel mercato dai derivati, i quali venivano usati per finanziare gli investimenti immobiliari americani; improvvisamente si è capito che quei crediti non potevano essere più rimborsati. È subentrata la sfiducia. A quel punto è intervenuto questo signore, Satoshi Nakamoto, che ancora non sappiamo assolutamente chi sia. Egli ha offerto una moneta alternativa che in quel momento di sfiducia verso le istituzioni, sia banche centrali che governi, ha spinto le persone a utilizzare i propri risparmi. A quel punto sono nate per imitazione tante altre monete - oggi se ne contano migliaia - però cinque di queste, ossia quattro oltre al bitcoin, sono state dichiarate dall'attuale Amministrazione americana come riserve del debito pubblico Usa.

D. Che cosa significa questa scelta americana?

R. Significa prima di tutto che gli Stati Uniti hanno cominciato a creare il presupposto giuridico per dire: «Tu mi chiedi i dollari, io ti do le criptovalute, che tra l'altro hai comprato tu, perché l'hai voluto tu e quindi ti sei assunto la responsabilità di dare valore alla moneta privata». Dall'altra parte c’è il resto del mondo, che sta reagendo. La Cina ha già detto: «Faccio tutto io, proibisco l'uso e la creazione di queste criptomonete». L'Europa si trova invece in una posizione intermedia fra questi due poteri. Quindi oggi non c’è un rischio immediato di fallimento, perché l'Amministrazione Trump ha creato un muro per chi utilizza queste cinque monete principali, quindi i cittadini si sentono garantiti e continuano a investire in questo settore. Il governo europeo ha legittimato l'uso di una cripto particolare che si chiama stablecoin.

D. È rischiosa?

R. La stabilità è data dagli strumenti che uno acquista. Gli Stati Uniti per primi dicono che, se tu mi attacchi, io ti rimborso con le criptovalute. Nasce un circolo vizioso. L'Europa dice «va bene, allora noi facciamo le nostre stablecoin e quindi le controlliamo», tant'è che nella legge di attuazione la Banca d'Italia è stata delegata ad autorizzare le stablecoin. Ma per l'Europa il problema non proviene dalle sue stablecoin ma da quelle degli altri. E questo nell'ultimo Financial Stability Board, che è la istituzione internazionale che si occupa di questi problemi, è stato sottolineato: il rischio per l’area dell’euro arriva dall’esterno.

D. E che cosa può fare l’Unione se il rischio arriva dall’esterno?

R. Lascio la risposta alle autorità, io non ce l’ho, anche perché non deve provenire da me. Certo, io penserei che tutti più o meno siamo responsabili della protezione del risparmio e dei soldi degli investimenti che finiscono nelle attività produttive. Però bisogna assolutamente affrontare il problema. E il problema noi lo vogliamo affrontare con la creazione dell'euro digitale, che dovrebbe sostituire tutte le criptovalute.

D. E l’euro digitale ha la forza per farlo?

R. In questa fase le caratteristiche dell'euro digitale non sono quelle delle criptovalute in circolazione. E quindi io, proprio attraverso Milano Finanza, ho già scritto: è un passo importante, facciamolo! Così tutti ci educhiamo a passare attraverso i sistemi elettronici per gestire il sistema dei pagamenti; però dobbiamo trovare il modo di mettere in piedi un euro elettronico, non più solo digitale, sostenuto da uno strumento di sicurezza che dà garanzia e stabilità.

D. Quindi serve un euro digitale diverso?

R. Se si crea l'euro digitale con un safe asset chedà la stabilità, si sta creando uno strumento potentissimo e competitivo. Anche se nelle quattro monete di cui parliamo oltre al bitcoin, che ha legittimato Trump, vi sono servizi particolari da difendere.

D. Quali?

R. Dentro le quattro criptovalute in questione vi sono servizi che devono essere forniti sempre al sistema. Solo che da quel punto di vista occorrerebbe una legislazione che permetta di fornire il servizio, non solo di sfruttare l'incremento di valore dei bitcoin per offrire titoli simili che attraggono gli appetiti degli investitori.

D. Lei sta descrivendo praticamente una guerra valutaria fatta con strumenti nuovi, con nuove declinazioni. In buona sostanza gli Stati Uniti hanno liberalizzato le criptomonete, che in alcuni casi sono diventate riserve come il dollaro. Quindi noi europei da quest'altra parte dell'Atlantico ci troviamo a combattere non solo con una politica monetaria che vuole il deprezzamento del dollaro, ma anche con una politica monetaria di nuovo conio che vuole uno strumento alternativo al dollaro. Quanto è pericoloso per l'area euro che nasca questo doppio binario valutario denominato in dollari dall'altra parte dell'oceano?

