Dura poco l’entusiasmo i conti brillanti di Nvidia. Il titolo del colosso dei chip società guidato da Jensen Huang gira in negativa e chiude in calo del 3% trascinando al ribasso Wall Street: Dow Jones -0,8%, S&P500 -1,5%, Nasdaq -2,1%.
Molti investitori continuano a temere che le valutazioni altissime delle società di AI e i loro piani di spesa aggressivi possano essere segni di una bolla. Inoltre un rapporto sull'occupazione ha alimentato i timori che la Federal Reserve non taglierà i tassi a dicembre. I dati di settembre hanno infatti mostrato che gli Stati Uniti hanno aggiunto 119.000 posti di lavoro, superando le previsioni di consenso di 50.000 posti. Tuttavia, il tasso di disoccupazione è salito inaspettatamente al 4,4%.
Alle 20, Wall Street prosegue in rosso: S&P 500, Nasdaq e Dow Jones cedono rispettivamente l’1,2%, l’1,6% e lo 0,8%. I listini hanno invertito la rotta nel pomeriggio, cancellando il balzo del mattino seguito alla pubblicazione dei solidi conti di Nvidia.
Nonostante i risultati, molti investitori restano inquieti per le valutazioni elevate delle società legate all’AI e per i loro piani di spesa aggressivi, ritenuti da alcuni segnali di una possibile bolla. I timori sul settore si sono intensificati negli ultimi giorni, con vendite diffuse nell’hi-tech. Il Nasdaq guida i ribassi dopo essere arrivato a guadagnare oltre il 2%. Nvidia, che in avvio correva forte, è passata in negativo perdendo più del 2%. Al momento perde l’1%.
Sul mercato obbligazionario, i rendimenti sono in calo: il Treasury a 10 anni scende verso il 4,1%. Tra le criptovalute, Bitcoin scivola di oltre il 3% e torna sotto quota 90.000 dollari.
A pesare sul sentiment anche un rapporto sul mercato del lavoro misto, che alimenta i dubbi su un taglio dei tassi a dicembre: a settembre gli Stati Uniti hanno creato 119.000 posti di lavoro, sopra le attese (50.000), ma il tasso di disoccupazione è salito a sorpresa al 4,4%. Al momento della stesura, le probabilità di un taglio secondo i dati del Cme Group si attestano al 39,6%, contro il 32% di ieri.
L’indice tecnologico per definizione è zavorrato dalle prese di profitto su Nvidia e su altri titoli tecnologici mega-capitalizzati. Le azioni della società guidata da Jensen Huang sono in calo dell’1% a 184,5 dollari, dopo che all’apertura avevano guadagnato più del 4% a 196,4 dollari. S&P500 e Nasdaq segnano -0,3 e -0,2%.
Le prese di profitto su Nvidia contagiano altri titoli dei “Magnifici 7”: Meta cede lo 0,3%, Microsoft l’1%, Amazon arretra dello 0,8%. Restano in positivo Broadcom (+1,5%), Alphabet (+1%), Tesla (+1,5%) e Apple (+0,5%). Il Vix azzera le perdite e segna un rialzo dello 0,4% a 23,75 punti.
Tuttavia, riducono i guadagni dell’apertura: S&P500, Nasdaq e Dow Jones guadagnano rispettivamente l’1,4%, l’1,1% e lo 0,9%. A pesare le prese di profitto su Nvidia. Le azioni della società guidata da Huang, dopo dei risultati trimestrali eccellenti, erano arrivate a guadagnare oltre il 4% a 196,4 dollari. Raggiunto quel massimo, che corrispondeva a un livello di resistenza su cui erano presenti parecchi ordini di vendita, il titolo ha perso più del 2,5%. Al momento Nvidia segna un +1,6% a 189,8 dollari.
Sul fronte societario, Walmart ha annunciato che trasferirà la propria quotazione dal New York Stock Exchange al Nasdaq, con il debutto previsto per il 9 dicembre mantenendo il simbolo Wmt. Secondo il gruppo, la scelta «riflette l’approccio people-led e tech-powered» alla strategia di lungo periodo.
Il Nyse è stato la casa del colosso di Bentonville (Arkansas) dal 1972.
