Le 50 azioni che sfidano i dazi di Trump e puntano a crescere fino al 30%
Le 50 azioni che sfidano i dazi di Trump e puntano a crescere fino al 30%
Le borse sembrano ormai immunizzate alle continue minacce di Trump sui dazi. La compiacenza è rischiosa (bolla pronta a scoppiare a Wall Street?). I titoli per blindare il portafoglio che hanno utili e dividendi in crescita con un potenziale rialzo fino al 30%

di Francesca Gerosa 18/07/2025 20:00

Ftse Mib
40.311,99 6.55.22

+0,46%

Dax 30
24.289,51 23.50.27

-0,33%

Dow Jones
44.342,19 7.17.59

-0,32%

Nasdaq
20.895,66 23.50.27

+0,05%

Euro/Dollaro
1,1627 23.00.32

-0,22%

Spread
88,27 17.29.46

-0,22

I mercati azionari si sono mitridatizzati. Non sembrano più disposti a credere alle sparate di Donald Trump e alle lettere intimidatorie spedite ai partner. L’ultima all’Ue con la minaccia dazi al 30% dal 1° agosto. C’è margine per trattare, come ha ammesso lo stesso tycoon venerdì 18 luglio, mentre il portavoce della Commissione Europea, Olof Gill, ha spiegato che «siamo all'ultimo miglio, che è sempre il più impegnativo, e solo sforzi concertati e autentici da entrambe le parti potranno portarci al traguardo».

Trattative Usa-Ue all’ultimo miglio

Archiviato l'obiettivo di zero dazi, perché il presidente statunitense vuole comunque incassare soldi attraverso le tariffe, la speranza dell’Ue è quella di ridurre le tasse, scendendo verso il 10% o il 15%. Un livello che Trump sarebbe pronto a imporre a oltre 150 Paesi più piccoli. Sui mercati, tuttavia, è cambiato qualcosa dal Liberation Day. «Le dichiarazioni del presidente statunitense seguite da aggiustamenti, proroghe e ripensamenti hanno cambiato la percezione da parte dei mercati che sembrano scontarne più l’impulsività che la possibile applicazione», sottolinea Carlo Benetti, Market Specialist di Gam. Ma avverte: la compiacenza è rischiosa. «È possibile che anche questa volta le tariffe siano scritte sulla sabbia, ma è altrettanto possibile che Trump voglia fare sul serio».

Troppa fiducia

Con Wall Street a nuovi massimi storici (S&P500 a 6.304,68 punti il 17 luglio; +0,60% nell’ultima settimana), la compiacenza diventa un atteggiamento pericoloso: «se nelle prossime settimane non ci fossero passi avanti e i dazi venissero davvero applicati ai valori annunciati, i mercati», avvisa Benetti, «sconterebbero tutto in una volta quello che non stanno scontando oggi».

In un momento in cui, tra l’altro, le valutazioni elevate del listino americano (i multipli p/e 2025 sono tornati a 23,7 volte, sopra la media storica del periodo 2013-2024) rendono necessarie conferme sul fronte degli utili (le stime del consenso FactSet indicano una crescita degli utili per azione del 9,3% nel 2025 e del 13,7% nel 2026, dopo il +10,8% nel 2024) per evitare prese di profitto. Per ora la stagione degli utili del secondo trimestre ha visto le 36 società dell'S&P 500 che hanno già comunicato i risultati superare le aspettative di Wall Street, in più dell'80% dei casi, secondo i dati di Lseg ibes. E anche se l’indice della paura, il Vix, è tornato in prossimità dei minimi, il periodo estivo, con volumi di scambio più sottili, può innescare un aumento della volatilità con possibili ritracciamenti dei mercati.

L’ombra di una bolla

C’è chi teme un’altra bolla alimentata dalla liquidità. «I mercati azionari statunitensi hanno prodotto rendimenti fenomenali negli ultimi 15 anni e oltre.

Dal marzo 2009 l’S&P 500 ha registrato un rendimento di quasi +1.200% e il Nasdaq 100 si avvicina al +2.500%. Il settore tecnologico Usa e le Magnifiche 7 (Nvidia è la prima azienda al mondo a superare i 4.000 miliardi di dollari di valore, ndr) sono state al centro di quest’era di eccezionalismo azionario americano», osserva Jonathan Stubbs, strategist di Berenberg. «Le azioni Usa hanno registrato un forte rally dopo la correzione legata alla guerra commerciale tra marzo e aprile. Questo ha riportato i mercati azionari a stelle e strisce in territorio di bolla».

Chi macina utili

Gli investitori dovrebbero posizionarsi di conseguenza, incluso l’uso di strategie di copertura appropriate. «Molto probabilmente, ci aspetta ancora una strada accidentata. Ma ci sono alcune azioni statunitensi (si veda la tabella sotto, ndr) che offrono una forte crescita degli utili per azione nel medio termine e multipli p/e bassi», quindi sono ancora convenienti, afferma Stubbs, citando, tra i titoli con un potenziale margine di apprezzamento di oltre il 20% il colosso farmaceutico Eli Lilly in attesa di capire se Trump applicherà tariffe del 200% sui prodotti farmaceutici importati.