R. Di questo duopolio monetario sono piuttosto preoccupato sia da studioso che da presidente della Consob, perché la stessa nostra attività deve confrontarsi con questo nuovo mondo e io l'ho rappresentata in una recente discussione sul libro di Giulio Tremonti, un mio caro amico, dove ha sostenuto il principio che la deglobalizzazione è finita o comunque va ricostruita. È la deglobalizzazione territoriale che sta saltando. Ma questa nuova globalizzazione a opera delle criptomonete si è trasferita nei cieli, è da lì che passa. La guerra monetaria è già partita ed è più pericolosa della guerra fatte coi missili, perché queste ultime in un modo o nell'altro troveranno soluzione. Per le criptoguerre è un po’ più difficile, perché i risparmi finanziari sono diventati fondamentali nella vita di un individuo.

D. Perché è più difficile combattere questa criptoguerra monetaria?

R. La popolazione invecchia sempre di più e tutte le istituzioni devono proteggerla; quindi occorre fare un buon uso del risparmio attraverso la costituzione di un piano nell’ambito del quale bisogna essere coscienti del fatto che se si vive molto alla fine non si riuscirà più ad avere il tipo di assistenza che si sperava.

D. Che cosa c’entra lo Stato?

R. C’entra lo Stato perché in funzione di quanto ho descritto esso dovrebbe o aumentare il debito, e allora entreremmo in un circolo vizioso, oppure aumentare le tasse. Senza strumenti di difesa la nuova guerra valutaria colpirà alle radici la società, non le strutture fisiche. Quindi l'educazione finanziaria serve anche per capire che la globalizzazione è passata dal territorio all'etere, al cielo, e quindi ci dobbiamo organizzare per vivere tutti là sopra. Sarà dura, sarà difficile, ma non ci si può far niente perché un Paese è partito (gli Usa, ndr) mentre l'altro si è protetto ed è preparatissimo, perché il vero pericolo è che sui computer quantistici arrivino prima i cinesi. A quel punto riusciranno a carpire tutte le informazioni del mondo, comprese quelle finanziarie. Per cui il vero scontro fra Stati Uniti e Cina - e credo che Trump lo abbia capito - è proprio questo: arrivare prima nelle tecnologie che consentono attraverso l'etere di conoscere tutto ciò che succede nel mondo.

D. Non servirebbe un «whatever it takes» di nuovo conio della Banca Centrale Europea, come ai tempi di Mario Draghi, a protezione della sovranità monetaria dell'euro? Poi alla fine è la Bce che risponde della sovranità dell'euro.

R. Dirlo prima porta un rischio inflazionistico non da poco. Però la realtà è che questo è quello che potrebbe succedere: una crisi che arriva dall’esterno dell'Eurosistema e alla fine della storia non si potrà dire «io non c'entro». La Bce deve interessarsi della stabilità monetaria, perché è il mandato che le hanno dato i Parlamenti da cui deriva la sua indipendenza. Però ci troviamo di fronte a questo rischio.

D. Torniamo al tema delle criptomonete che sono peraltro molto diffuse in Italia e tra l'altro anche tra i giovani. Indubbiamente i bitcoin vengono venduti in tabaccheria e quindi c'è un accesso molto semplificato a questo strumento di investimento ad alto. Le criptomonete e le stablecoin possono rappresentare anche una minaccia per il sistema bancario tradizionale? Possono creare un deflusso di risorse dai depositi, dagli investimenti bancari, agli investimenti nel proprio wallet.

R. Già nel mio ultimo discorso in borsa ho messo in luce come la moneta legale delle banche centrali deve continuare a garantirci la stabilità monetaria. Dall'altro lato, siccome la moneta oggi non è solo la moneta delle banche centrali ma anche quella delle banche, i depositi bancari sono la vera moneta che oggi circola da questo punto di vista e quella moneta bancaria va riesaminata se essi diventano investimenti finanziari liberando le banche.

D. Presidente, c’è un rischio per le banche o no?

R. Se lanci le stablecoin e su di esse entrano tutte le banche globali è chiaro che i risparmi delle banche vengono prosciugati per andare in una nuova moneta stabile che l'autorità ha legittimato. Questo è il vero rischio. A questo punto il mio suggerimento alle banche è di entrare nel novero delle istituzioni finanziarie, liberarsi dal vincolo che hanno della stabilità monetaria che tocca i depositi. E quindi come il mio maestro Minsky aveva detto, sono servi di due padroni, la stabilità monetaria e l’attività di finanziamento degli investimenti, l'attività creditizia. Devono però anche pensare al loro futuro. Negare oggi la possibilità che l'Europa entri nelle stablecoin significa mettersi già in una posizione, lei ha usato il termine di guerra valutaria, alla quale non siamo ancora preparati. Per fare la guerra valutaria le specializzazioni devono cambiare e quindi le autorità monetarie devono avere compiti rigidi e precisi nel campo della stabilità e della protezione del risparmio.

