La forza della Piazza (Affari). Perché Meloni dovrebbe fare come Trump: sostenere la borsa e non tassarla
La forza della Piazza (Affari). Perché Meloni dovrebbe fare come Trump: sostenere la borsa e non tassarla
La borsa di Milano ha fatto meglio di Wall Street. Ma mentre in Usa Trump taglia le imposte, in Italia il governo tassa il listino. Eppure con i conti in ordine e l’economia salda una borsa solida sarebbe un volano formidabile

di Roberto Sommella  26/12/2025 19:20

Ftse Mib
44.606,58 23.50.42

+0,03%

Dax 30
24.340,06 23.50.42

+0,23%

Dow Jones
48.710,97 0.28.52

-0,04%

Nasdaq
23.593,10 23.50.42

-0,09%

Euro/Dollaro
1,1775 23.00.38

-0,05%

Spread
69,29 17.30.06

+2,77

C’è silenzio nei corridoi del floor di Wall Street e non perché sono giorni vicini alle feste. La dematerializzazione delle contrattazioni ha spento le grida anche nel sacrario della finanza mondiale: si guarda un monitor, si digita un ordine, si sigla un contratto, senza clamore.

Questo non vuol dire che non ci sia ottimismo, perché si attende con fiducia il 2026, quando si materializzeranno le annunciate riduzioni fiscali sotto forma di un assegno per milioni di americani, il famoso tax refund annunciato dal presidente Donald Trump.

L'ottimismo di Wall Street e le previsioni per il 2026

Uno dei decani dei broker del Nyse è ottimista: l’anno si chiude con degli ottimi e per certi versi inaspettati risultati del Pil Usa, cresciuto del 4,3%: «Andrà bene anche il prossimo anno», profetizza parlando col cronista. Nessuna paura che si sgonfi la bolla Ai, fiducia in Trump, di cui una sfilza di cappelli Maga rossi decora il suo corner nella sala contrattazioni. «Quando è venuto il presidente c’è stato un entusiasmo incredibile», racconta un altro broker, dimostrando che almeno Wall Street crede ancora nell’inquilino della Casa Bianca.

Piazza Affari: record e impatto delle politiche governative

Se si sposta la visuale dall’altra parte dell’oceano, c’è da chiedersi cosa pensino gli operatori di borsa italiani. Piazza Affari in un anno ha messo a segno un rialzo del 30%, superiore a quello del Dow Jones e del Nasdaq (+13% e +21% nello stesso periodo) fatte le dovute differenze per il cambio e per i dividendi che le nostre società tendono a pagare, aumentando il total return, mentre le grandi aziende digitali, motore di Wall Street, reinvestono di nuovo in ricerca e sviluppo.

Nonostante questo record, che ha spinto il listino milanese ai massimi e tra i migliori nel mondo negli ultimi quattro anni, la borsa è uscita ammaccata dalla manovra del governo di Giorgia Meloni. Raddoppio della Tobin Tax, tassa su banche e assicurazioni (che sono parte cruciale del listino), imposta sui dividendi, salvo quelli dei grandi gruppi, varo del fondo per le Pmi. Molte batoste e un solo provvedimento a favore della finanza costruttiva. Le riduzioni fiscali ci saranno, ma sono solo per la riforma dell’Irpef che diviene a tre aliquote.

L’Italia tra finanza pubblica e economia reale

Una borsa così in salute, ponte fondamentale tra l’oggi e il domani, avrebbe meritato più attenzione dall’esecutivo, o meglio un’attenzione non interessata ad incassare risorse. E il motivo è semplice: considerati gli ottimi risultati della finanza pubblica e i buoni esiti dell’economia reale, una borsa col turbo e connessa al risparmio nazionale potrebbe mettere le ali al paese. Paese che ha comunque retto la crisi di incertezza legata ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e alla guerra commerciale americana.

In dodici mesi lo spread, il differenziale di interesse tra Btp e Bund, complice anche l’indebolimento di quest’ultimo, si è ridotto di ben il 40% (passando da 114 di dicembre 2024 a 69 nella settimana di Natale), un evento che è stato premiato con ripetuti rialzi del rating italiano da parte di tutte le agenzie.

Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha faticato non poco a tenere la barra dritta sulla legge di Bilancio in Parlamento, sta preparando un dossier su quanto l’Italia nei prossimi anni potrà godere di questa riduzione storica del suo rischio di credito. Significherà minori tassi di interesse per famiglie e imprese, ma certo bisognerà aspettare. Invece la politica di oggi vuole tutto e subito.

Le sfide economiche italiane: Pil, occupazione e inflazione

Il Pil, sostenuto in territorio positivo sostanzialmente dal Pnrr, nell’anno che si chiude è passato da un +0,5% ad un +0,6%, nulla di eclatante pur nella media europea, ma lontano anni luce da quello americano. Bene l’export, che ancora non ha ancora subito l’impatto dei dazi di Trump (in dodici mesi il dato destagionalizzato è risultato sostanzialmente stabile), bene l’occupazione, che ha tenuto (+0,47% in dodici mesi), la produttività continua ad essere negativa anche a causa della crisi dello storico partner tedesco, mentre l’inflazione si è ridotta passando da +1,3% a +1,1%.

Su questo ultimo dato positivo va aggiunto che il nodo vero non è più quello del paniere ufficiale dell’Istat quanto il prezzo dei generi alimentari, che hanno registrato, come provato dalla Bce, aumenti a doppia cifra negli ultimi anni. Una scossa tellurica sul potere d’acquisto di milioni di italiani, ancora in corso.

Proposte per un grande piano di risparmio nazionale

Che quadro si può trarre da questi numeri con diverse luci e qualche ombra preoccupante, come il debito pubblico saldamente sopra i 3.000 miliardi di euro e la difficoltà dei giovani a trovare un lavoro? Che l’Italia potrebbe fare molto meglio.

I conti dello stato sono sotto controllo, il Paese presto uscirà dalla procedura d’infrazione europea (che significa però fine delle deroghe al deficit), l’economia reale pare aver retto allo shock bellico, la finanza in borsa è andata molto meglio di tutto il resto grazie anche al risiko bancario e al settore della difesa.

Quelli elencati e l’apprezzamento dell’Italia sui mercati internazionali sono tutti motivi solidi per pensare finalmente ad un grande piano per il risparmio, incisivo, con forti incentivi fiscali, di lunga durata, che spinga il privato dove non arriva lo Stato. La campana può suonare anche qui e non solo a Wall Street. (riproduzione riservata)