Ma anche alcune aziende tecnologiche che non appartengono al club d'élite delle sette star del Nasdaq come il produttore di memorie dram, Micron Technology, e quelli di software Workday e Autodesk. Mentre tra le banche l’esperto punta su Wells Fargo che ha chiuso il secondo trimestre del 2025 con un utile netto in crescita a 5,49 miliardi di dollari e tra le società di pagamenti digitali su Paypal, destinata a riportare risultati nel secondo trimestre superiori alle attese grazie alla resilienza della spesa dei consumatori e a un cambio valutario più favorevole del previsto.

Più sobrietà in Ue

Dall’altra parte dell’Oceano, il fatto che il mercato europeo confermi una certa resilienza alle minacce di Trump e continui a interpretare i vari annunci sui dazi come leva negoziale ha contribuito a migliorare il clima di fiducia, attenuando il rischio di ulteriori revisioni al ribasso sugli utili attesi (+5,9% nel 2025 e +11,9% nel 2026, dopo una contrazione del 2,1% nel 2024).

A beneficiarne sono stati, in particolare, i comparti ciclici più esposti al commercio globale, come tecnologia, industriali e materie prime. Ma i fondamentali dell’Euro Stoxx 600 (+0,26% nell’ultima settimana; massimo storico a 565,18 il 3 marzo del 2025) confermano valutazioni meno attraenti rispetto ai mesi scorsi con i multipli p/e tornati in linea con la media storica a 15,1 volte.

Alla luce di ciò Mislav Matejka, strategist di JP Morgan, mantiene una posizione neutrale sulle azioni europee, preferendo tatticamente i mercati emergenti (P/e di 12 volte), di recente promossi a overweight in quanto possono beneficiare dei negoziati commerciali più avanzati tra Cina e Stati Uniti, di valute più forti e del possibile allentamento monetario da parte della Fed.

Industriali in rimonta

Tuttavia, in Europa, insieme al classico «buy the rumor, sell the news» per quanto riguarda gli stimoli tedeschi, ci sono segnali positivi che stanno emergendo e che potrebbero portare a una nuova fase di miglioramento del trading durante l’estate. «Crediamo che, avvicinandoci al 2026, l’impatto dello stimolo tedesco sarà più significativo.

Anche gli utili dell’area euro stanno diventando più incoraggianti e i dividendi piuttosto attraenti», prevede Matejka, consigliando (si veda la tabella sotto) di sovrappesare in portafoglio soprattutto le azioni delle società minerarie, come Rio Tinto, che hanno registrato una sottoperformance rilevante da gennaio 2023, ma ora possono rimbalzare grazie all’outlook in miglioramento della Cina, al dollaro più debole e alle scorte modeste di metalli.

A queste l’esperto di JP Morgan aggiunge le azioni della difesa, ad esempio Rheinmetall e Leonardo, in quanto la spesa per il riarmo continuerà ad aumentare dopo anni di sotto investimenti, qualche finanziario (molti hanno già corso parecchio) come Prudential, Natwest Group e Intesa Sanpaolo e i titoli delle aziende che producono prodotti chimici, tipo Air Liquide ed Evonik Industries, perché i prezzi più bassi del gas e la fine del destoccaggio potrebbero portare a una ripresa dei margini/volumi. Per altro Air Liquide e Rio Tito offrono un rendimento del dividendo allettante, al 12,2% e al 3,3%, rispettivamente.

Il paracadute dei dividendi

Proprio la politica dei dividendi rimane un aspetto distintivo per l’azionario italiano che in termini di dividend yield vanta un primato assoluto: 4,9% sul 2024 e 5,2% sul 2025 (indice Ftse Mib sopra 40.000; +0,47% nell’ultima settimana). Un’efficace copertura contro un’eventuale ulteriore giravolta di Trump con i dazi. L’incremento del dividendo rappresenta un’interessante opportunità di investimento, soprattutto in un’ottica di bassi tassi d’interesse. Tra le azioni a più alto rendimento emergono le banche, seguite dalle utility, assicurazioni e risparmio gestito.

Lunedì 21 luglio cinque società quotate su Borsa Italiana distribuiranno la cedola, tra queste c’è Enel, che pagherà il saldo (0,255 euro per azione, rendimento del 3,23%) della cedola relativa all'esercizio 2024, dopo l’acconto staccato a gennaio. Anche per questo Banca Akros ha confermato Enel tra le sue best picks del Ftse Mib, lista in cui ha incluso Campari al posto di Diasorin e Iren al posto di Acea, oltre a Brunello Cucinelli, Saipem e Tim in vista della nuova tornata di risultati trimestrali che potrebbe far emergere l’effetto negativo della svalutazione del dollaro verso l’euro che penalizza gli utili degli esportatori domestici. (riproduzione riservata)