Il Parlamento Ue sta preparando una risoluzione sul rapporto Draghi che chiede un avanzamento dei lavori sul debito comune e un report della Commissione Ue su safe asset europei. La bozza preparata da Aurore Lalucq, presidente della commissione economica del Parlamento Ue, precisa che «l’urgenza delle misure sulla difesa e sulla decarbonizzazione implica la necessità di un sostanziale sostegno pubblico per mobilitare gli investimenti privati».
Inoltre il testo ricorda gli investimenti necessari secondo il rapporto Draghi (almeno 800 miliardi all’anno) e sottolinea che i bond comuni europei sarebbero usati come «parametro forte che faciliterebbe in modo rilevante la Capital Markets Union», un elemento più volte evidenziato dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta.
Perciò la bozza parlamentare, per la quale sono stati consultati anche Mario Draghi ed Enrico Letta, raccomanda alla Commissione Ue di «valutare le caratteristiche dei safe asset emessi a livello Ue e di pubblicare una relazione per indirizzare la futura progettazione di un safe asset Ue». Il documento ricorda che titoli comuni europei sono già emessi dalla Bei e dal Mes e che il NextGenEu è il «maggiore pacchetto di stimolo mai finanziato dall’Ue», anche se dopo la scadenza del programma nel 2026 ci sono «timori per una caduta degli investimenti pubblici».
La bozza spinge così per aumentare il finanziamento per la difesa oltre il piano ReArm e chiede alla Commissione e agli Stati di definire anche «uno strumento dedicato all’interno del Mes».
Alla Bei invece viene suggerito di adeguare le politiche sui prestiti in modo da fornire «maggiore sostegno a investimenti a più alto rischio, soprattutto in società innovative e progetti che promuovono la transizione climatica». Inoltre la risoluzione chiede alla Commissione Ue di «stabilire una economic intelligence unit per identificare le esigenze industriali europee, le carenze e le opportunità di mercato» e di «fornire raccomandazioni, anche in materia di finanziamenti, per affrontare queste sfide da una prospettiva europea».
Il documento identifica «due minacce esistenziali» per l’Europa, ovvero «il ritorno della guerra» e «il declino industriale ed economico». Perciò «l’Unione europea deve ora esplorare i modi per recuperare il margine di manovra di bilancio e mobilitare il capitale privato per investire non solo a livello nazionale ma anche, e forse soprattutto, a livello europeo».
In ogni caso, «la sola mobilitazione di finanziamenti privati non sarà sufficiente per affrontare tutte le sfide che l’Ue deve superare. Occorrerà anche un livello significativo di investimenti pubblici, in particolare in settori ad alto rischio come la difesa e la decarbonizzazione».
Il rapporto chiede inoltre di «accelerare l’agenda della Capital Markets Union, concentrandosi sul miglioramento dell’accesso al venture capital e al finanziamento azionario, in particolare per le imprese innovative» e insiste sulla «necessità di compiere progressi verso una maggiore armonizzazione della supervisione e di attribuire all’Esma poteri di vigilanza diretta sulle infrastrutture di mercato paneuropee».
Il rapporto evidenzia anche «la necessità di incanalare i risparmi delle famiglie in investimenti produttivi» e suggerisce «la creazione di un conto di risparmio per gli investimenti Ue o di un’etichetta per prodotti di investimento semplici adatti agli investitori retail».
La bozza di risoluzione dovrà essere votata dalla commissione economica del Parlamento Ue e poi dall’assemblea plenaria. I progressi sul debito comune sono comunque legati al via libera dei governi, in particolare di quello tedesco. La Germania ha appena varato un maxi-piano su difesa e infrastrutture a livello nazionale e spinge per allentare i vincoli Ue sulla spesa militare, ma è contraria all’emissione di safe asset europei.
«Il ricorso al debito comune è l’unica strada», ha sottolineato Draghi il 18 marzo in audizione al Senato. «Gli angusti spazi di bilancio non permetteranno ad alcuni Paesi significative espansioni del deficit, né sono pensabili contrazioni nella spesa sociale e sanitaria». (riproduzione riservata)