D. Lei più volte ha invocato una nuova Bretton Woods che è appunto l'accordo storico che mise fine nei primi anni 70 alla convertibilità del dollaro in oro. Una nuova Bretton Woods per mettersi tutti intorno a un tavolo e stabilire le regole legate alle crypto. Pensa che è arrivato davvero il momento che si farà?

R. Beh, il momento è anche già passato. Prima ho detto che per quanto riguarda le guerre materiali, fisiche, missilistiche o forme di questa natura prima o dopo si trova la pace. Ho più dubbi in questa fase storica che si possa giungere a una nuova Conferenza Monetaria Internazionale e tutta la mia analisi che ho sviluppato rispondendo ai suoi quesiti è legata al fatto che non essendoci una nuova Bretton Woods allora dobbiamo prepararci a una nuova situazione. Per il resto io sogno una nuova conferenza internazionale e mi auguro che alla fine, passato questo momento di incomprensione che è ai limiti della follia, ci sia un tentativo di chiarire i termini della discussione e sia possibile in futuro ripristinare anche per la moneta e per la finanza le stesse possibilità di pace nella guerra valutaria che oggi appare inevitabile.

D. A che punto è l'Unione Bancaria e quella dei Capitali? Il contesto appena descritto sembra piuttosto complicato per raggiungere questi obiettivi.

R. Se non affrontiamo prima il problema delle cryptocurrency sarà difficile creare un unico mercato sia delle banche che della finanza e quindi anche delle borse. Tutto ciò serve per evitare che la situazione possa sfuggire di mano. Quindi l'Unione Bancaria è assolutamente una via da percorrere e credo che sia la strada più rapida per arrivare ad un nuovo accordo storico, ma senza affrontare le cryptocurrency, diventa una necessità che non risolve il problema.

D. Abbiamo iniziato questa chiacchierata con lo stato dei mercati finanziari, la voglio concludere con una domanda: come sta il risparmio in Italia?

R. Come le ho detto prima è un momento di stabilità. È un momento in cui la gente ha riacquisito fiducia, ha la sensazione che i governanti dominino la situazione. E quindi il fare le paci nelle guerre guerreggiate probabilmente porta anche una distensione in linea di massima. Certo, i risparmi delle famiglie nel complesso nel mondo sono a rischio, quindi dipendono molto dalle buone scelte di politica economica che sono insieme monetarie e fiscali. Quindi abbiamo bisogno di istituzioni nuove, che è quello che io ho ipotizzato, per rendere ancora più serena l'attività di chi ha messo da parte dei soldi, certo non coloro che hanno fatto miliardi con i bitcoin e cose del genere. Questi non hanno assolutamente problemi, ma il piccolo risparmio italiano, questo che consente alle famiglie di sopravvivere alle difficoltà, quello richiede un po' più di protezioni e quindi bisogna mettere, come io ho indicato, le mani in quelle che io chiamo l'architettura istituzionale monetaria e finanziaria, con la Bce che controlla la stabilità monetaria e la finanza in generale con le banche dentro che si dà carico di tutelare il risparmio e incanalarlo verso gli investimenti. Buone leggi sono indispensabili.

D. È vero che sono sempre di più i miliardari che derivano la loro fortuna non dal lavoro né da aver creato un'industria, creato valore, ma semplicemente dalle criptomonete?

R. Sì. Sulla mia scrivania ho una pubblicazione della The Crypto Wealth Report, un rapporto sulla ricchezza delle cripto e racconta come complessivamente con le cryptocurrency si siano creati 36 miliardari, di cui 17 col bitcoin. Poi ci sono i centi-millionaires, che sono 450, e i milionari semplici, che hanno oltre 100 milioni di ricchezza personale. Sommando tutto insieme noi praticamente abbiamo 600 milionari e multimilionari di cryptocurrency e questi 600 stanno dando il tono al comportamento della politica monetaria e finanziaria. È un problema serio.

D. Seicento persone che creano al mondo un problema serio?

R. Sì. Noi contro i monarchi e contro i dittatori abbiamo già combattuto ma questi nuovi milionari hanno conquistato l’arma monetaria, mentre il piccolo risparmiatore si illude di essere protetto da questo settore del mercato. Bisogna ritornare a una maggiore ortodossia della moneta, dando un po' più di sicurezza al risparmio, agli investimenti e quindi al credito.

D. La moneta buona deve scacciare ancora la moneta cattiva.

R. Ma sì, forse ancora di più i personaggi. L'intelligenza artificiale dipende dall'uso che ne fa l'uomo, non dalla dall’AI in se stessa. (riproduzione riservata)