Il passaggio consentirebbe a Walmart di entrare nel Nasdaq-100, l’indice che raccoglie le 100 maggiori aziende non finanziarie quotate sul listino tecnologico. Con una capitalizzazione superiore a 808 miliardi di dollari, Walmart si collocherebbe attorno al decimo posto dell’indice. Un’eventuale inclusione potrebbe inoltre stimolare acquisti da parte dei fondi che replicano il Nasdaq-100. Walmart fa parte del Dow Jones Industrial Average dal 1997. Il titolo è balzato di oltre 6% nella seduta odierna, dopo la pubblicazione di risultati trimestrali solidi e il miglioramento della guidance annuale: si tratta della miglior giornata da più di sette mesi. Il titolo scambiava a 106,80 dollari e, se il rialzo fosse confermato in chiusura, segnerebbe il maggiore incremento percentuale dal 9 aprile, quando Walmart guadagnò il 9,55% in seguito all’annuncio di Donald Trump di una pausa di 90 giorni sui dazi. Walmart è stato il miglior titolo del Dow Jones e tra i migliori dell’S&P 500.
Intanto, Ge Appliances, controllata dalla cinese Haier Smart Home, ha assegnato 150 milioni di dollari di contratti a 22 fornitori statunitensi in vista del trasferimento negli Usa di alcune linee produttive attualmente in Cina. L’investimento rientra in un piano quinquennale da 3 miliardi di dollari per modernizzare gli impianti americani e attenuare l’impatto dei nuovi dazi.
Sul fronte macroeconomico,Il report sull’occupazione di settembre rilasciato oggi difficilmente risolverà il dibattito interno alla Federal Reserve sul prossimo taglio dei tassi. Il presidente Jerome Powell aveva guidato il primo taglio a settembre, spinto dal timore che la debolezza del mercato del lavoro potesse peggiorare nei mesi successivi. Un secondo taglio a ottobre ha incontrato più resistenze, anche a causa del blackout statistico del governo che ha reso più difficile valutare il quadro economico.
Il rapporto di settembre aggiunge complessità: da un lato, le assunzioni sono rimbalzate con un aumento dei payrolls superiore alle attese, elemento che rafforza la posizione dei “falchi”, più concentrati sui rischi inflazionistici. Dall’altro lato, il tasso di disoccupazione è salito al 4,4%, il livello più alto degli ultimi quattro anni. Molti funzionari della Fed lo considerano l’indicatore più affidabile dell’equilibrio tra domanda e offerta di lavoro, soprattutto alla luce dei cambiamenti demografici legati all’immigrazione.
Inoltre, i dati di luglio e agosto sono stati rivisti al ribasso: ad agosto l’economia ha perso 4.000 posti di lavoro e luglio è stato ritoccato leggermente al ribasso. In totale, l’occupazione nei due mesi è risultata inferiore di 33.000 unità rispetto alle stime iniziali. Il quadro complessivo mostra un mercato del lavoro rallentato: una media di appena 18.000 posti mensili tra giugno e agosto e 47.000 fino a settembre. Le revisioni negative sono spesso citate dalle “colombe” come un segnale che la solidità apparente del mercato del lavoro potrebbe essere sovrastimata.
Il recente aumento della disoccupazione e la sequenza di revisioni negative potrebbero quindi spingere i membri più dovish a ignorare il buon dato dei payrolls.
L’economista Justin Wolfers (Università del Michigan) ha definito il report «un sollievo», ma ha sottolineato che l’aumento della disoccupazione è «un chiaro segnale di un’economia in difficoltà». Heather Long (Navy Federal) ha parlato di «quadro misto», ricordando che il tasso di disoccupazione è ai massimi da quattro anni. Jason Furman (Harvard) ha affermato che non appoggerebbe un taglio dei tassi a dicembre, citando fattori come forte crescita economica, inflazione ancora elevata e prezzi degli asset molto alti.
Gli indici sono sostenuti dagli eccellenti risultati trimestrali di Nvidia diffusi ieri sera a mercati chiusi. S&P 500, Nasdaq e Dow Jones avanzano rispettivamente dell’1,6%, del 2,1% e dell’1,4%.
