Si concretizza l’ipotesi di una tassa a sconto sull’oro da investimento detenuto dagli italiani come emendamento alla manovra 2026 attualmente all’esame del Senato. Lo riferiscono a MF-Milano Finanza fonti parlamentari, dopo che l’ipotesi è stata rivelata da questo giornale. L’intenzione, su cui spingono Lega e Forza Italia, è far emergere e tassare in misura ridotta rispetto ad ora le plusvalenze derivanti dagli investimenti nel metallo prezioso.
L’intervento - che replicherebbe quanto fatto dalla Legge di Bilancio 2025 con le criptoattività - potrebbe fruttare fino a 2 miliardi di euro e sostituire così l’imposta sui dividendi che tante polemiche ha scatenato nel mondo produttivo. Il possibile incasso sarebbe peraltro il doppio rispetto al miliardo necessario a cancellare la norma sulle cedole per le quote societarie sotto il 10%, che farebbe aumentare la pressione fiscale sui dividendi dall’1,2% al 24%, con il rischio di fuga all’estero delle imprese.
Attualmente l’assenza di documenti di acquisto comporta, in sede di cessione, l’applicazione di un’aliquota del 26% sull’intero valore dell’oro ceduto, anziché sulla sola plusvalenza, e ciò anche in assenza di intento speculativo. Stando invece alla proposta in via di perfezionamento e che MF ha anticipato, ci sarebbe un taglio della tassazione al 12,5% per chi decida - entro il 30 giugno 2026 - di iniziare la procedura di rivalutazione dei lingotti, monete e placchette d’oro. In caso di adesione del 10% dei proprietari di oro da investimento (che vale 133-166 miliardi) nelle casse pubbliche entrerebbero tra 1,67 e 2,08 miliardi. (riproduzione riservata).