Gli investitori, reduci da settimane di nervosismo per le ingenti spese sull’intelligenza artificiale delle big tech - che avevano innescato vendite diffuse - trovano conforto nei numeri del colosso dei chip. Nvidia ha infatti registrato vendite trimestrali record per 57 miliardi di dollari, facendo balzare il titolo del 3,7% in avvio di seduta. Bene anche altri titoli dei semiconduttori, come Broadcom (+3,8%) e Advanced Micro Devices (+3,6%), insieme alle megacap tecnologiche quali Amazon (+2,3%) e Alphabet (+4,1%). In Asia spiccano Samsung Electronics e Taiwan Semiconductor Manufacturing, fornitore di Nvidia.
Crolla la volatilità: il Vix arretra del 16,6% e scende sotto quota 20 punti, livello che segna il confine fra mercato stabile e turbolento. Sul fronte valutario, il dollaro avanza dello 0,1% a 100,2, proseguendo una fase di rafforzamento iniziata a metà settembre. Una dinamica che merita attenzione: il biglietto verde è tradizionalmente considerato un bene rifugio e il suo apprezzamento può segnalare una rotazione fuori dall’azionario. Al tempo stesso, secondo il Washington Service, gli insider delle società quotate statunitensi stanno acquistando titoli delle aziende per cui lavorano al ritmo più rapido da maggio 2025.
Sul fronte macroeconomico, la crescita dell’occupazione Usa ha superato le attese a settembre, secondo un rapporto del Dipartimento del Lavoro pubblicato con quasi sette settimane di ritardo per via dello shutdown. Le buste paga sono aumentate di 119.000 unità, il dato più forte da aprile, ben oltre le 50.000 previste dal consensus del Wall Street Journal. Tuttavia, il Dipartimento ha rivisto al ribasso i numeri dei mesi precedenti: ad agosto ora risulta una perdita di 4.000 posti, mentre luglio è stato ritoccato a +72.000, rendendo l’occupazione complessiva dei due mesi inferiore di 33.000 unità rispetto alle prime stime. Il tasso di disoccupazione è salito leggermente al 4,4%, con quasi mezzo milione di persone entrate nella forza lavoro, a fronte di attese ferme al 4,3%. Nonostante la scarsità di dati nelle ultime settimane, le stime per il terzo trimestre indicano una crescita robusta: il modello GdpNow della Fed di Atlanta prevede un +4,2% annualizzato tra luglio e settembre.
Le probabilità di un taglio dei tassi a dicembre scendono al 41,6%, dal 58,4% di ieri, secondo il Cme FedWatch Tool. La revisione delle aspettative si riflette sulla curva dei rendimenti: il Treasury decennale arretra di 1,5 punti base al 4,128%, mentre il biennale cala di 2,5 punti base al 3,573%. Sul fronte delle materie prime, i metalli preziosi restano stabili: oro fermo a 4.077 dollari l’oncia, argento in lieve calo dello 0,6% a 51,06 dollari. Il petrolio Wti guadagna invce lo 0,8% e si porta a 59,73 dollari al barile.
Ecco cinque titoli da monitorare nel corso della seduta.
Il produttore di chip ha registrato vendite record e fornito una guidance robusta, contribuendo a smorzare i timori di una bolla legata all’intelligenza artificiale. In avvio di seduta il titolo, insieme ad altre azioni dei semiconduttori e dell’ecosistema AI, è partito in forte rialzo (+3,7%).
Il dipartimento del Commercio Usa ha approvato un accordo che consentirà alle aziende statunitensi di vendere chip avanzati in Medio Oriente. Amd ha in essere un’intesa da miliardi di dollari con una joint venture AI sostenuta dall’Arabia Saudita. Il titolo guadagna il 3,8% nei primi minuti di contrattazione.
L’intesa saudita è un segnale positivo anche per società come Amazon e Microsoft, che attendono da mesi l’approvazione delle licenze di esportazione. Amazon avanza di oltre l’1,7% all’apertura dei mercati.
Il maggiore retailer e datore di lavoro privato degli Stati Uniti ha pubblicato risultati trimestrali solidi e alzato la guidance annuale. A seguito dei conti il titolo apre a +5,5%.
Il retailer specializzato in prodotti per la cura personale e per la casa ha riportato un calo delle vendite e dell’utile trimestrale, rivedendo al ribasso la guidance annuale. Il titolo cede circa il 23% in avvio di seduta.(riproduzione riservata)